di Nicola Ricchitelli. Già, aldilà delle tre parole “Sole, cuore e amore”, canzone resa celebre dalla cantautrice romana nell’oramai lontano 2001. Tre anni, due album - Ricordatevi dei fiori(2001) e Osservi l’aria(2004) – sei singoli – Tre parole, Tutto fa l’amore, Tutte le mattine, Pensavo a te, Luna di lana e Ti dirò – e quindi sette anni di silenzio. Chi è oggi Valeria Rossi? (qui in una foto di Michelle Louise Peck) Prima di tutto mamma e quindi autrice, suoi tra l’altro alcuni brani della cantante tarantina Mietta, nonché “Dove non ci sono ore”, brano portato in gara dalla giovanissima Jessica Brando nell’edizione 2010 del Festival di Sanremo sezione Nuova Generazione. In principio doveva essere uno spot per snack, scartato alle selezioni del Festival di Sanremo, fino allo straripante successo del 2001. Una chiacchierata che ripercorre l’exploit dovuto a quelle “tre parole”, e che attraversa fino ad arrivare alla vita di oggi di mamma e autrice.
D:Un saluto a Valeria Rossi da parte di Giornale di Puglia, Valeria in tre anni due album – Ricordatevi dei fiori(2001) e Osservi l’aria(2004) – e ben sei singoli – Tre parole, Tutto fa l’amore, Tutte le mattine, Pensavo a te, Luna di lana e Ti dirò – poi sette anni, diciamo di silenzio... quale futuro per Valeria Rossi?
R:«Sul futuro, in quanto tale, fare previsioni non è dato a noi terrestri dagli orizzonti circoscritti, io ti posso parlare del mio presente. Ora la mia produzione è concentrata sulla scrittura di canzoni per artisti, l'Italia è piena di bravissimi interpreti che cercano di costruirsi un repertorio cucito su loro e di molti talent shows che ugualmente hanno bisogno di contenuti».
D: Valeria, prima gli anni del successo, poi quelli del silenzio: come era cambiata la tua vita a cavallo tra il 2001 – 2004? Come è cambiata la tua vita dopo?
R:«Un successo così grande in effetti può portare una sorta di squilibrio tra le proporzioni per cui è molto importante ricordarsi sempre che non è la normalità ma che piuttosto rappresenta un episodio a cui poi ne succedono altri di altra natura ma di incommensurabile valore, tipo diventare genitore, e quindi continuare a fare la propria vita dando sempre il meglio aldilà di questo tipo di risultati che non dipendono completamente da te. Passata l'indigestione torna la volontà di fare le cose a propria misura».
D: Valeria, tre autori - Liliana Richter, Francesco Cabras e Valeria Rossi – per “Tre parole” come si scrive un tormentone?
R:«Il risultato dipende sia dalla bravura che dalla ispirazione del momento ma su entrambe ci si può lavorare. Sono sempre stata un'autrice di canzoni, negli ultimi anni infatti ho affinato anche un'attività d'insegnamento e perfezionamento di scrittura melodie, testi e musiche per canzoni "di successo", faccio seminari di specializzazione e insieme ad uno staff che fa capo a Pietro Foresti, produttore, facciamo talent scouting per nuovi artisti da immettere nel mondo della musica, non solo confinato all'Italia ma tenendo conto delle opportunità che tutto il mondo offre per artisti di valore. Per ogni domanda questi sono i nostri indirizzi: valeria@valeriarossi.it pietroforesti@yahoo.it».
D: In principio pensato per uno spot di patatine, poi scartato alle selezioni di Sanremo giovani nel 2001, “Tre parole” quanto ha fatto la tua fortuna e quanto ha fatto la sfortuna di chi non ci ha creduto e di chi non ci ha visto giusto?
R:«Dipende anche dalle contingenze del momento! Non credo che sia un pezzo a poter determinare la sorte di qualcuno ma sia un insieme di cose e poi chi dice che un avvenimento del genere non riveli delle controindicazioni insopportabili?».
D: Valeria, si può fare musica che sia allo stesso modo “commerciale” e di qualità? E in quale stato versa attualmente la musica italiana?
R:«I parametri della discografia italiana cambiano parecchio anche nel breve periodo ed in genere hanno come unico principio guida "il mercato dal loro punto di vista" che è sempre ed unicamente solo il profitto. Altro discorso vale per "la musica" che invece in genere muove altre leve e quindi può seguire strade diverse ed anche inventarne di nuove e che rende il panorama imprevedibile ed interessante nonostante l'intasamento dei condotti di distribuzione da parte dei prodotti lavorati dai talent show della produzione televisiva».
D: Sei nata a Tripoli e in una recente intervista hai raccontato le vicissitudini legate al periodo in cui eri in Libia con la tua famiglia per mano di Gheddafi. Come stai vivendo la fine della sua dittatura?
R:«Come ogni dittatura, la dittatura di Gheddafi era figlia di un idealismo ottuso e senza scrupoli che si traduce sempre in una serie di nefandezze per chiunque per cui era inevitabile che finisse ma devo dire che questo regime ha portato con sè talmente tanto dolore che l'amarezza accumulata non mi consente di essere allegra nemmeno ora che è sul finire e comunque la situazione è troppo complessa per poterla sintetizzare in poche righe».
D: Valeria, quale il pezzo del ricco repertorio della musica italiana che avresti voluto scrivere?
R:«Il repertorio italiano è pieno di gemme che mi letiziano, spero di non aver finito di dare il mio contributo a questo patrimonio immenso. Tra i miei pezzi preferiti "O pisci spada" di Domenico Modugno, è una canzone che mi commuove fino alle lacrime».
D: Giunti al termine di questa intervista, ringraziandoti per la disponibilità avuta nei nostri confronti, quale un giorno il rimorso che non vorresti mai avere?
R:«L'unico rimorso che non vorrei avere potrebbe essere quello di aver fatto, come genitore che accudisce, accompagna ed educa, anche involontariamente, dei danni a mio figlio. Ma su questo sono ottimista perché per me è una priorità e agisco di conseguenza».
D:Un saluto a Valeria Rossi da parte di Giornale di Puglia, Valeria in tre anni due album – Ricordatevi dei fiori(2001) e Osservi l’aria(2004) – e ben sei singoli – Tre parole, Tutto fa l’amore, Tutte le mattine, Pensavo a te, Luna di lana e Ti dirò – poi sette anni, diciamo di silenzio... quale futuro per Valeria Rossi?
R:«Sul futuro, in quanto tale, fare previsioni non è dato a noi terrestri dagli orizzonti circoscritti, io ti posso parlare del mio presente. Ora la mia produzione è concentrata sulla scrittura di canzoni per artisti, l'Italia è piena di bravissimi interpreti che cercano di costruirsi un repertorio cucito su loro e di molti talent shows che ugualmente hanno bisogno di contenuti».
D: Valeria, prima gli anni del successo, poi quelli del silenzio: come era cambiata la tua vita a cavallo tra il 2001 – 2004? Come è cambiata la tua vita dopo?
R:«Un successo così grande in effetti può portare una sorta di squilibrio tra le proporzioni per cui è molto importante ricordarsi sempre che non è la normalità ma che piuttosto rappresenta un episodio a cui poi ne succedono altri di altra natura ma di incommensurabile valore, tipo diventare genitore, e quindi continuare a fare la propria vita dando sempre il meglio aldilà di questo tipo di risultati che non dipendono completamente da te. Passata l'indigestione torna la volontà di fare le cose a propria misura».
D: Valeria, tre autori - Liliana Richter, Francesco Cabras e Valeria Rossi – per “Tre parole” come si scrive un tormentone?
R:«Il risultato dipende sia dalla bravura che dalla ispirazione del momento ma su entrambe ci si può lavorare. Sono sempre stata un'autrice di canzoni, negli ultimi anni infatti ho affinato anche un'attività d'insegnamento e perfezionamento di scrittura melodie, testi e musiche per canzoni "di successo", faccio seminari di specializzazione e insieme ad uno staff che fa capo a Pietro Foresti, produttore, facciamo talent scouting per nuovi artisti da immettere nel mondo della musica, non solo confinato all'Italia ma tenendo conto delle opportunità che tutto il mondo offre per artisti di valore. Per ogni domanda questi sono i nostri indirizzi: valeria@valeriarossi.it pietroforesti@yahoo.it».
D: In principio pensato per uno spot di patatine, poi scartato alle selezioni di Sanremo giovani nel 2001, “Tre parole” quanto ha fatto la tua fortuna e quanto ha fatto la sfortuna di chi non ci ha creduto e di chi non ci ha visto giusto?
R:«Dipende anche dalle contingenze del momento! Non credo che sia un pezzo a poter determinare la sorte di qualcuno ma sia un insieme di cose e poi chi dice che un avvenimento del genere non riveli delle controindicazioni insopportabili?».
D: Valeria, si può fare musica che sia allo stesso modo “commerciale” e di qualità? E in quale stato versa attualmente la musica italiana?
R:«I parametri della discografia italiana cambiano parecchio anche nel breve periodo ed in genere hanno come unico principio guida "il mercato dal loro punto di vista" che è sempre ed unicamente solo il profitto. Altro discorso vale per "la musica" che invece in genere muove altre leve e quindi può seguire strade diverse ed anche inventarne di nuove e che rende il panorama imprevedibile ed interessante nonostante l'intasamento dei condotti di distribuzione da parte dei prodotti lavorati dai talent show della produzione televisiva».
D: Sei nata a Tripoli e in una recente intervista hai raccontato le vicissitudini legate al periodo in cui eri in Libia con la tua famiglia per mano di Gheddafi. Come stai vivendo la fine della sua dittatura?
R:«Come ogni dittatura, la dittatura di Gheddafi era figlia di un idealismo ottuso e senza scrupoli che si traduce sempre in una serie di nefandezze per chiunque per cui era inevitabile che finisse ma devo dire che questo regime ha portato con sè talmente tanto dolore che l'amarezza accumulata non mi consente di essere allegra nemmeno ora che è sul finire e comunque la situazione è troppo complessa per poterla sintetizzare in poche righe».
D: Valeria, quale il pezzo del ricco repertorio della musica italiana che avresti voluto scrivere?
R:«Il repertorio italiano è pieno di gemme che mi letiziano, spero di non aver finito di dare il mio contributo a questo patrimonio immenso. Tra i miei pezzi preferiti "O pisci spada" di Domenico Modugno, è una canzone che mi commuove fino alle lacrime».
D: Giunti al termine di questa intervista, ringraziandoti per la disponibilità avuta nei nostri confronti, quale un giorno il rimorso che non vorresti mai avere?
R:«L'unico rimorso che non vorrei avere potrebbe essere quello di aver fatto, come genitore che accudisce, accompagna ed educa, anche involontariamente, dei danni a mio figlio. Ma su questo sono ottimista perché per me è una priorità e agisco di conseguenza».