BARI. "Il fascismo fu nemico del Mezzogiorno, il fascismo pugliese fu feroce e troppo spesso, anche nel dopoguerra, non fu convocato a rendere conto seriamente dei propri delitti". Lo ha detto il presidente della regione Puglia Nichi Vendola parlando a Conversano al 90° anniversario dell'assassinio di Giuseppe Di Vagno, incontro a cui partecipa il capo dello Stato Giorgio Napolitano.
"Di Vagno venne ucciso in un agguato lungamente premeditato -ha aggiunto Vendola- e quel delitto serviva a colpire, insieme, chi denunciava il pericolo del fascismo ma anche chi sapeva leggere nello squadrismo una sorta di presidio militare a difesa dei proprietari terrieri e del latifondo. La liberta' camminava sulle gambe della riforma dei rapporti di produzione nelle campagne, e si intrecciava in un nodo inestricabile con le ansie e le domande di emancipazione sociale, era il grido di ribellione contro la servitu' della gleba la cui condizione miserabile era stata testimoniata da quell'altro pugliese straordinario, che di Di Vagno fu compagno e fratello e cioe' Giuseppe Di Vittorio".
"Di Vagno venne ucciso in un agguato lungamente premeditato -ha aggiunto Vendola- e quel delitto serviva a colpire, insieme, chi denunciava il pericolo del fascismo ma anche chi sapeva leggere nello squadrismo una sorta di presidio militare a difesa dei proprietari terrieri e del latifondo. La liberta' camminava sulle gambe della riforma dei rapporti di produzione nelle campagne, e si intrecciava in un nodo inestricabile con le ansie e le domande di emancipazione sociale, era il grido di ribellione contro la servitu' della gleba la cui condizione miserabile era stata testimoniata da quell'altro pugliese straordinario, che di Di Vagno fu compagno e fratello e cioe' Giuseppe Di Vittorio".