GROSSETO. Quando sali' al bordo del suo taxi, la mattina dopo il disastro della Concordia, l'unica cosa che il comandante Schettino chiese al conducente fu dove poteva comprare un paio di calzini. A raccontarlo e' lo stesso tassista che quella mattina, come tanti altri cittadini del Giglio, si trovava sul molo per soccorrere i naufraghi della nave.
''La notte del disastro - dice il tassista - non c'era nessun taxi in servizio. Io fui chiamato la mattina verso le 11 e mezza dalla Capitaneria di Porto. Mi dissero che dovevo portare il comandante fino all'hotel''. Un trasporto inutile, visto che la distanza e' poco piu' di 500 metri ma necessario per evitare l'assedio dei cronisti all'ufficiale.
Nel breve tragitto Schettino non ha praticamente aperto bocca ''era come un cane bastonato - ricorda ancora il tassista - aveva freddo ed era impaurito, mi chiese solo dove poter comprare un paio di calzini''.
''La notte del disastro - dice il tassista - non c'era nessun taxi in servizio. Io fui chiamato la mattina verso le 11 e mezza dalla Capitaneria di Porto. Mi dissero che dovevo portare il comandante fino all'hotel''. Un trasporto inutile, visto che la distanza e' poco piu' di 500 metri ma necessario per evitare l'assedio dei cronisti all'ufficiale.
Nel breve tragitto Schettino non ha praticamente aperto bocca ''era come un cane bastonato - ricorda ancora il tassista - aveva freddo ed era impaurito, mi chiese solo dove poter comprare un paio di calzini''.