BARI. ''Il colpo messo a segno oggi e' per alcuni versi il piu' importante''. E cioe' ''aver individuato una rete di persone che erano al servizio, a vario titolo, del clan egemone''. Lo afferma il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, Antonio Laudati, a proposito dei 18 fermi di indiziato di delitto effettuati oggi nel Gargano dalle Squadre Mobili delle Questure di Foggia e Bari e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.
L'operazione, denominata Rinascimento, ha colpito in particolare, la rete dei fiancheggiatori e dei favoreggiatori dei boss ed e' giunta ''dopo la cattura dei pericolosi boss latitanti, dopo il sequestro del loro ingente patrimonio che ha dimostrato l'immensa ricchezza a disposizione del clan Li Bergolis, dopo aver dimostrato che la mafia del Gargano ha stretto un sodalizio con la mafia della citta' di Foggia, quella dei Francavilla-Sinisi, dopo aver dimostrato che queste sono in grado di fare affari con le mafie confinanti come la camorra dei Casalesi''.
Il procuratore Laudati ha sottolineato come ''i vertici dell'organizzazione tendono ad 'affiliare' piu' che a minacciare: anche il commerciante o l'imprenditore vittima dell'estorsione deve sentirsi parte della 'famiglia', utile alla causa'' e cioe' ''proteggere la latitanza del boss. Un fenomeno, quella della mafia del Gargano - ha evidenziato - per molto tempo sottovalutato, ma oggi che la Squadra Stato si e' rimpossessata del territorio, ha ridato fiducia alla tanta gente onesta che ha scelto ora di stare, appunto, dalla parte dello Stato".
"Decidendo di non piegarsi piu' alla logica mafiosa - ha aggiunto il procuratore - L'operazione di oggi, poi, e' nuova nel suo genere perche' per la prima volta viene applicato il nuovo Codice Antimafia, che consente di operare contro la mafia con tempi e modalita' piu' rapide e decentrate''. I fermi di oggi sono stati disposti dalla Dda di Bari e la loro convalida sara' effettuata dal gip di Foggia.
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