di Alessandro Nardelli. Sono circa le 9:00 quando la notizia choc monta sul web: “Scoppia bomba davanti alla scuola Morvillo-Falcone, 2 ragazze in fin di vita e 4 feriti”. Dentro di me, considerazione che avrà fatto di sicuro ogni brindisino, penso: ci risiamo, si ritorna agli anni di piombo; poi ci rifletto meglio e bofonchio: caspita oggi ci sarebbe dovuta essere a Brindisi la “Carovana della Legalità ”... che coincidenza queste bombe!
E penso ancora: ci risiamo, appena c’è una persona per bene che vuole cominciare a disinnescare i corti circuiti che ci sono nei gangli vitali di Brindisi stranamente ricompaiono le bombe in città . Sarà un caso? Sarà che Brindisi dev’essere per antonomasia una città che per vivere tranquilla deve restare nel suo torpore? Tanti 'sarà ', poche risposte, intanto una povera ragazza ci lascia la pelle in un attentato vigliacco, proprio come tutti quelli di stampo mafioso, perché anche se di un atto compiuto da un singolo si dovesse trattare, sempre di mala si tratta.
Ovviamente, come in ogni morte, non possono mancare i giornalisti sciacalli che devono obbligatoriamente mangiare sul cadavere della vittima, pubblicando in presa diretta la foto della stessa, pur se essa ha solo 16 anni, solo per far vedere a tutto il mondo che sono arrivati prima di tutti gli altri e che quindi sono sempre operativi, superbravi e migliori degli altri.
Anche questo contribuisce a comporre il mosaico di una tragedia a tinte fosche che sembra riportarci agli anni plumbei del ’68-’78, mentre invece ci deve far pensare che stiamo progredendo invece di regredire, e lo continueremo a fare tutti; molti pagando sulla loro pelle con minacce, attentati incendiari, bombe, teste di capretti… e non parlo solo di Brindisi città , ma di una situazione generalizzata che invece di buttarci nello sconforto, presi dal torpore di facili ricordi di un passato che molti di noi hanno solo studiato sui libri di storia, deve darci la forza di reagire e di dire parafrasando le parole di Peppino Impastato “La mafia è una montagna di m.”. (Foto: ANSA)
E penso ancora: ci risiamo, appena c’è una persona per bene che vuole cominciare a disinnescare i corti circuiti che ci sono nei gangli vitali di Brindisi stranamente ricompaiono le bombe in città . Sarà un caso? Sarà che Brindisi dev’essere per antonomasia una città che per vivere tranquilla deve restare nel suo torpore? Tanti 'sarà ', poche risposte, intanto una povera ragazza ci lascia la pelle in un attentato vigliacco, proprio come tutti quelli di stampo mafioso, perché anche se di un atto compiuto da un singolo si dovesse trattare, sempre di mala si tratta.
Ovviamente, come in ogni morte, non possono mancare i giornalisti sciacalli che devono obbligatoriamente mangiare sul cadavere della vittima, pubblicando in presa diretta la foto della stessa, pur se essa ha solo 16 anni, solo per far vedere a tutto il mondo che sono arrivati prima di tutti gli altri e che quindi sono sempre operativi, superbravi e migliori degli altri.
Anche questo contribuisce a comporre il mosaico di una tragedia a tinte fosche che sembra riportarci agli anni plumbei del ’68-’78, mentre invece ci deve far pensare che stiamo progredendo invece di regredire, e lo continueremo a fare tutti; molti pagando sulla loro pelle con minacce, attentati incendiari, bombe, teste di capretti… e non parlo solo di Brindisi città , ma di una situazione generalizzata che invece di buttarci nello sconforto, presi dal torpore di facili ricordi di un passato che molti di noi hanno solo studiato sui libri di storia, deve darci la forza di reagire e di dire parafrasando le parole di Peppino Impastato “La mafia è una montagna di m.”. (Foto: ANSA)
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