di Dario Durante. La diffusione delle motivazioni del Tribunale del Riesame scatena nuovamente un fuoco di polemiche a mezzo stampa tra l'Ilva e gli ambientalisti tarantini.
Per il presidente Bruno Ferrante, infatti, il pronunciamento di oggi «chiarisce il senso del dispositivo individuando un percorso ragionevole e di buon senso attribuendo importanza al coinvolgimento dell'azienda accanto ai custodi e definendo precise responsabilità ».
L'ex prefetto di Milano è convinto, dunque, che «tale percorso ci permette di non chiudere gli impianti e ci convince, una volta di più, della necessità di accelerare i processi di innovazione tecnologica e riduzione delle emissioni inquinanti».
«Ãˆ uno spettacolo penoso ed anche molto sgradevole vedere snaturare ed alterare i testi della magistratura» attaccano Fabio Matecchiera (Fondo Antidiossina Taranto onlus) e Alessandro Marescotti (Peacelink) secondo cui dalle motivazioni della magistratura emerge chiarissimo lo stop della produzione perché «Ã¨ un pericolo per la salute. E, tuttavia, da parte di Vendola e di Clini, vi era un susseguirsi di dichiarazioni forse fatte appositamente per confondere le acque. Adesso – continuano i due ambientalisti – i lavoratori capiranno che il lassismo del mondo politico, soprattutto quello compiacente, ha generato questo stabilimento abnorme che fuma e inquina davanti alle nostre case in modo intollerabile per la salute». La fabbrica dei veleni, per tanto tempo nascosta, è ora lì, e va fermata.
Ma il dibattito si sposta anche sulla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), i cui lavori sono partiti questa mattina al Ministero dell'Ambiente. La dirigenza dell'Ilva, infatti, appare fiduciosa perché si è messa in campo «la massima collaborazione con tutte le autorità , governo e istituzioni locali comprese, per il raggiungimento di un obiettivo, quello della salvaguardia della salute, dell'ambiente, del lavoro e dell'impresa che è patrimonio di tutta la collettività ».
Ma per Marescotti e Matacchiera l'Aia «andrà rilasciata a impianti fermi e adottando solo le migliori tecnologie, sempre per chi nutra ancora la speranza, per noi a questo punto vana, considerando che un impianto di siffatte dimensioni e vicinanza alla città , possa essere mai ecocompatibile».
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