Ilva: a Taranto +15% tumori

ROMA. E' maggiore del 15% l'incidenza dei tumori nell'area del sito dell'Ilva di Taranto, con un picco del 30% in più per quelli al polmone: i dati saranno presentati al ministero della Salute a metà settembre prossimo.

Il ministro, Renato Balduzzi, riceverà nei prossimi giorni nuovi dati sul rischio dal Centro per il controllo delle malattie (Ccm).

Lo studio, tra l'altro, riscontra un aumento del 10% nella mortalità per le malattie dell'apparato respiratorio.

Dallo studio emerge anche un tasso di mortalita' per malattie respiratorie del 10 per cento superiore alla media, mentre si registra un eccesso del 15% per gli uomini e 40% per le donne di mortalita' per malattie dell'apparato digerente. Infine, 15% in piu' di mortalita' legata a malformazioni congenite.

Allarme anche per gli animali: "Risultati di campagne di monitoraggio, effettuate dalla ASL di Taranto dal marzo 2008 a oggi - si legge nel rapporto - hanno segnalato che in alcune aziende zootecniche presenti sul territorio del Comune e della Provincia di Taranto e' presente una importante contaminazione della catena trofica da composti organoalogenati.

In particolare, fino a ottobre 2008, su un totale di 41 aziende localizzate entro 10 km dal polo industriale sono stati raccolti 125 campioni di matrici alimentari. In 32 campioni (26%) raccolti complessivamente in 8 aziende (20%) la concentrazione di diossine (PCDD e PCDF) e di PCB-ds ha superato i limiti in vigore".
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I risultati delle analisi di SENTIERI sul periodo 1995-2002, conclude il rapporto, "mostrano un quadro della mortalita' per la popolazione residente nel sito diTaranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre. Questo quadro e' in linea con quanto emerso nei precedenti studi descrittivi sullamortalita' condotti nell'area, ma anche con dati di incidenza e morbosita'.

Il sostanziale corpo di evidenza relativo alla dimostrazione di un ambiente sfavorevole e' dovuto alla generale convergenza dei dati di monitoraggio ambientale e biologico, dei dati relativi al tipo e all'entita' delle emissioni industriali e, parallelamente, alla disponibilita' di risultati di studi epidemiologici di tipo analitico, descrittivo geografico, e di indagini epidemiologiche multicentriche e di valutazione di impatto sanitario. Gli incrementi di rischio osservati sono riferibili a esposizioni professionali a sostanze chimiche utilizzate e/o emesse nei processi produttivi presenti nell'area.

Il fatto che gli stessi inquinanti siano riscontrati anche nell'ambiente di vita, a concentrazioni spesso rilevanti, depone anche a favore di una componente ambientale non trascurabile. Questo ultimo dato sembra essere avvalorato dalla distribuzione degli eccessi di rischio in entrambi i generi e anche tra i sottogruppi di popolazione in eta' pre-lavorativa (nelle classi inferiori a un anno e a 14 anni).

Inoltre, per alcune cause di morte si osservano incrementi di rischio, evidenziati anche in alcuni precedenti studi effettuati nell'area, solo tra le donne, come per esempio per i tumori del sistema nervoso centrale, per i linfomi non-Hodgkin, per il tumore del pancreas, della mammella, dell'utero, del fegato, delle demenze nel complesso e in particolare delmorbo di Parkinson.

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