TARANTO. "Le vicende dell'Ilva di Taranto che continuano a preoccupare l'opinione pubblica, non solo locale, pongono al sistema agenziale un interrogativo cogente: perche' in Italia c'e' bisogno dell'intervento duro della magistratura penale per riequilibrare una governance ambientale condizionata dalle lobby industriali e dai correlati interessi politico-economici?". Lo scrive, in un lungo documento pubblicato come editoriale dalla rivista di Arpa Umbria, il direttore dell'Agenzia Regionale Protezione Ambiente della Puglia Giorgio Assennato.
"La prova dell'efficacia delle disposizioni giudiziarie - aggiunge - sono evidenti nella recente esperienza tarantina: immediato riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, apertura di tavoli tecnici istituzionali, presenza in loco di autorevoli ministri nella settimana di Ferragosto".
"La spiegazione fornita dai media all'opinione pubblica nazionale - continua - e' stata identificata nell'assenza dei controlli ambientali, finalmente compensata dalle perizie disposte dalla magistratura: una secca delegittimazione del ruolo e delle attivita' del sistema agenziale".
Assennato cita come esempio un editoriale apparso qualche settimana fa su un quotidiano nazionale dal titolo 'Metti a Taranto Erin Brockovic' in cui si denunciava che 'l'intervento della legge mette a nudo uno stato di incuria colpevole che dura da anni' e si chiede, quasi retoricamente, a cosa serva "il sistema agenziale di protezione ambientale, costituito dalle Arpa/Appa e dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra ndr)? Se il sistema non e' in grado di esercitare i controlli ambientali necessari per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini, perche' tenerlo in vita, con costi elevatissimi per i contribuenti, circa un miliardo di euro l'anno?", insiste.
Ma poi aggiunge: "Ma e' proprio vero che, per esempio nel caso di Taranto, gli unici efficaci controlli ambientali sono stati eseguiti per conto della magistratura? La risposta a questa domanda sta nella vastissima serie di dati su tutte le matrici ambientali acquisiti dai periti nelle loro valutazioni" che smentirebbero questo teorema.
"La prova dell'efficacia delle disposizioni giudiziarie - aggiunge - sono evidenti nella recente esperienza tarantina: immediato riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, apertura di tavoli tecnici istituzionali, presenza in loco di autorevoli ministri nella settimana di Ferragosto".
"La spiegazione fornita dai media all'opinione pubblica nazionale - continua - e' stata identificata nell'assenza dei controlli ambientali, finalmente compensata dalle perizie disposte dalla magistratura: una secca delegittimazione del ruolo e delle attivita' del sistema agenziale".
Assennato cita come esempio un editoriale apparso qualche settimana fa su un quotidiano nazionale dal titolo 'Metti a Taranto Erin Brockovic' in cui si denunciava che 'l'intervento della legge mette a nudo uno stato di incuria colpevole che dura da anni' e si chiede, quasi retoricamente, a cosa serva "il sistema agenziale di protezione ambientale, costituito dalle Arpa/Appa e dall'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra ndr)? Se il sistema non e' in grado di esercitare i controlli ambientali necessari per tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini, perche' tenerlo in vita, con costi elevatissimi per i contribuenti, circa un miliardo di euro l'anno?", insiste.
Ma poi aggiunge: "Ma e' proprio vero che, per esempio nel caso di Taranto, gli unici efficaci controlli ambientali sono stati eseguiti per conto della magistratura? La risposta a questa domanda sta nella vastissima serie di dati su tutte le matrici ambientali acquisiti dai periti nelle loro valutazioni" che smentirebbero questo teorema.