Decreto Ilva: Vendola, profondamente insoddisfatto, si sottovaluta bisogno salute tarantini
BARI. “Ricaviamo quello che parrebbe essere il testo del Decreto legge sull’ILVA da anticipazioni di stampa e sono, purtroppo, confermate le preoccupazioni che avevamo espresso al Tavolo Istituzionale del 29 novembre. Il Governo interviene sul ‘giudicato penale cautelare’ e pretende di cancellare - senza dirlo espressamente - i provvedimenti giudiziari della magistratura tarantina”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola sul Decreto Ilva approvato nella serata di ieri dal Consiglio dei Ministri.
“La situazione di Taranto è grave e drammatica – ha aggiunto Vendola - ma il rischio è che essa si aggravi ancor di più per effetto di questo intervento legislativo che incide grandemente sull’equilibrio dei poteri e sulle regole del processo in corso. L’immediato futuro ci dirà della solidità costituzionale del provvedimento varato ieri dal Consiglio dei Ministri, sulla quale molti avanzano serie perplessità”.
Ma per Vendola “purtroppo c’è di più” - “Secondo l’articolato del Decreto trapelato sulla stampa – ha spiegato il Presidente - pare che il Governo non abbia ritenuto di accogliere la forte richiesta della Regione Puglia di aumentare i presidi di prevenzione sanitaria a Taranto. In questi mesi, abbiamo assistito ad un inconsueto andirivieni di Ministri a Taranto, alcuni dei quali hanno manifestato in incontri pubblici le loro preoccupazioni in ordine alla salute dei tarantini. Ragioni di equilibrio politico e di rispetto nei confronti della comunità tarantina e pugliese – ha detto Vendola - avrebbero dovuto imporre al Governo di prevedere, nel Decreto Legge in cui si autorizza la produzione dell’acciaio, il rafforzamento immediato della sanità territoriale, riconoscendo a Taranto una specifica deroga ai vincoli del piano di rientro sanitario, dal quale peraltro la Regione Puglia sta uscendo in questi giorni. Nonostante le accorate insistenze condivise dalle Istituzioni locali e da parte dei Parlamentari pugliesi, nulla è accaduto”.
Secondo Vendola “il Decreto rischia di apparire uno schiaffo al ‘bisogno di salute’ di una città. Quel‘bisogno’ - sembra dire il Decreto - può attendere. Prevale l’interesse nazionale alla produzione. Francamente, non si può davvero capire come possano mantenersi in equilibrio industria e salute, se si autorizza la prima e non si presidia la seconda. Anche perché l’incidente probatorio ha rivelato un quadro preoccupante degli effetti di alcuni inquinanti”.
Vendola ha ricordato anche come “la Regione Puglia sia intervenuta solitariamente più e più volte dal 2006 in poi per porre il problema dell’inquinamento delle grandi fabbriche collocate a Taranto, ingaggiando in più di una occasione durissime prove di forza con i Governi nazionali, anche perché si evitasse di arrivare al dramma sotto gli occhi di tutti in questi giorni”.
“Oggi, la stessa Regione - ha concluso Vendola - non si può sottrarre a rappresentare pubblicamente ciò che appare una pericolosa sottovalutazione del bisogno di salute dei tarantini, in primo luogo proprio dei lavoratori dell’ILVA e cioé dei cittadini più esposti di tutti all’inquinamento. Confidiamo in un doveroso ripensamento da parte del Governo ed eventualmente in una opera di sostanziale correzione da parte del Parlamento”.
Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola sul Decreto Ilva approvato nella serata di ieri dal Consiglio dei Ministri.
“La situazione di Taranto è grave e drammatica – ha aggiunto Vendola - ma il rischio è che essa si aggravi ancor di più per effetto di questo intervento legislativo che incide grandemente sull’equilibrio dei poteri e sulle regole del processo in corso. L’immediato futuro ci dirà della solidità costituzionale del provvedimento varato ieri dal Consiglio dei Ministri, sulla quale molti avanzano serie perplessità”.
Ma per Vendola “purtroppo c’è di più” - “Secondo l’articolato del Decreto trapelato sulla stampa – ha spiegato il Presidente - pare che il Governo non abbia ritenuto di accogliere la forte richiesta della Regione Puglia di aumentare i presidi di prevenzione sanitaria a Taranto. In questi mesi, abbiamo assistito ad un inconsueto andirivieni di Ministri a Taranto, alcuni dei quali hanno manifestato in incontri pubblici le loro preoccupazioni in ordine alla salute dei tarantini. Ragioni di equilibrio politico e di rispetto nei confronti della comunità tarantina e pugliese – ha detto Vendola - avrebbero dovuto imporre al Governo di prevedere, nel Decreto Legge in cui si autorizza la produzione dell’acciaio, il rafforzamento immediato della sanità territoriale, riconoscendo a Taranto una specifica deroga ai vincoli del piano di rientro sanitario, dal quale peraltro la Regione Puglia sta uscendo in questi giorni. Nonostante le accorate insistenze condivise dalle Istituzioni locali e da parte dei Parlamentari pugliesi, nulla è accaduto”.
Secondo Vendola “il Decreto rischia di apparire uno schiaffo al ‘bisogno di salute’ di una città. Quel‘bisogno’ - sembra dire il Decreto - può attendere. Prevale l’interesse nazionale alla produzione. Francamente, non si può davvero capire come possano mantenersi in equilibrio industria e salute, se si autorizza la prima e non si presidia la seconda. Anche perché l’incidente probatorio ha rivelato un quadro preoccupante degli effetti di alcuni inquinanti”.
Vendola ha ricordato anche come “la Regione Puglia sia intervenuta solitariamente più e più volte dal 2006 in poi per porre il problema dell’inquinamento delle grandi fabbriche collocate a Taranto, ingaggiando in più di una occasione durissime prove di forza con i Governi nazionali, anche perché si evitasse di arrivare al dramma sotto gli occhi di tutti in questi giorni”.
“Oggi, la stessa Regione - ha concluso Vendola - non si può sottrarre a rappresentare pubblicamente ciò che appare una pericolosa sottovalutazione del bisogno di salute dei tarantini, in primo luogo proprio dei lavoratori dell’ILVA e cioé dei cittadini più esposti di tutti all’inquinamento. Confidiamo in un doveroso ripensamento da parte del Governo ed eventualmente in una opera di sostanziale correzione da parte del Parlamento”.