Ilva: "No a cig al buio"

TARANTO. "La Fim-Cisl e' contraria ad una eventuale cassa integrazione al buio. Vogliamo chiarezza sul futuro occupazionale di tutti i dipendenti dell'intero gruppo". Lo afferma in una nota il segretario territoriale di Taranto del sindacato, Mimmo Panarelli, all'indomani del vertice istituzionale tenutosi nella citta' ionica, alla presenza del ministro dell'Ambiente Corrado Clini. A margine della visita sono trapelate voci circa la possibilita' che alcune migliaia di operai dello stabilimento siderurgico Ilva possano essere posti in cassa integrazione guadagni straordinaria.

"Vogliamo che l'attenzione sul sito produttivo di Taranto rimanga alta - aggiunge - evitando ogni sottovalutazione sui rischi che, l'eventuale definitiva paralisi, potrebbe causare. Comprendiamo lo stato d'animo dei lavoratori dell'intero 'gruppo Riva'. La tensione - prosegue Panarelli - e' palpabile. Questi padri di famiglia, molti dei quali con un mutuo sulle spalle, insieme ai tanti giovani desiderosi di farsi una famiglia, non possono essere lasciati soli".

La Fim Cisl continua a sostenere "le ragioni legate al risanamento ambientale, a patto che a pagare il prezzo piu' alto non siano i lavoratori". Dal vertice di ieri, si legge nella nota della Fim Cisl, e' emerso "qualche segnale non certamente confortante sul futuro occupazionale. Se la situazione non dovesse sbloccarsi entro pochi giorni, l'azienda potrebbe mettere in cassa integrazione straordinaria tra i 6 mila e gli 8 mila dipendenti".

Per Panarelli "se l'obiettivo di un'eventuale cassa e' quella di tagliare i posti di lavoro, noi non ci stiamo. Dall'azienda ci aspettiamo che adegui gli impianti rispetto a quanto previsto dall'Aia senza dichiarare - evidenzia - alcun esubero strutturale. Chiedere una Cig per 6 mila o 8 mila unita' lavorative equivale a chiudere lo stabilimento".

La Fim Cisl attende, comunque, "ulteriori sviluppi dal mondo istituzionale, anche alla luce della proposta, lanciata dal ministro Clini, di rimettere in marcia gli impianti, per poi occuparsi in un secondo momento del materiale sequestrato". Panarelli conclude sottolineando che "se non si rimettono in marcia gli impianti c'e' il rischio che questo stabilimento rimanga fermo per sempre, sia per una questione impiantistica, sia a causa di un mercato che non permette soste".