BARI - Il Vice Presidente del Consiglio Nino Marmo (PDL) ha scritto al Presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna la seguente lettera:
“Caro Presidente,
in questi giorni è tornata alla ribalta, anche se in fondo non vi è mai stata tregua, la questione dell' ILVA di Taranto.
Si torna a discutere della questione ambientale e sanitaria tarantina a seguito dell'annuncio shock del gruppo siderurgico Riva, proprietario dell'ILVA, della "messa in libertà " di 1500 dipendenti, dopo la notizia di un ulteriore sequestro di beni e liquidità , da parte della Procura di Taranto, alla stessa azienda.
Ci si pone ancora, drammaticamente, la domanda se effettivamente si riuscirà a contemperare la richiesta di salute e la richiesta di lavoro, con l'aggravante che da talune parti si addita, la questione dell'ILVA di Taranto, come un problema locale che si ripercuote negativamente sui lavoratori di tutta Italia.
Noi tutti sappiamo che la questione dell'ILVA è una questione nazionale e di non facile soluzione, perché la chiusura dello stabilimento tarantino avrebbe come conseguenza la fine dell'industria dell'acciaio e del suo indotto in Italia, ma anche che il mantenimento dello stato attuale delle cose non potrà che aggravare il danno ambientale e lo stato di salute della popolazione di quell'area.
Inoltre, purtroppo, la nostra Regione non deve fare i conti solo con la crisi ambientale-occupazionale dell'ILVA, ma deve affrontare tante altre gravi situazioni come quella del Comparto TAC nella provincia di Lecce, quella del mobile imbottito dell'area Murgiana, quella della OM Carrelli dell'area barese, ed altre ancora che hanno pesanti ricadute sul versante dell'occupazione.
Per queste ragioni ti propongo di sottoporre ai capigruppo di valutare la programmazione di una serie di Consigli Regionali monotematici sulla questione occupazionale da tenersi, non tra le mura "protette" dell'Aula Consiliare, per l'approvazione di un effimero Ordine del Giorno, ma direttamente in fabbrica, tra i lavoratori e tra la popolazione dei territori colpiti dalla crisi, per testimoniare, se non altro, la nostra vicinanza nel trattare un argomento così prossimo ad un problema reale.
Coltivo la speranza che, considerata la straordinarietà della questione, colma di preoccupazioni per il futuro di tutti, vorrai sottoporre la proposta alla prossima Conferenza dei Presidenti, ribadendo la necessità di svolgere un dibattito schietto tra i lavoratori”.
“Caro Presidente,
in questi giorni è tornata alla ribalta, anche se in fondo non vi è mai stata tregua, la questione dell' ILVA di Taranto.
Si torna a discutere della questione ambientale e sanitaria tarantina a seguito dell'annuncio shock del gruppo siderurgico Riva, proprietario dell'ILVA, della "messa in libertà " di 1500 dipendenti, dopo la notizia di un ulteriore sequestro di beni e liquidità , da parte della Procura di Taranto, alla stessa azienda.
Ci si pone ancora, drammaticamente, la domanda se effettivamente si riuscirà a contemperare la richiesta di salute e la richiesta di lavoro, con l'aggravante che da talune parti si addita, la questione dell'ILVA di Taranto, come un problema locale che si ripercuote negativamente sui lavoratori di tutta Italia.
Noi tutti sappiamo che la questione dell'ILVA è una questione nazionale e di non facile soluzione, perché la chiusura dello stabilimento tarantino avrebbe come conseguenza la fine dell'industria dell'acciaio e del suo indotto in Italia, ma anche che il mantenimento dello stato attuale delle cose non potrà che aggravare il danno ambientale e lo stato di salute della popolazione di quell'area.
Inoltre, purtroppo, la nostra Regione non deve fare i conti solo con la crisi ambientale-occupazionale dell'ILVA, ma deve affrontare tante altre gravi situazioni come quella del Comparto TAC nella provincia di Lecce, quella del mobile imbottito dell'area Murgiana, quella della OM Carrelli dell'area barese, ed altre ancora che hanno pesanti ricadute sul versante dell'occupazione.
Per queste ragioni ti propongo di sottoporre ai capigruppo di valutare la programmazione di una serie di Consigli Regionali monotematici sulla questione occupazionale da tenersi, non tra le mura "protette" dell'Aula Consiliare, per l'approvazione di un effimero Ordine del Giorno, ma direttamente in fabbrica, tra i lavoratori e tra la popolazione dei territori colpiti dalla crisi, per testimoniare, se non altro, la nostra vicinanza nel trattare un argomento così prossimo ad un problema reale.
Coltivo la speranza che, considerata la straordinarietà della questione, colma di preoccupazioni per il futuro di tutti, vorrai sottoporre la proposta alla prossima Conferenza dei Presidenti, ribadendo la necessità di svolgere un dibattito schietto tra i lavoratori”.
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