Lampedusa: Introna chiede ai nostri parlamentari UE una seduta sull'immigrazione

BARI - “Centoundici sacche verdi e nere sul molo, centocinquantacinque superstiti, ma il bilancio della tragedia di Lampedusa non ha ancora consumato la conta dolorosa delle vittime. Le condizioni avverse del mare hanno fermato le ricerche, mentre i subacquei parlano di centinaia di corpi ancora sul fondo, intorno al relitto e nella stiva. ‘Oggi è un giorno di pianto’, ha appena detto papa Francesco, davanti all’ennesima tragedia dell’immigrazione, una delle più gravi di sempre nel Mediterraneo”, osserva il presidente del Consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna. Lunedì, la plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo si aprirà con un minuto di silenzio per le vittime del naufragio, “ma l’Europa non deve solo piangere, deve fare di più, deve sostenere l’Italia, frontiera del continente, con un impegno che non può  esaurirsi nella solidarietà, nella partecipazione, nella commozione, quando il peggio è accaduto.

Il presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz, ha dichiarato che il dramma dell’immigrazione è un problema europeo e che l'Italia non può essere lasciata sola ad affrontarlo. Da queste parole occorre passare ai fatti, ad un’assunzione comune di responsabilità”. Introna invita i parlamentari europei italiani a sollecitare una seduta dell’Assemblea dedicata all’emergenza migratoria, che è una realtà di tutti i giorni, per Lampedusa, per le coste siciliane e italiane.
“I nostri europarlamentari promuovano un momento importante di riflessione. Secondo le modalità previste dal regolamento, chiedano una riunione monotematica, che si faccia carico delle risposte ad una sfida epocale che l’Europa sta perdendo, senza nemmeno sostenerla, visto che si limita a guardare di sfuggita, da lontano, l’operato della nostra Marina, delle Forze dell’Ordine, delle istituzioni locali, dei volontari e del nostro generoso straordinario popolo italiano”.
Per il presidente del Consiglio regionale della Puglia, occorre una disciplina d’indirizzo UE, che indichi ai governi gli obiettivi di leggi statali che provvedano a disciplinare l’immigrazione, l’accoglienza e l’integrazione, in modo uniforme negli Stati membri.

“Non è più tempo di dispute tra respingimenti e ospitalità, tra solidarietà e filo spinato, quando intere generazioni di disperati non esitano a sfidare il mare pur di ‘fuggire dalla schiavitù e dalla fame cercando la libertà’, come ha detto il Santo Padre. Non basterebbero le cannoniere a fermarli. Servono leggi coerenti con una visione comune e se c’è da mostrare il pugno duro è contro gli scafisti e le organizzazioni criminali internazionali che lucrano sulla vita di chi non ha più niente. L’Europa tenga ben presente che la nostra è una soglia del continente, la meta di tanti viaggi della speranza non è solo l’Italia. Ogni Paese faccia la sua parte, quindi. Se ne discuta, a Strasburgo, a Bruxelles, dove si vuole, quello che conta sono scelte condivise e responsabili”.

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