di Vittorio Polito – Fra Ciro Capotosto, decimo Rettore della Basilica di San Nicola di Bari sarà insediato domenica 22 marzo durante la Concelebrazione Eucaristica presieduta da S. Ecc. Rev. ma Mons. Francesco Cacucci, Delegato Pontificio per la Basilica.
Ho conosciuto qualche anno fa presso casa Levante il cordiale e socievole nuovo priore, che ha il volto generoso e bonario che contraddistingue tutti coloro che sono nati dalla pancia della ‘montagna sacra’, ma conoscendoli ci si rende conto che quella apparente ‘ pasta di pane’ si avvale e si alimenta con sostanze genuine e di prima qualità… il cosiddetto ‘lievito madre’. Presso Levante devo ammettere di aver incontrato la metà dei priori succedutisi negli anni in Basilica. Francesco De Martino, l’unica voce di Levante disposta a rompere la consegna del silenzio, di recente durante un incontro culturale presso l’Università di Bari ha ricordato al riguardo un curioso episodio, non senza prima precisare che ha iniziato a conoscere ‘i baresi e i non baresi importanti’ solo frequentando la sede dell’editrice, nonostante avesse studiato a Bari.
Da don Mario, appellativo con cui era conosciuto il patriarca della famiglia Cavalli, anni fa, ha rimembrato il professore, trovò il giudice Mininni e, dal momento che aveva avuto l’impressione di averlo conosciuto in precedenza, esternò al magistrato questo suo presentimento. A questo punto il giudice tra il serio e il faceto gli fece notare che era prassi a Bari, quando si aveva difficoltà a ricordare il luogo in cui si era conosciuta una persona, dire semplicemente da: ‘don Mario’ e, aveva aggiunto, si poteva essere certi al 90% di non sbagliare.
Padre Capotosto, nato a San Severo il 2 ottobre 1968, diventa domenicano nel 1990, compiendo il noviziato a Firenze. Nel 1992 inizia la sua formazione filosofico-teologica presso l’Università di Fribourg, dove nel 1997 consegue la licenza teologica. Nello stesso anno è ordinato presbitero e dopo qualche anno ottiene la licenza in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma.
In virtù di questa specializzazione gli viene affidato il corso di greco biblico presso l’ITE ‘San Nicola’ in Bari.
A fine 2002 viene nominato Superiore della Comunità Domenicana di Soriano Calabro. In questo periodo tiene corsi di esegesi biblica presso vari istituti: l’ISR ‘San Giuseppe Moscati’ a Vibo Valentia, lo Studio Teologico ‘'Pio XI’ e l’ISR ‘Mons.V. Zoccali’a Reggio Calabria e, per un breve periodo, anche presso la Sezione S. Domenico di Bologna facente parte dello Studio Teologico Accademico Bolognese.
Iscritto al ciclo di dottorato presso la Pontificia Università ‘San Tommaso D’Aquino’ in Roma il 9 ottobre 2013 porta a termine il lavoro di ricerca in teologia biblica difendendone pubblicamente la tesi dottorale.
Il 18 novembre dello scorso anno è stato eletto Priore conventuale della comunità SAN NICOLA in BARI. Confermato il 21 novembre, il 22 ha accettato l'ufficio.
Fin qui le notizie in mio possesso fornitemi dall'editore Gianni Cavalli, cui rivolgersi per eventuali inesattezze.
Padre Ciro è di SAN SEVERO, la mamma di don Mario Cavalli era di Sannicandro Garganico, un amico di Levante, diventato mio con grande onore per me, Joseph Tusiani è nato a San Marco in Lamis: sono tutti figli di una Puglia che vede nel Gargano un Paradiso da difendere, preservare e affidare alle future generazioni come bene di tutta l’Umanità. Molti si chiederanno il nesso tra il Priore di San Nicola, casa Levante e il grande scrittore-poeta italo-americano. Quando si parla di Grandi il collegamento è scontato e non necessitano spiegazioni. Io ho conosciuto di persona padre Capotosto, in fotografia Joseph Tusiani. Tolta una differenza di bistecche: il Priore, figlio di un Paese che stava vivendo il proprio sviluppo industriale, è un gigante; il poeta di un Paese che mandava i propri figli all’estero per ‘sudarsi’ e ‘conquistarsi’ il necessario per vivere, è un normale individuo che l’America ha reso più largo, ma non più alto. (Il padre di Joseph era emigrato negli Stati Uniti pochi mesi prima che nascesse il figlio. Il giovane, studente modello, entrò in seminario - altro anello di contatto con padre Ciro! - ma nell’anno del noviziato ritenne che la sua vocazione non fosse preminente e decise di iscriversi a Napoli all’Università. Nel 1947 a 23 anni, appena laureatosi in Lettere, raggiunse con la madre il genitore a New York e vide per la prima volta colui che chiamava padre solo per lettera; nel 1948 già firmò un contratto per un College nel Bronx... il vostro cronista ritiene di avere, con questi dati, contribuito ad una pur sommaria informazione dei gentili lettori).
Il volto di Capotosto ha molti tratti in comune con quelli di Tusiani: ossia una granitica garganica fierezza-gentilezza, sorretta da una fermezza di intenti tipica degli uomini di montagna; con la loro innata modestia aggiungono splendore alla gloria che comunque arriderà loro. Con curiosità ho scoperto che entrambi non hanno mai pubblicato da Levante e, quindi, non posso considerarli della famiglia di cui faccio parte. Giorni fa, l’editore di cui sopra ‘burbero’ ma con il cuore generoso verso i ‘forestieri’ secondo il dettame nicolaiano, ha letto in pubblico dei versi di Tusiani specificando che il poeta li aveva inviati a lui, appena composti, precisando che l’amico, pur considerandoli semplici, aveva precisato che erano espressione dell’arte lirica che aveva ispirato tutta la sua vita.
A me, che non sono un poeta pur amando la poesia, sono parsi così belli e istruttivi che mi sono fatto una fotocopia e, dopo aver riflettuto sul fatto che abbiamo un papa Francesco e - noi baresi - un Arcivescovo Francesco, ho deciso di sottoporli al giudizio dei lettori in segno di giubilo per rimarcare che l’investitura di Fra Ciro Capotosto avviene nel segno di una celebrazione allegra-beata che non perde di vista il progetto per cui tutti siamo venuti al mondo.
I Lupetti di Santo Francesco
(ovvero il pregiudizio)
Due bei lupetti orfanelli
(Babbo Lupo era morto nel bosco)
Santo Francesco beato
se li era portati nel chiostro
e lì nel convento di Assisi,
li allevava tra i frati divisi.
La storia di Gubbio e la fede
del povero lupo defunto
il Santo l’aveva più volte narrata
con tono pietoso e compunto.
“Andava e veniva tra i vicoli indenne”?
Ed un bel giorno che avvenne?
Curiosi e arzilli, i due lupetti
scesero giù in paese,
sicuri d’incontrare in ognuno
un’anima pia e cortese.
Ma ci fu presto un fortissimo chiasso
e giunse il primo sasso,
poi il secondo e il terzo.
Per fortuna un buon cane cugino
ai cuccioli disse: “Fuggite,
tornate al vostro convento vicino.
Qui solo è re il vecchio pregiudizio:
la gente cambia giacca, non il vizio.”
Atterriti e frettolosi, i due lupetti
da Francesco tornarono in convento
e al Santo poverello narrarono
il loro passato spavento.
Rispose il Santo: “Di umano pregiudizio
io non m’intendo. Scriveremo al Sant’Uffizio.”
Joseph Tusiani
New York, 27 febbraio 2015
È il mio modo schietto, alla buona se volete, di partecipare ad un grande evento per Bari come l'insediamento ufficiale del Rettore della Basilica di San Nicola, forse la chiesa più nota al mondo per il culto del Santo, ma è anche un tentativo per dire che il male non può vincere sul bene.
I fedeli di tutto il mondo, cristiani e di altre religioni, devono poter liberamente frequentare i loro luoghi di culto nel massimo rispetto reciproco, il bene e la salvaguardia del CREATO deve interessare tutti dal Gargano a New York perché la poesia del mondo è una musica che suonerà sempre. AUGURI PADRE CIRO, so che perdonerai le mie divagazioni perché, per tua fortuna, sono... Paganini.
Ho conosciuto qualche anno fa presso casa Levante il cordiale e socievole nuovo priore, che ha il volto generoso e bonario che contraddistingue tutti coloro che sono nati dalla pancia della ‘montagna sacra’, ma conoscendoli ci si rende conto che quella apparente ‘ pasta di pane’ si avvale e si alimenta con sostanze genuine e di prima qualità… il cosiddetto ‘lievito madre’. Presso Levante devo ammettere di aver incontrato la metà dei priori succedutisi negli anni in Basilica. Francesco De Martino, l’unica voce di Levante disposta a rompere la consegna del silenzio, di recente durante un incontro culturale presso l’Università di Bari ha ricordato al riguardo un curioso episodio, non senza prima precisare che ha iniziato a conoscere ‘i baresi e i non baresi importanti’ solo frequentando la sede dell’editrice, nonostante avesse studiato a Bari.
Da don Mario, appellativo con cui era conosciuto il patriarca della famiglia Cavalli, anni fa, ha rimembrato il professore, trovò il giudice Mininni e, dal momento che aveva avuto l’impressione di averlo conosciuto in precedenza, esternò al magistrato questo suo presentimento. A questo punto il giudice tra il serio e il faceto gli fece notare che era prassi a Bari, quando si aveva difficoltà a ricordare il luogo in cui si era conosciuta una persona, dire semplicemente da: ‘don Mario’ e, aveva aggiunto, si poteva essere certi al 90% di non sbagliare.
Padre Capotosto, nato a San Severo il 2 ottobre 1968, diventa domenicano nel 1990, compiendo il noviziato a Firenze. Nel 1992 inizia la sua formazione filosofico-teologica presso l’Università di Fribourg, dove nel 1997 consegue la licenza teologica. Nello stesso anno è ordinato presbitero e dopo qualche anno ottiene la licenza in scienze bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico in Roma.
In virtù di questa specializzazione gli viene affidato il corso di greco biblico presso l’ITE ‘San Nicola’ in Bari.
A fine 2002 viene nominato Superiore della Comunità Domenicana di Soriano Calabro. In questo periodo tiene corsi di esegesi biblica presso vari istituti: l’ISR ‘San Giuseppe Moscati’ a Vibo Valentia, lo Studio Teologico ‘'Pio XI’ e l’ISR ‘Mons.V. Zoccali’a Reggio Calabria e, per un breve periodo, anche presso la Sezione S. Domenico di Bologna facente parte dello Studio Teologico Accademico Bolognese.
Iscritto al ciclo di dottorato presso la Pontificia Università ‘San Tommaso D’Aquino’ in Roma il 9 ottobre 2013 porta a termine il lavoro di ricerca in teologia biblica difendendone pubblicamente la tesi dottorale.
Il 18 novembre dello scorso anno è stato eletto Priore conventuale della comunità SAN NICOLA in BARI. Confermato il 21 novembre, il 22 ha accettato l'ufficio.
Fin qui le notizie in mio possesso fornitemi dall'editore Gianni Cavalli, cui rivolgersi per eventuali inesattezze.
Padre Ciro è di SAN SEVERO, la mamma di don Mario Cavalli era di Sannicandro Garganico, un amico di Levante, diventato mio con grande onore per me, Joseph Tusiani è nato a San Marco in Lamis: sono tutti figli di una Puglia che vede nel Gargano un Paradiso da difendere, preservare e affidare alle future generazioni come bene di tutta l’Umanità. Molti si chiederanno il nesso tra il Priore di San Nicola, casa Levante e il grande scrittore-poeta italo-americano. Quando si parla di Grandi il collegamento è scontato e non necessitano spiegazioni. Io ho conosciuto di persona padre Capotosto, in fotografia Joseph Tusiani. Tolta una differenza di bistecche: il Priore, figlio di un Paese che stava vivendo il proprio sviluppo industriale, è un gigante; il poeta di un Paese che mandava i propri figli all’estero per ‘sudarsi’ e ‘conquistarsi’ il necessario per vivere, è un normale individuo che l’America ha reso più largo, ma non più alto. (Il padre di Joseph era emigrato negli Stati Uniti pochi mesi prima che nascesse il figlio. Il giovane, studente modello, entrò in seminario - altro anello di contatto con padre Ciro! - ma nell’anno del noviziato ritenne che la sua vocazione non fosse preminente e decise di iscriversi a Napoli all’Università. Nel 1947 a 23 anni, appena laureatosi in Lettere, raggiunse con la madre il genitore a New York e vide per la prima volta colui che chiamava padre solo per lettera; nel 1948 già firmò un contratto per un College nel Bronx... il vostro cronista ritiene di avere, con questi dati, contribuito ad una pur sommaria informazione dei gentili lettori).
Il volto di Capotosto ha molti tratti in comune con quelli di Tusiani: ossia una granitica garganica fierezza-gentilezza, sorretta da una fermezza di intenti tipica degli uomini di montagna; con la loro innata modestia aggiungono splendore alla gloria che comunque arriderà loro. Con curiosità ho scoperto che entrambi non hanno mai pubblicato da Levante e, quindi, non posso considerarli della famiglia di cui faccio parte. Giorni fa, l’editore di cui sopra ‘burbero’ ma con il cuore generoso verso i ‘forestieri’ secondo il dettame nicolaiano, ha letto in pubblico dei versi di Tusiani specificando che il poeta li aveva inviati a lui, appena composti, precisando che l’amico, pur considerandoli semplici, aveva precisato che erano espressione dell’arte lirica che aveva ispirato tutta la sua vita.
A me, che non sono un poeta pur amando la poesia, sono parsi così belli e istruttivi che mi sono fatto una fotocopia e, dopo aver riflettuto sul fatto che abbiamo un papa Francesco e - noi baresi - un Arcivescovo Francesco, ho deciso di sottoporli al giudizio dei lettori in segno di giubilo per rimarcare che l’investitura di Fra Ciro Capotosto avviene nel segno di una celebrazione allegra-beata che non perde di vista il progetto per cui tutti siamo venuti al mondo.
I Lupetti di Santo Francesco
(ovvero il pregiudizio)
Due bei lupetti orfanelli
(Babbo Lupo era morto nel bosco)
Santo Francesco beato
se li era portati nel chiostro
e lì nel convento di Assisi,
li allevava tra i frati divisi.
La storia di Gubbio e la fede
del povero lupo defunto
il Santo l’aveva più volte narrata
con tono pietoso e compunto.
“Andava e veniva tra i vicoli indenne”?
Ed un bel giorno che avvenne?
Curiosi e arzilli, i due lupetti
scesero giù in paese,
sicuri d’incontrare in ognuno
un’anima pia e cortese.
Ma ci fu presto un fortissimo chiasso
e giunse il primo sasso,
poi il secondo e il terzo.
Per fortuna un buon cane cugino
ai cuccioli disse: “Fuggite,
tornate al vostro convento vicino.
Qui solo è re il vecchio pregiudizio:
la gente cambia giacca, non il vizio.”
Atterriti e frettolosi, i due lupetti
da Francesco tornarono in convento
e al Santo poverello narrarono
il loro passato spavento.
Rispose il Santo: “Di umano pregiudizio
io non m’intendo. Scriveremo al Sant’Uffizio.”
Joseph Tusiani
New York, 27 febbraio 2015
È il mio modo schietto, alla buona se volete, di partecipare ad un grande evento per Bari come l'insediamento ufficiale del Rettore della Basilica di San Nicola, forse la chiesa più nota al mondo per il culto del Santo, ma è anche un tentativo per dire che il male non può vincere sul bene.
I fedeli di tutto il mondo, cristiani e di altre religioni, devono poter liberamente frequentare i loro luoghi di culto nel massimo rispetto reciproco, il bene e la salvaguardia del CREATO deve interessare tutti dal Gargano a New York perché la poesia del mondo è una musica che suonerà sempre. AUGURI PADRE CIRO, so che perdonerai le mie divagazioni perché, per tua fortuna, sono... Paganini.