Intervista a Francesco Lorizio, autore de “Il giardino dell’anima”

 di Piero Chimenti - Dopo aver incontrato artisti del mondo della musica, questa volta ci "fiondiamo" in una nuova dimensione: quella letterale. La "sfida" ci è stata lanciata dall'amica Giovanna Venza, grazie alla quale abbiamo avuto il piacere di conoscere l'opera di Francesco Lorizio, 'Il giardino dell'anima'. Abbiamo intervistato l'autore.

Nell'introduzione alla lettera a Don Pasquale parli del vostro rapporto paritetico. Negli ultimi anni nella realtà grottagliese le barriere mentali si sono abbassate almeno in parte o l'handicap fa ancora "paura"? 

Diciamo che non ci possiamo lamentare, si sono fatti dei passi in avanti...anche se una domenica sera...stavo sul viale con una mia amica e stavo parlando con il cartellone, quando passa una signora molto chic e dice in "perfetto italiano":Ma ce ste face quera cu lu cartellone in mano?". C'è molto da fare ancora, il lavoro è lungo...ma ci riusciremo.

Com'è cresciuta in te la fede in Dio? Quanto ti ha aiutato il 'discorso interiore' di cui parli nel monologo? 

E' lunga la risposta...la mia fede è nata con me. Un giorno ho incontrato Ignazio, un mio amico delle scuole superiori e mi ha inculcato la fede in una maniera forviante sia in senso positivo che negativo, in quanto in famiglia lo vivevo in altro modo. Credevo che fosse in me Gesù. In me pesava tutta la responsabilità tutta la responsabilità di essere considerato come un "Cristo". Terminata la scuola per 10 anni ho frequentato una cooperativa di Tonino Leccardi. Lì la situazione è peggiorata...le persone che si avvicinavano, lo ponevano come se vedessero di "diverso", di più vicino a Gesù, per via della mia sofferenza. Questa mia "diversità" mi è pesata di più in comunità. Il mio malessere l'ho raccontato a Zaffira in una lettera:

(...) Per gli altri sono solo la raffigurazione della sofferenza di Cristo. Chi meglio di lui può capire la mia sofferenza? Questa mia unicità mi provoca dolore ed io la offro a Lui perché può capirmi. (...)

Mi sono allontanato dalla cooperativa. Ora mi sto riaffacciando, ma "litigo" con Gesù. Gli contesto un minimo di miracolo almeno...che mi faccia passare gli spasmi.

L'autore
Figure importanti della tua vita sono stati Zaffira, Agnese e tuo padre: cosa ti hanno lasciato nel 'giardino dell'anima'?

Zaffira è stata la seconda persona che mi ha trattato da normale. Con lei mi sono sentito alla pari. Papà è come un argine che mi frena quando ho i 5 minuti.  Agnese è stata la prima che mi ha trattato da persona normale con lei mi trovavo bene. Nel libro c'è un "cambiamento di scrittura" per un diverso trasporto emotivo: Da Zaffira ad Agnese. Quando ho scritto di Zaffira, il mio modo di scrivere era confuso. Quando scrivevo di Agnese ero più lineare.

Il 'giardino dell'anima' è un libro intimista che raccoglie l'evolversi del tuo stato d'animo dalla adolescenza alla maturità. Cosa ti ha spinto a rendere pubblici questi pensieri? Non hai paura che non venga "compreso"? In fondo il dolore viene capito da chi l'ha provato...

La paura di non essere capito c'è... ma dietro al libro c'è un lavoro di un anno. Il mio libro nella prima stesura era illeggibile, scrivevo per me. Poi fui io stesso a capire che scrivevo male, ma ho chiamato Giovanna ed Anna,  due amiche, per aiutarmi nella stesura. E' nata così una "diatriba" tra loro che "viaggiavano" su idee diverse: Anna non voleva modificare la stesura, lasciando inalterati i miei pensieri, che sarebbero potuti sembrare incomprensibili per tutti coloro che non avevano vissuto con me quei avvenimenti. Abbiamo "scavato" nei ricordi, per rendere le mie opere "comprensibili" per tutti, in quanto nella stesura non avevo dato una logica cronologica. Purtroppo poi Anna, non se l'è sentita di portare avanti un progetto da lei non pienamente condiviso, così insieme a Giovanna e mio fratello Cosimo abbiamo dato seguito al progetto. Le poesie e i monologhi non hanno subito eccessive correzioni, sono stati rivisti solo dal punto di vista sintattico e grammaticale. Tra i primi ad aiutarci a portare avanti l'iniziativa è stato Alfredo Traversa (regista ed attore teatrale grottagliese ndr.), colpito dai monologhi e dalle poesie da me composte. Nel 2012 mi coinvolge in una rappresentazione al Castello Episcopio a Grottaglie, facendo recitare agli attori le mie poesie e i miei monologhi. In quell'occasione era presentazione l'assessore a cui Alfredo, chiese una mano per la realizzazione del libro.  Oggi cambierei  nuovamente il libro, c'è la frase della croce che merita un capitolo intero. Spiegherei la mia oppressione e il peso della responsabilità.

Come mai hai deciso di scrivere una commedia di Natale con gli occhi di Gesù? È possibile rivivere il Natale senza "cambiargli giorno"?

In quel periodo c'era Papa Benedetto XVI°...non mi piaceva il modo in cui si poneva, sembrava una brava persona, grazie teologo...ma il papa deve "puzzare di pecora". Il Natale lo puoi vivere in povertà o in ricchezza, ma basta che sei un uomo corretto e giusto. Gesù nella commedia era stanco del consumismo e voleva un Natale per tutti, compresi i nostri fratelli musulmani. Per questo voleva uno nuovo giorno, che potesse andare bene per tutti. Secondo me ci riusciremo a convivere con i musulmani, anche se la vedo dentro il Vaticano che dentro il mondo musulmano.