Un autentico “plebiscito” per l’ultimo libro del giornalista Michele Cristallo
di LIVALCA — Quando il popolo sovrano dice ‘piove sul bagnato’, intende comunicarci che si sta ‘inzuppando’ d’acqua perché qualcuno, in maniera ingiusta, gli ha rubato l’ombrello. Michele Cristallo - giornalista formatosi in quella palestra di iniziative-idee-progetti che ha partorito, a partire dai primi anni ’60, molte testate che avevano come comune denominatore la libertà di pensiero - nel suo recente volume Adda ci regala un sottotitolo che non ammette repliche ‘ Il sud scippato dal Piemonte’…quella che alcuni, non tutti per fortuna, consideravano una ‘donazione’ magnanima.
Cristallo sull’Unità d’Italia ha le idee chiare: ricatto, scippo e farsa hanno logorato chi pensava di poter finalmente contare qualcosa ed invece ha dovuto già imbattersi in quel che Lino Patruno definisce ‘altarino tenuto in piedi per 155 anni’ e che Andreotti più seraficamente definì ‘ il potere logora chi non lo ha’.
Nel volume ‘ In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele II. Il Sud scippato dal Piemonte e altre storie’ il giornalista ricostruisce avvenimenti e vicende con ‘ la curiosità scientifica dello studioso e l’acribia dello storico’ come scrive in una dotta presentazione il prof. Aldo Luisi. (Professore a proposito dei ‘bestseller’…non sono quasi mai spontanei e necessitano di un ‘maquillage’ messo a punto da un gruppo di lavoro… Mario Adda conosceva come pochi il mercato del libro e su quell’esperienza diretta ha costruito una nave in grado di solcare qualsiasi mare: possono cambiare i piloti, ma la navigazione sarà sempre improntata alla saggezza sancita dalla ‘costituzione’… per restare in argomento).
Il 21 ottobre 1860 ebbe luogo il plebiscito per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna: furbata studiata a tavolino dal Conte di Cavour (…tutti furbi questi ‘Conte’ sia che nascano al Sud, sia al Nord: almeno in questo il nostro Paese non ha una questione meridionale!) il 2 ottobre, quando chiese al parlamento piemontese l’autorizzazione a poter gestire, con un decreto, l’annessione delle province che avessero votato l’unione al Piemonte attraverso un plebiscito.
Cristallo nel suo libro definisce farsa il plebiscito che così recitava: “Volete l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?”; oggi si direbbe un risultato blindato. L’ex giornalista della Gazzetta ci spiega che di segreto non vi fu niente in quel voto: tanto palese fu il modo in cui si votava.
Vi erano due urne: chi votava ‘si’ deponeva la scheda nell’urna del ‘si’, altrimenti in quella del ‘no’; insomma si era ‘schedati a vista’, alla faccia della riservatezza Cristallo ci riferisce nome e cognome dell’unico “bastian contrario” che, nel seggio della chiesa di San Ferdinando a Bari, su 5431 votanti espresse la sua preferenza per il ‘no’: tale Vito Albergo che come leggerete nel libro pagò cara la sua idea democratica. Nella provincia di Bari su 127.000 votanti solo 63 furono i ‘no’, rimasti quasi anonimi per mancanza di… “selfie”. Un commento ‘glaciale’ richiederebbe l’elezione il 27 gennaio del 1861 del primo Parlamento nazionale, ma il caldo di questi giorni ci fa apprezzare quell’evento epocale perché per la prima volta votavano tutti gli italiani. Cristallo, da cronista diligente e scrupoloso, ci informa: “Erano ammessi al voto i cittadini di età non inferiore a 25 anni, che sapessero leggere e scrivere e pagassero imposte dirette per non meno di 40 lire all’anno. Una somma enorme, 3800 euro di oggi. Si trattava, in sostanza, del due per cento della popolazione”. Così apprendiamo che in Italia votarono 419.846 cittadini. A dimostrazione che è sempre a monte che ci sono i mali, difficili poi da annullare, furono eletti 443 deputati e poi vi furono 211 senatori di nomina regia. Per essere eletto deputato bastavano circa 400 voti; Napoli dette a Garibaldi 49 voti…non scattò ‘l’indulgenza plenaria’ neanche per ‘l’eroe dei due mondi’ ed era già oblio il: ‘Nino qui si fa l’Italia o si muore’ del 15 maggio 1860 a Calatafimi.
Giuseppe Massari nella sua funzione di onorevole scriveva: ‘…il brigantaggio è la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche e secolari ingiustizie’, ma ciò non toglie che non si oppose, anzi caldeggiò, il varo della legge n. 1409, la violenta e famosa legge PICA, che aveva lo scopo di reprimere il brigantaggio e qualsiasi forma di resistenza armata.
Cristallo non espone rivendicazioni, ma fatti precisi che chiunque può giudicare; inoltre cita frasi di esponenti e riporta affermazioni di politici e studiosi sul sacco volontario perpetrato ai danni del Sud che ci spingono a pensare “cosa abbiamo studiato noi a scuola?”. Al nuovo Governo italiano fa gola la riserva di oro e argento del Banco di Sicilia; tra il 1528 e il 1867 la Zecca di Napoli conia tante monete e, in base a quale farneticante esigenza è facile intuirlo, si decide di trasferire Zecca e conio a Torino, lasciando al Sud solo l’acaro parassita cutaneo di molti vertebrati terresti di cui succhia il sangue: la zecca.
Per sanare un debito pubblico, nel 1866 già oltre i 5000 milioni, lo Stato vende i beni ecclesiastici e demaniali, ma, dal momento che li sottrare alla piccola borghesia meridionale, colpisce la nostra agricoltura.
‘ Sì, è vero noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno e abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio e assicurare così alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale’, questo scriverà Luigi Einaudi.
Il volume di Cristallo è una miniera di gemme: ‘L’ultimo condannato a morte’ in Puglia, pena eseguita nel mese di aprile del 1888; qualche mese dopo l’11 giugno dello stesso anno durante il ministero di Zanardelli la pena capitale fu abolita; Apollonia omicida per onore; Fra’ Vincenzo e i numeri del Lotto ecc. ecc.
A Lino Patruno nella sua incalzante postfazione non sembra vero di poter avvalorare quello che da anni con articoli e libri va ripetendo senza tentennamenti e con l’autorità di chi, avendo ragione, non intende più essere frainteso: sono 155 anni in cui il Nord ha rapinato il Sud creando due Paesi con privilegi e ingiustizie a senso unico. La verità la si scopre leggendo le pacate osservazioni di Cristallo che dimostrano che i Borbone non possono essere il principio di ogni male e che è stata propinata una storia che archivi, a lungo muti, oggi stanno svelando e la cui verità è peggiore di quella che avevamo osato pensare.
Dal momento che per il bene del Paese serve una pace vera non parleremo di genocidio e spoliazione, ma le carte rivelano questa verità. Lo storico Tommaso Pedìo, in epoca non sospetta, molto ha scritto al riguardo per la sua Basilicata e alcune illuminazioni andrebbero sviluppate.
La generosità dello scrittore Cristallo si deduce dal fatto che avrebbe potuto scrivere un libro soltanto sulle brigantesse: donne che la storia osanna o condanna secondo i punti di vista di chi giudica, ma che sono pure femministe ‘ante litteram’ tenuto conto della durezza delle loro giornate lavorative. Una famosa brigantessa dal cognome importante, Filomena Pennacchio, è l’esempio più evidente che quella frase che recita che ‘ la vita va vissuta due volte, una per conoscerla, una per viverla’ esprime una reale esigenza: la signora di cui sopra, uscita dal carcere, sposò un facoltoso torinese e cambiò radicalmente vita.
Se questo finale da favola potesse essere applicato e concesso al nostro Sud sarebbe il primo atto di quella rinascita umana che si può chiamare indennizzo, ma che segnerebbe la rinascita dell’intero Paese.
Come? Mi offro volontario, senza alcun compenso, per trovare soluzioni idonee a far decollare un piano nazionale: ritengo sia giusto tenere fuori la politica da tutto ciò…altrimenti sarebbe una nuova Cassa per il Mezzogiorno per il bene del Sud… portata all’incasso dal Nord. Non chiamatela lesa “maestà” ma solo una piccola richiesta della parte lesa.
Cristallo, che sempre per Adda editore ci ha regalato importanti e rilevanti volumi sui ‘Castelli di Puglia’, ‘Teatri di Puglia’ e ‘Palazzi di Puglia’, con quest’opera certifica come un giornalista anche solo raccontando fatti, episodi, affari - magari avvalorandoli con una biografia essenziale dei protagonisti - possa vestire i panni dello storico, facendo la Storia che merita di essere tramandata e conosciuta.
A rendere il libro più accattivante ci pensa una copertina realizzata dal Maestro Gennaro Picinni… non so se si tratta di tecnica mista, ma di certo se come dice Luisi ‘...la storia è Storia, non si può raccontare diversamente’, l’arte è Arte e con un simile personaggio si racconta da sola.
Un mio amico scomparso troppo giovane Savino Capobianco, nativo di Polignano, mi aveva raccontato in maniera diversa la storia di Apollonia Gialluisi (pag. 151): Cristallo fa parlare il processo e ci riferisce della sentenza. Io mi ero abbeverato alla tradizione orale riferita, Cristallo ha fatto parlare le carte di un processo. Cristallo ha riportato la Storia io mi ero nutrito del…verosimile. Dargli ragione significa testimoniargli stima incondizionata per cui per una volta voglio precisare che la penso come Molière: ‘Stimar tutti è lo stesso che non stimar nessuno’.
Cristallo sull’Unità d’Italia ha le idee chiare: ricatto, scippo e farsa hanno logorato chi pensava di poter finalmente contare qualcosa ed invece ha dovuto già imbattersi in quel che Lino Patruno definisce ‘altarino tenuto in piedi per 155 anni’ e che Andreotti più seraficamente definì ‘ il potere logora chi non lo ha’.
Nel volume ‘ In nome di Sua Maestà Vittorio Emanuele II. Il Sud scippato dal Piemonte e altre storie’ il giornalista ricostruisce avvenimenti e vicende con ‘ la curiosità scientifica dello studioso e l’acribia dello storico’ come scrive in una dotta presentazione il prof. Aldo Luisi. (Professore a proposito dei ‘bestseller’…non sono quasi mai spontanei e necessitano di un ‘maquillage’ messo a punto da un gruppo di lavoro… Mario Adda conosceva come pochi il mercato del libro e su quell’esperienza diretta ha costruito una nave in grado di solcare qualsiasi mare: possono cambiare i piloti, ma la navigazione sarà sempre improntata alla saggezza sancita dalla ‘costituzione’… per restare in argomento).
Il 21 ottobre 1860 ebbe luogo il plebiscito per l’annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno di Sardegna: furbata studiata a tavolino dal Conte di Cavour (…tutti furbi questi ‘Conte’ sia che nascano al Sud, sia al Nord: almeno in questo il nostro Paese non ha una questione meridionale!) il 2 ottobre, quando chiese al parlamento piemontese l’autorizzazione a poter gestire, con un decreto, l’annessione delle province che avessero votato l’unione al Piemonte attraverso un plebiscito.
Cristallo nel suo libro definisce farsa il plebiscito che così recitava: “Volete l’Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele Re costituzionale e i suoi legittimi discendenti?”; oggi si direbbe un risultato blindato. L’ex giornalista della Gazzetta ci spiega che di segreto non vi fu niente in quel voto: tanto palese fu il modo in cui si votava.
Vi erano due urne: chi votava ‘si’ deponeva la scheda nell’urna del ‘si’, altrimenti in quella del ‘no’; insomma si era ‘schedati a vista’, alla faccia della riservatezza Cristallo ci riferisce nome e cognome dell’unico “bastian contrario” che, nel seggio della chiesa di San Ferdinando a Bari, su 5431 votanti espresse la sua preferenza per il ‘no’: tale Vito Albergo che come leggerete nel libro pagò cara la sua idea democratica. Nella provincia di Bari su 127.000 votanti solo 63 furono i ‘no’, rimasti quasi anonimi per mancanza di… “selfie”. Un commento ‘glaciale’ richiederebbe l’elezione il 27 gennaio del 1861 del primo Parlamento nazionale, ma il caldo di questi giorni ci fa apprezzare quell’evento epocale perché per la prima volta votavano tutti gli italiani. Cristallo, da cronista diligente e scrupoloso, ci informa: “Erano ammessi al voto i cittadini di età non inferiore a 25 anni, che sapessero leggere e scrivere e pagassero imposte dirette per non meno di 40 lire all’anno. Una somma enorme, 3800 euro di oggi. Si trattava, in sostanza, del due per cento della popolazione”. Così apprendiamo che in Italia votarono 419.846 cittadini. A dimostrazione che è sempre a monte che ci sono i mali, difficili poi da annullare, furono eletti 443 deputati e poi vi furono 211 senatori di nomina regia. Per essere eletto deputato bastavano circa 400 voti; Napoli dette a Garibaldi 49 voti…non scattò ‘l’indulgenza plenaria’ neanche per ‘l’eroe dei due mondi’ ed era già oblio il: ‘Nino qui si fa l’Italia o si muore’ del 15 maggio 1860 a Calatafimi.
Giuseppe Massari nella sua funzione di onorevole scriveva: ‘…il brigantaggio è la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche e secolari ingiustizie’, ma ciò non toglie che non si oppose, anzi caldeggiò, il varo della legge n. 1409, la violenta e famosa legge PICA, che aveva lo scopo di reprimere il brigantaggio e qualsiasi forma di resistenza armata.
Cristallo non espone rivendicazioni, ma fatti precisi che chiunque può giudicare; inoltre cita frasi di esponenti e riporta affermazioni di politici e studiosi sul sacco volontario perpetrato ai danni del Sud che ci spingono a pensare “cosa abbiamo studiato noi a scuola?”. Al nuovo Governo italiano fa gola la riserva di oro e argento del Banco di Sicilia; tra il 1528 e il 1867 la Zecca di Napoli conia tante monete e, in base a quale farneticante esigenza è facile intuirlo, si decide di trasferire Zecca e conio a Torino, lasciando al Sud solo l’acaro parassita cutaneo di molti vertebrati terresti di cui succhia il sangue: la zecca.
Per sanare un debito pubblico, nel 1866 già oltre i 5000 milioni, lo Stato vende i beni ecclesiastici e demaniali, ma, dal momento che li sottrare alla piccola borghesia meridionale, colpisce la nostra agricoltura.
‘ Sì, è vero noi settentrionali abbiamo contribuito qualcosa di meno e abbiamo profittato qualcosa di più delle spese fatte dallo Stato italiano, peccammo di egoismo quando il settentrione riuscì a cingere di una forte barriera doganale il territorio e assicurare così alle proprie industrie il monopolio del mercato meridionale’, questo scriverà Luigi Einaudi.
Il volume di Cristallo è una miniera di gemme: ‘L’ultimo condannato a morte’ in Puglia, pena eseguita nel mese di aprile del 1888; qualche mese dopo l’11 giugno dello stesso anno durante il ministero di Zanardelli la pena capitale fu abolita; Apollonia omicida per onore; Fra’ Vincenzo e i numeri del Lotto ecc. ecc.
A Lino Patruno nella sua incalzante postfazione non sembra vero di poter avvalorare quello che da anni con articoli e libri va ripetendo senza tentennamenti e con l’autorità di chi, avendo ragione, non intende più essere frainteso: sono 155 anni in cui il Nord ha rapinato il Sud creando due Paesi con privilegi e ingiustizie a senso unico. La verità la si scopre leggendo le pacate osservazioni di Cristallo che dimostrano che i Borbone non possono essere il principio di ogni male e che è stata propinata una storia che archivi, a lungo muti, oggi stanno svelando e la cui verità è peggiore di quella che avevamo osato pensare.
Dal momento che per il bene del Paese serve una pace vera non parleremo di genocidio e spoliazione, ma le carte rivelano questa verità. Lo storico Tommaso Pedìo, in epoca non sospetta, molto ha scritto al riguardo per la sua Basilicata e alcune illuminazioni andrebbero sviluppate.
La generosità dello scrittore Cristallo si deduce dal fatto che avrebbe potuto scrivere un libro soltanto sulle brigantesse: donne che la storia osanna o condanna secondo i punti di vista di chi giudica, ma che sono pure femministe ‘ante litteram’ tenuto conto della durezza delle loro giornate lavorative. Una famosa brigantessa dal cognome importante, Filomena Pennacchio, è l’esempio più evidente che quella frase che recita che ‘ la vita va vissuta due volte, una per conoscerla, una per viverla’ esprime una reale esigenza: la signora di cui sopra, uscita dal carcere, sposò un facoltoso torinese e cambiò radicalmente vita.
Se questo finale da favola potesse essere applicato e concesso al nostro Sud sarebbe il primo atto di quella rinascita umana che si può chiamare indennizzo, ma che segnerebbe la rinascita dell’intero Paese.
Come? Mi offro volontario, senza alcun compenso, per trovare soluzioni idonee a far decollare un piano nazionale: ritengo sia giusto tenere fuori la politica da tutto ciò…altrimenti sarebbe una nuova Cassa per il Mezzogiorno per il bene del Sud… portata all’incasso dal Nord. Non chiamatela lesa “maestà” ma solo una piccola richiesta della parte lesa.
Cristallo, che sempre per Adda editore ci ha regalato importanti e rilevanti volumi sui ‘Castelli di Puglia’, ‘Teatri di Puglia’ e ‘Palazzi di Puglia’, con quest’opera certifica come un giornalista anche solo raccontando fatti, episodi, affari - magari avvalorandoli con una biografia essenziale dei protagonisti - possa vestire i panni dello storico, facendo la Storia che merita di essere tramandata e conosciuta.
A rendere il libro più accattivante ci pensa una copertina realizzata dal Maestro Gennaro Picinni… non so se si tratta di tecnica mista, ma di certo se come dice Luisi ‘...la storia è Storia, non si può raccontare diversamente’, l’arte è Arte e con un simile personaggio si racconta da sola.
Un mio amico scomparso troppo giovane Savino Capobianco, nativo di Polignano, mi aveva raccontato in maniera diversa la storia di Apollonia Gialluisi (pag. 151): Cristallo fa parlare il processo e ci riferisce della sentenza. Io mi ero abbeverato alla tradizione orale riferita, Cristallo ha fatto parlare le carte di un processo. Cristallo ha riportato la Storia io mi ero nutrito del…verosimile. Dargli ragione significa testimoniargli stima incondizionata per cui per una volta voglio precisare che la penso come Molière: ‘Stimar tutti è lo stesso che non stimar nessuno’.