A proposito di Santini
di VITTORIO POLITO – Il “santino” è un cartoncino rettangolare stampato, che riproduce su un lato la figura di un santo o altro soggetto sacro, e sull'altro reca il più delle volte, una preghiera o una formula di invocazione o il ricordo di un avvenimento religioso. L’immaginetta può essere diffusa anche in occasione di prime comunioni, cresime, consacrazioni di sacerdoti o suore, ecc.
Santa Teresa d’Avila nel 1566 scriveva nel suo “Cammino di perfezione”: «Cercate di avere un’immagine oppure un dipinto di Nostro Signore e non accontentatevi di portarlo sul cuore, senza mai guardarlo, ma usatelo per “conversare” con Lui». Forse questa l’origine dei “Santini” o delle immaginette.
Per la Chiesa, l’immagine religiosa ha una triplice funzione; quella di ornamento di chiese e luoghi di culto, di insegnamento e di divulgazione e incitamento alla pietà. La sua diffusione si sviluppò, adattandosi ai cambiamenti delle mentalità, del linguaggio e dei costumi, fra il XIV secolo e la prima metà del XX, proponendo principi di morale, di fede e di amore esaltanti la vita cristiana, adattando schemi che rappresentavano i grandi Misteri, diventando - nei momenti di necessità spirituale - mezzo di conforto, di colloquio con Dio e di intercessione presso i Santi.
La distribuzione delle immaginette avveniva durante le celebrazioni e ricorrenze religiose di un certo rilievo e diffuse nelle missioni presenti nei luoghi più sperduti del mondo. Generalmente venivano conservate nei messali, con sentimenti frammisti tra religiosità e scaramanzia, quasi come reliquie dalle potenti proprietà taumaturgiche. Con le nuove tecniche tipografiche i santini, a causa della divulgazione, venivano conservati non solo nei messali ma anche nei taschini delle giacche e nei portafogli, venivano incorniciati per tenerli sul comodino, sulle culle dei bambini, ecc. Grazie a questo piccolo mezzo i fedeli potevano ritrovare nella loro intimità, quella emozione provata nei momenti di maggiore partecipazione religiosa.
Un capitolo a parte potrebbe essere riservato ai testi e preghiere riportate sul retro delle immaginette, alcuni “propagandistici” e tendenti a “reclutare” aderenti alle varie Opere Pie o Confraternite religiose che, tramite una piccola offerta, davano la possibilità di far parte di un più ampio consesso di fedeli a cui sarebbe stata elargito un particolare privilegio, creando quindi un ininterrotto discorso tra terra e cielo e protraendo oltre la vita gli umani legami.
Oggi la frenesia della vita moderna e la mancanza di tempo non consente più di dedicarsi ai pizzi ed ai ricami delle iconografie. Le immaginette odierne sono povere, si rifanno a quelle del passato ma senza il calore di una volta, forse inadatte a trasmettere messaggi che giungano fino all’anima, parlando di Fede, Speranza e Carità.
Probabilmente, per la legge del contrappasso, negli ultimi decenni è iniziata una vera e propria caccia ai santini del passato che, strappati all’indifferenza dei mercanti di carta, delle aste, dei messali di famiglia, sono riapparse negli album dei collezionisti, ancora cariche del primordiale fascino. A Roma è operante una Associazione di Collezionisti di Immaginette Sacre, l’A.I.C.I.S. (Via Merulana 137) che raccoglie cultori, studiosi, collezionisti ed anche coloro che si interessano all’argomento sotto il profilo storico, religioso, folcloristico, culturale e artistico.
Oggi le immagini sacre non si contano dal momento che il martirologio romano conta più di 7000 Santi e Beati e quindi molti si sono cimentati allo studio e alla collezione dei “Santini”.
Il repertorio di elementi simbolici che compaiono nelle immaginette è molto vasto e, spesso, la caratteristica raffigurata, che a molti sfugge, ha la sua motivazione come il significato dell’iconografia, il giorno della festa, la riproduzione dell’immagine del Santo e tante altre informazioni.
Vediamo così, ad esempio che San Biagio, protettore della gola, si festeggia il 3 febbraio, San Rocco che protegge dalla lebbra, il 16 agosto, Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, il 17 gennaio, San Nicola, patrono di Bari e protettore di numerose categorie (ladri compresi), il 6 dicembre, Santa Lucia, protettrice della vista il 13 dicembre, e così via. E, permettetemi di ricordare anche San Vittorio, unico santo con questo nome, che significa vincitore.
In Inghilterra fu portato dalla celebre regina Vittoria il cui nome segnò un’epoca, quella “vittoriana”. È invocato contro il fulmine, la grandine e gli spiriti maligni e si festeggia il 21 maggio.
È il caso di segnalare un interessante sito internet www.cartantica.it, abilmente curato da Patrizia Roca, sul quale ho l’onore di pubblicare alcune mie note, che testimonia l’importanza che hanno assunto le immaginette sacre in Italia e nel mondo.
Santa Teresa d’Avila nel 1566 scriveva nel suo “Cammino di perfezione”: «Cercate di avere un’immagine oppure un dipinto di Nostro Signore e non accontentatevi di portarlo sul cuore, senza mai guardarlo, ma usatelo per “conversare” con Lui». Forse questa l’origine dei “Santini” o delle immaginette.
Per la Chiesa, l’immagine religiosa ha una triplice funzione; quella di ornamento di chiese e luoghi di culto, di insegnamento e di divulgazione e incitamento alla pietà. La sua diffusione si sviluppò, adattandosi ai cambiamenti delle mentalità, del linguaggio e dei costumi, fra il XIV secolo e la prima metà del XX, proponendo principi di morale, di fede e di amore esaltanti la vita cristiana, adattando schemi che rappresentavano i grandi Misteri, diventando - nei momenti di necessità spirituale - mezzo di conforto, di colloquio con Dio e di intercessione presso i Santi.
La distribuzione delle immaginette avveniva durante le celebrazioni e ricorrenze religiose di un certo rilievo e diffuse nelle missioni presenti nei luoghi più sperduti del mondo. Generalmente venivano conservate nei messali, con sentimenti frammisti tra religiosità e scaramanzia, quasi come reliquie dalle potenti proprietà taumaturgiche. Con le nuove tecniche tipografiche i santini, a causa della divulgazione, venivano conservati non solo nei messali ma anche nei taschini delle giacche e nei portafogli, venivano incorniciati per tenerli sul comodino, sulle culle dei bambini, ecc. Grazie a questo piccolo mezzo i fedeli potevano ritrovare nella loro intimità, quella emozione provata nei momenti di maggiore partecipazione religiosa.
Un capitolo a parte potrebbe essere riservato ai testi e preghiere riportate sul retro delle immaginette, alcuni “propagandistici” e tendenti a “reclutare” aderenti alle varie Opere Pie o Confraternite religiose che, tramite una piccola offerta, davano la possibilità di far parte di un più ampio consesso di fedeli a cui sarebbe stata elargito un particolare privilegio, creando quindi un ininterrotto discorso tra terra e cielo e protraendo oltre la vita gli umani legami.
Oggi la frenesia della vita moderna e la mancanza di tempo non consente più di dedicarsi ai pizzi ed ai ricami delle iconografie. Le immaginette odierne sono povere, si rifanno a quelle del passato ma senza il calore di una volta, forse inadatte a trasmettere messaggi che giungano fino all’anima, parlando di Fede, Speranza e Carità.
Probabilmente, per la legge del contrappasso, negli ultimi decenni è iniziata una vera e propria caccia ai santini del passato che, strappati all’indifferenza dei mercanti di carta, delle aste, dei messali di famiglia, sono riapparse negli album dei collezionisti, ancora cariche del primordiale fascino. A Roma è operante una Associazione di Collezionisti di Immaginette Sacre, l’A.I.C.I.S. (Via Merulana 137) che raccoglie cultori, studiosi, collezionisti ed anche coloro che si interessano all’argomento sotto il profilo storico, religioso, folcloristico, culturale e artistico.
Oggi le immagini sacre non si contano dal momento che il martirologio romano conta più di 7000 Santi e Beati e quindi molti si sono cimentati allo studio e alla collezione dei “Santini”.
Il repertorio di elementi simbolici che compaiono nelle immaginette è molto vasto e, spesso, la caratteristica raffigurata, che a molti sfugge, ha la sua motivazione come il significato dell’iconografia, il giorno della festa, la riproduzione dell’immagine del Santo e tante altre informazioni.
Vediamo così, ad esempio che San Biagio, protettore della gola, si festeggia il 3 febbraio, San Rocco che protegge dalla lebbra, il 16 agosto, Sant’Antonio Abate, protettore degli animali, il 17 gennaio, San Nicola, patrono di Bari e protettore di numerose categorie (ladri compresi), il 6 dicembre, Santa Lucia, protettrice della vista il 13 dicembre, e così via. E, permettetemi di ricordare anche San Vittorio, unico santo con questo nome, che significa vincitore.
In Inghilterra fu portato dalla celebre regina Vittoria il cui nome segnò un’epoca, quella “vittoriana”. È invocato contro il fulmine, la grandine e gli spiriti maligni e si festeggia il 21 maggio.
È il caso di segnalare un interessante sito internet www.cartantica.it, abilmente curato da Patrizia Roca, sul quale ho l’onore di pubblicare alcune mie note, che testimonia l’importanza che hanno assunto le immaginette sacre in Italia e nel mondo.
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