di VITTORIO POLITO - Il tempo della Quaresima per i cristiani rappresenta un periodo particolarmente importante dell’anno liturgico: è un periodo di riflessione sulla figura di Gesù e sui suoi insegnamenti, che culmina con la Resurrezione.
La Domenica di Pasqua è un giorno di grande felicità che si manifesta anche nello stare insieme con gioia, ma numerosi e suggestivi sono anche i riti che si svolgono in vari paesi. Vediamo cosa accade in alcune città italiane.
Ad Adrano, in provincia di Catania, nella Domenica di Pasqua si svolge una rappresentazione chiamata “diavolata”. Al centro della piazza viene preparato un palco sul quale è raffigurato da una parte l’inferno con i diavoli e dall’altra parte il paradiso. I protagonisti sono diavoli guidati da Lucifero, l’anima, che è una bambina, e l’angelo, che è un bambino. La “diavolata” rappresenta il trionfo del bene sul male, dopo una serie di lotte, conflitti e discussioni. Tutto è basato sulla parola e sui versi, l’angelo costringe i diavoli a pronunciare “Viva Maria”. La morte indossa un costume da scheletro mentre i diavoli sono in abbigliamento rosso ed ogni volta che appaiono sono preceduti da fumo e fiamme. L’angelo ha una bianca tunica con le ali.
A Prizzi (Palermo), orrende maschere di zinco vestite di rosso, con lunghi denti sporgenti e teste sormontate da enormi corna, rappresentano i diavoli che danno vita ad una caratteristica rappresentazione chiamata “l’abballu de li diavoli”. Gruppi di giovani che impersonano i diavoli girano per il paese nel tentativo di catturare il maggior numero possibile di anime. Chi è simbolicamente colpito dalla morte non ha via di scampo: viene preso e trascinato al più vicino inferno che altro non è che un’osteria o un bar. Qui il malcapitato è costretto ad offrire da bere a tutti i presenti. Nel pomeriggio entra in scena la Madonna che esce dalla chiesa principale e va incontro al Cristo Risorto. Alla visione della madre e del figlio riuniti, i diavoli interrompono il ballo e altri giovani in veste di angeli li catturano e li portano al cospetto della Madonna. I diavoli domati si inginocchiano fra le due statue e si tolgono le maschere chiudendo la rappresentazione.
A Valmontone (Roma) la processione del Venerdì Santo assume da secoli, come in numerose città centro-meridionali, un ruolo tipicamente teatrale. Come è noto già in tempi tardo-medievali, e soprattutto in tempi rinascimentali e barocchi, le processioni della Settimana Santa, si ampliano a dismisura con la presenza dei cosiddetti “misteri”, statue lignee o in cartapesta raffiguranti momenti della Passione portate a spalla da aderenti a Confraternite preventivamente prescelte. Contemporaneamente, la Sacra rappresentazione che assume un ben individuato ruolo paraliturgico, collocata sopra un palco, accanto alle statue dei Misteri, si anima con vere e proprie sceneggiature dei fatti della Passione con la partecipazione di attori vestiti in costumi storici romani ed ebraici. La manifestazione, che vanta quasi un secolo di vita, è una vera e propria processione, dove gli attori sfilano lentamente, preceduti e accompagnati da una “guida”, presente in scena, che commenta le varie fasi.
Molti gli attori che recitano sui testi delle Sacre Scritture. Dall’Antico Testamento (l’Annunciazione, i Profeti, la Visitazione), si arriva alla ricostruzione della Natività. È il primo quadro corale che termina con la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Segue la scena con Erode e la strage degli Innocenti, un quadro di grande effetto spettacolare e la predicazione del Battista con una grande scena di massa che vede protagonista “il popolo” di Valmontone. Viene ricostruito il Battesimo di Gesù, la cattura del Battista e la sua decapitazione, dopo il balletto di Salomè.
Uno dei momenti di maggior suggestione e rappresentato dalla tentazione di Gesù nel deserto da parte di Satana, quindi la predicazione e la vita pubblica del Redentore, fino a giungere all’Ultima Cena, sull’impianto scenografico reso celebre da Leonardo Da Vinci. Con la Via Crucis, il quadro tra i più ricchi di emotività, con Gesù che cade più volte sotto la Croce, gli “sgherri” che lo frustano e lo deridono, le Pie Donne che piangono e sorreggono la Madonna, la disperazione di Giuda e la Crocifissione, si conclude la struggente rappresentazione. La Sacra raffigurazione è stata presentata nel 1989 a Benifayò in Spagna, città gemellata con Valmontone.
A Civita di Bagnoregio (Viterbo), un corteo in costume di oltre trecento persone mette in scena la Passione e la morte del Cristo, andando come è tradizione fino a Bagnoregio per tornare entro la mezzanotte a Civita.
A Sulmona il Venerdì Santo si celebra all’insegna del rosso: rosso è il sangue di Cristo, rosse le insegne e il sacco dei Confrati (o Confratelli) della Santissima Trinità. La processione si muove la sera dalla chiesa barocca dell’Annunziata preceduta da una banda di ottoni. Seguono i Confrati nel saio rosso reggendo lampioni e la bara del Cristo accompagnata dalla Madonna in lutto. La Scuola Cantorum intona il “Miserere”. Il corteo avanza con passo lento alla luce delle fiaccole e dei bengala per poi rientrare a notte fonda nella Chiesa della Trinità.
La domenica di Pasqua, dalla chiesa medievale di Santa Maria della Tomba avanza la processione aperta dai Confrati, con indosso la “mozzetta” (mantellina verde con piccolissimo cappuccio); i Confrati portano a spalla le antiche statue del Cristo Risorto, di San Giovanni e di San Pietro. Il Cristo si ferma. San Pietro e San Giovanni intanto raggiungono la chiesa di San Filippo dove la Madonna si è ritirata per piangere la morte del figlio. San Giovanni chiama la Madonna ma il portale resta chiuso, ci prova San Pietro ma il risultato non cambia. Dopo altre prove da parte degli Apostoli la Madonna appare vestita di nero in segno di lutto. Inizia la processione stanca e lenta fin quando la Madonna, scorgendo la figura del figlio, corre da lui frenetica e gioiosa. Le cade di mano il fazzoletto bianco, segno del lutto, e appare una rosa rossa come il sangue che dona la vita. A questo punto un volo di colombe e suoni festosi di campane concludono la cerimonia e danno inizio alla festa pasquale. E proprio dal battito d’ali delle colombe si potrà decifrare l’andamento della stagione agricola e della vita cittadina.
Molte altre manifestazioni pasquali si svolgono in Umbria e in Toscana. Ad Assisi - la città sacra di S. Francesco - la suggestiva processione del Venerdì Santo, di origine medievale, vede sfilare tutte insieme le confraternite in un percorso illuminato da fiaccole tra la Cattedrale di San Rufino e la Basilica del Santo.
A Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto, la Domenica di Pasqua si festeggia il Cristo Risorto con il rito della benedizione del mare.
La Domenica di Pasqua è un giorno di grande felicità che si manifesta anche nello stare insieme con gioia, ma numerosi e suggestivi sono anche i riti che si svolgono in vari paesi. Vediamo cosa accade in alcune città italiane.
Ad Adrano, in provincia di Catania, nella Domenica di Pasqua si svolge una rappresentazione chiamata “diavolata”. Al centro della piazza viene preparato un palco sul quale è raffigurato da una parte l’inferno con i diavoli e dall’altra parte il paradiso. I protagonisti sono diavoli guidati da Lucifero, l’anima, che è una bambina, e l’angelo, che è un bambino. La “diavolata” rappresenta il trionfo del bene sul male, dopo una serie di lotte, conflitti e discussioni. Tutto è basato sulla parola e sui versi, l’angelo costringe i diavoli a pronunciare “Viva Maria”. La morte indossa un costume da scheletro mentre i diavoli sono in abbigliamento rosso ed ogni volta che appaiono sono preceduti da fumo e fiamme. L’angelo ha una bianca tunica con le ali.
A Prizzi (Palermo), orrende maschere di zinco vestite di rosso, con lunghi denti sporgenti e teste sormontate da enormi corna, rappresentano i diavoli che danno vita ad una caratteristica rappresentazione chiamata “l’abballu de li diavoli”. Gruppi di giovani che impersonano i diavoli girano per il paese nel tentativo di catturare il maggior numero possibile di anime. Chi è simbolicamente colpito dalla morte non ha via di scampo: viene preso e trascinato al più vicino inferno che altro non è che un’osteria o un bar. Qui il malcapitato è costretto ad offrire da bere a tutti i presenti. Nel pomeriggio entra in scena la Madonna che esce dalla chiesa principale e va incontro al Cristo Risorto. Alla visione della madre e del figlio riuniti, i diavoli interrompono il ballo e altri giovani in veste di angeli li catturano e li portano al cospetto della Madonna. I diavoli domati si inginocchiano fra le due statue e si tolgono le maschere chiudendo la rappresentazione.
A Valmontone (Roma) la processione del Venerdì Santo assume da secoli, come in numerose città centro-meridionali, un ruolo tipicamente teatrale. Come è noto già in tempi tardo-medievali, e soprattutto in tempi rinascimentali e barocchi, le processioni della Settimana Santa, si ampliano a dismisura con la presenza dei cosiddetti “misteri”, statue lignee o in cartapesta raffiguranti momenti della Passione portate a spalla da aderenti a Confraternite preventivamente prescelte. Contemporaneamente, la Sacra rappresentazione che assume un ben individuato ruolo paraliturgico, collocata sopra un palco, accanto alle statue dei Misteri, si anima con vere e proprie sceneggiature dei fatti della Passione con la partecipazione di attori vestiti in costumi storici romani ed ebraici. La manifestazione, che vanta quasi un secolo di vita, è una vera e propria processione, dove gli attori sfilano lentamente, preceduti e accompagnati da una “guida”, presente in scena, che commenta le varie fasi.
Molti gli attori che recitano sui testi delle Sacre Scritture. Dall’Antico Testamento (l’Annunciazione, i Profeti, la Visitazione), si arriva alla ricostruzione della Natività. È il primo quadro corale che termina con la Fuga in Egitto della Sacra Famiglia. Segue la scena con Erode e la strage degli Innocenti, un quadro di grande effetto spettacolare e la predicazione del Battista con una grande scena di massa che vede protagonista “il popolo” di Valmontone. Viene ricostruito il Battesimo di Gesù, la cattura del Battista e la sua decapitazione, dopo il balletto di Salomè.
Uno dei momenti di maggior suggestione e rappresentato dalla tentazione di Gesù nel deserto da parte di Satana, quindi la predicazione e la vita pubblica del Redentore, fino a giungere all’Ultima Cena, sull’impianto scenografico reso celebre da Leonardo Da Vinci. Con la Via Crucis, il quadro tra i più ricchi di emotività, con Gesù che cade più volte sotto la Croce, gli “sgherri” che lo frustano e lo deridono, le Pie Donne che piangono e sorreggono la Madonna, la disperazione di Giuda e la Crocifissione, si conclude la struggente rappresentazione. La Sacra raffigurazione è stata presentata nel 1989 a Benifayò in Spagna, città gemellata con Valmontone.
A Civita di Bagnoregio (Viterbo), un corteo in costume di oltre trecento persone mette in scena la Passione e la morte del Cristo, andando come è tradizione fino a Bagnoregio per tornare entro la mezzanotte a Civita.
A Sulmona il Venerdì Santo si celebra all’insegna del rosso: rosso è il sangue di Cristo, rosse le insegne e il sacco dei Confrati (o Confratelli) della Santissima Trinità. La processione si muove la sera dalla chiesa barocca dell’Annunziata preceduta da una banda di ottoni. Seguono i Confrati nel saio rosso reggendo lampioni e la bara del Cristo accompagnata dalla Madonna in lutto. La Scuola Cantorum intona il “Miserere”. Il corteo avanza con passo lento alla luce delle fiaccole e dei bengala per poi rientrare a notte fonda nella Chiesa della Trinità.
La domenica di Pasqua, dalla chiesa medievale di Santa Maria della Tomba avanza la processione aperta dai Confrati, con indosso la “mozzetta” (mantellina verde con piccolissimo cappuccio); i Confrati portano a spalla le antiche statue del Cristo Risorto, di San Giovanni e di San Pietro. Il Cristo si ferma. San Pietro e San Giovanni intanto raggiungono la chiesa di San Filippo dove la Madonna si è ritirata per piangere la morte del figlio. San Giovanni chiama la Madonna ma il portale resta chiuso, ci prova San Pietro ma il risultato non cambia. Dopo altre prove da parte degli Apostoli la Madonna appare vestita di nero in segno di lutto. Inizia la processione stanca e lenta fin quando la Madonna, scorgendo la figura del figlio, corre da lui frenetica e gioiosa. Le cade di mano il fazzoletto bianco, segno del lutto, e appare una rosa rossa come il sangue che dona la vita. A questo punto un volo di colombe e suoni festosi di campane concludono la cerimonia e danno inizio alla festa pasquale. E proprio dal battito d’ali delle colombe si potrà decifrare l’andamento della stagione agricola e della vita cittadina.
Molte altre manifestazioni pasquali si svolgono in Umbria e in Toscana. Ad Assisi - la città sacra di S. Francesco - la suggestiva processione del Venerdì Santo, di origine medievale, vede sfilare tutte insieme le confraternite in un percorso illuminato da fiaccole tra la Cattedrale di San Rufino e la Basilica del Santo.
A Porto Santo Stefano, in provincia di Grosseto, la Domenica di Pasqua si festeggia il Cristo Risorto con il rito della benedizione del mare.