Libri: “La libertà oltre il bosco dei faggi”, il racconto della famiglia Schönheit sopravvissuta alla Shoah
di PIERO LADISA – “La libertà oltre il bosco dei faggi” (Wip Edizioni) è il titolo del libro scritto dalla prof.ssa barese Rosa De Feo che narra la storia della famiglia ebraica Schönheit, reclusa nel campo di concentramento di Fossoli e successivamente nei lager di Buchenwald e Ravensbrϋck nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il racconto è affidato ai ricordi di un diretto protagonista della vicenda, Franco Schönheit (all’epoca dei fatti 17 enne, oggi ancora in vita), contattato dalla stessa autrice dopo un minuzioso lavoro di ricerca effettuato con i propri alunni dell’IC “G. Mazzini-G. Modugno” di Bari.
L'opera ha origine dal percorso didattico che l’autrice ha sviluppato con i propri alunni di quarta elementare (a.a. 2010/2011) sul tema della Shoah, premiato dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione della Giornata della Memoria 2011. Dalle memorie di Franco Schönheit si evince un racconto toccante, con particolari inquietanti riguardanti la prigionia, di una delle tante famiglie vittime delle follia nazista che, al contrario di altre, riuscì ad abbandonare quei luoghi di morte con le proprie gambe. Il testo al suo interno contiene documenti e foto originali dell'epoca.
INTERVISTA ALL'AUTRICE
D. "La libertà oltre i boschi dei faggi". Perché questo titolo?
R. «Il libro prende il titolo proprio da Buchenwald , che vuol dire bosco dei faggi. Il lager fu costruito su una collina con tanti faggi. La libertà per i deportati era oltre quel campo, oltre quella foresta».
D. In che modo è riuscita a mettersi in contatto con il sig. Schönheit?
R. «Non è stato semplice trovare Franco Schonheit. La nostra è stata una bella avventura! Dopo aver letto alcune pagine del libro "L'alba ci colse come un tradimento "di Liliana Picciotto, abbiamo scoperto finalmente il suo cognome. Abbiamo cercato nell'elenco telefonico di Ferrara ma non c'era alcun utente con il suo cognome. Ma nel libro della Picciotto abbiamo scoperto che si era salvato, perché nel 1999 aveva rilasciato un'intervista ad una studentessa universitaria di Milano. Abbiamo cercato nell'elenco telefonico di Milano e finalmente abbiamo trovato il numero di telefono e il suo indirizzo. Ma dopo 10 anni era ancora in vita? Eravamo perplessi, ma per i bambini era vivo. Un sabato sera l'ho chiamato. Ha risposto la moglie Dori. Poi ho parlato con lui. Gli ho spiegato il lavoro che stavo svolgendo con i bambini, che stavamo realizzando un cartone animato sulla sua storia e che gli alunni volevano intervistarlo per concludere il percorso, perché noi non conoscevamo nulla della sua esperienza nel campo di Buchenwald. Così ha risposto alle domande dei bambini e noi abbiamo potuto terminare il cartone animato, che poi ha vinto il concorso "I giovani ricordano la Shoah"».
D. Come hanno reagito i suoi alunni dinanzi alla narrazione di episodi riguardanti la Shoah, raccontati dalla bocca di un sopravvissuto?
R. «Gli alunni, negli anni precedenti, avevano già affrontato argomenti come la diversità, l'uguaglianza, la differenza, l'esclusione, l'emarginazione. Per la Shoah, ogni anno leggevamo interviste, racconti, lettere di sopravvissuti come Max Mayer, fuggito dalla Germania e accolto a Bari, Tommaso Fiore, Nedo Fiano, L. Beccaria. La Shoah spiegata ai bambini da Franco, straordinario testimone, ha comunicato una memoria senza aspetti sconvolgenti. Franco non ama raccontare fatti cruenti, ama invece sottolineare i problemi legati alla fame, alla mancanza di cibo, all'igiene, all'assenza di libertà, all'importanza di conoscere il tedesco, di studiare».
D. Qual è stato il momento più emozionante dei vari incontri avuti con il sig. Schönheit?
R. «L'incontro più emozionante è stato a Roma, al Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in occasione della premiazione, quando gli alunni hanno conosciuto Franco per la prima volta. Grande sorpresa, tantissima emozione e gioia incontenibile! In realtà, ogni volta che lo rivediamo, l'emozione e' grandissima, ci stringiamo a lui sempre con immenso affetto. Ormai fa parte della nostra famiglia».