di VITTORIO POLITO - In ogni presepio del mondo, sopra la grotta che ospita la Sacra Famiglia, o sulla punta dell’albero addobbato per la festa, trova posto da tempo immemorabile una splendente “stella cometa”. Si tratta di una locuzione popolare impropria che gli astronomi chiamano semplicemente “cometa”, ossia astro chiomato. Infatti il vocabolario Treccani così la definisce: «Corpo celeste gravitante intorno al Sole, per lo più su orbite molto eccentriche, composto, tipicamente, di un nucleo circondato da un alone (chioma) e da una coda allungata».
La tradizione vuole che i Re Magi fossero stati guidati nel luogo dove nacque Gesù proprio da una luminosa cometa, divino messaggero del glorioso evento. Ma quanto c’è di verificabile, dal punto di vista astronomico, in questa affascinante rappresentazione? La stella dei Magi è esistita davvero? Da oltre un secolo si sa che si tratta di un corpo del sistema solare fatto in gran parte di ghiaccio, quindi proprio il contrario di una stella. La trasformazione di questa stella in cometa risale addirittura al 1301 e il merito va a Giotto. Egli infatti osservò personalmente in quel periodo una fantastica apparizione della cometa di Halley e, comprensibilmente, non resistette all’idea di disegnare la grande cometa sulla scena della natività nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
I progressi odierni della scienza permettono, grazie a computer con programmi di calcolo sempre più potenti ed all’affinamento dell’indagine storiografica ed archeologica, di ricostruire con grande precisione il cielo notturno osservato dai nostri progenitori e di dare un contributo decisivo alla risoluzione di un “caso” affascinante ed assai complicato.
L’interesse degli astronomi per la stella di Betlemme è sempre stato vivo e non accenna a diminuire: dopo duemila anni si susseguono ancora interpretazioni e studi al riguardo. Superata, come è giusto che sia, la volontà di far corrispondere fatti ed eventi scientificamente provati ai riferimenti degli Evangelisti.
I Magi, che secondo il Vangelo armeno erano tre fratelli: Melkon, che regnava sui Persiani, Balthasar, che regnava sugli Indiani e il terzo, Gaspar, che possedeva il paese degli Arabi, appartenevano originariamente ad una delle tribù in cui era diviso il popolo dei Medi. Essi costituivano la classe sacerdotale. Infatti, in Persia (oggi Iran), dove vivevano, il loro nome assunse il significato generico di sacerdoti.
I Magi esercitavano una professione che oggi definiremmo astrologia. Alla corte di Babilonia essi interpretavano i segni celesti, osservando i moti delle stelle e dei pianeti, traendone auspici sia favorevoli che negativi. La “stella” che essi videro era uno di quei segnali con i quali presso i pagani la divinità rendeva noti i propri disegni. Alcuni testi arabi collegano i Magi alla religione iranica e a Zoroastro (o Zarathustra), “fondatore della dottrina del magismo”, al quale veniva attribuita tra le altre cose anche la profezia della nascita di Cristo.
Oggi sorridiamo del fatto che gli astri possono avere un’influenza prevedibile sul nostro agire quotidiano, o che tanto meno, permettano di predire eventi futuri. L’astrologia ha perso ogni fondamento e scientificità, anche presunta, con l’avvento del metodo scientifico del 16° secolo. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che astronomia e astrologia hanno proceduto di pari passo per secoli, la prima al servizio della seconda. Fu a causa della creduta influenza dei corpi celesti sul destino dell’uomo che i sapienti dell’epoca affinarono la propria conoscenza sull’astronomia posizionale.
I Vangeli sono una fonte privilegiata per inquadrare con una certa precisione la “stella” che videro i Magi. Dal Vangelo di Matteo proviene un’utile informazione: il fenomeno astronomico osservato dai Magi fu si importante ma non certo eclatante, ossia perfettamente evidente a chiunque. In caso contrario anche Erode ne sarebbe stato a conoscenza e non avrebbe dovuto chiedere informazioni dettagliate. Da perfetti conoscitori della volta celeste, quali erano i Magi, sicuramente si resero conto che ciò che videro, nel loro lungo viaggio da Babilonia a Betlemme, era qualcosa di importante per la propria esperienza di studiosi del cielo, anche se poi, a livello popolare, poteva passare del tutto inosservato. Ecco dunque perché furono i Magi a notare “la stella” e non altri: solo loro erano in grado, come esperti osservatori delle stelle, di apprezzarne la particolarità.
È possibile che in futuro emergano nuovi elementi archeologici o storiografici risalenti ai primi anni della cristianità: essi potranno così dar peso ad un’interpretazione piuttosto che ad un’altra.
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