TARANTO - Una poliziotta in forza alla Polizia Ferroviaria, ieri a Taranto, è stata raggiunta al torace da alcune coltellate inferte da un clochard, identificato successivamente in un cinquantenne bulgaro, che stava aggredendo diverse persone in attesa dell’autobus.
«I miei colleghi, giunti sul posto hanno dovuto immobilizzare l’uomo che ha pensato bene di accoltellare la collega con l’intento di ucciderla. Fortunatamente lo smartphone nel taschino della divisa le ha salvato la vita». Commenta così Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), quanto accaduto ieri a Taranto in piazza della Libertà .
«La cosa che davvero ci disgusta – prosegue - è che se nell’atto di difendersi, fosse stata la poliziotta a colpire il clochard, il caso sarebbe diventato immediatamente mediatico e, visto che così non è stato, si preferisce tacere, si cerca di nascondere in tutti i modi non solo le violenze patite dai miei colleghi, ma addirittura quando queste vengono commesse da stranieri».
Durante lo scorso anno, solo nella Polizia di Stato, 6000 agenti operativi su strada sono rimasti feriti. La maggior parte di questi ha subito un’aggressione da parte di stranieri o di soggetti sotto effetto di alcol e sostanze stupefacenti.
«Quello smartphone nel taschino della collega è stato provvidenziale – continua ancora Tonelli – ma non deve essere un cellulare a salvare la vita di un collega, bensì dotazioni idonee di cui purtroppo gli agenti non sono in possesso a causa dei tagli dissennati all’apparato della sicurezza. Non ci sono mezzi, non ci sono dotazioni ed equipaggiamenti. Gli agenti sono costretti ad acquistare di tasca propria divise e sotto camicia per proteggersi da sempre più frequenti aggressioni – e conclude – ogni giorno rischiamo la nostra vita per la sicurezza dei cittadini. L’aggressore è stato tratto in arresto con l’accusa di tentato omicidio. Chiediamo certezza della pena che, qualora dovesse venire meno con la scarcerazione, come successe a Milano, dove la coltellata di un extracomunitario a un poliziotto fu considerata una forma aggravata di resistenza a pubblico ufficiale, confermerebbe a questi criminali che siamo l’anello debole della catena».
«I miei colleghi, giunti sul posto hanno dovuto immobilizzare l’uomo che ha pensato bene di accoltellare la collega con l’intento di ucciderla. Fortunatamente lo smartphone nel taschino della divisa le ha salvato la vita». Commenta così Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap), quanto accaduto ieri a Taranto in piazza della Libertà .
«La cosa che davvero ci disgusta – prosegue - è che se nell’atto di difendersi, fosse stata la poliziotta a colpire il clochard, il caso sarebbe diventato immediatamente mediatico e, visto che così non è stato, si preferisce tacere, si cerca di nascondere in tutti i modi non solo le violenze patite dai miei colleghi, ma addirittura quando queste vengono commesse da stranieri».
Durante lo scorso anno, solo nella Polizia di Stato, 6000 agenti operativi su strada sono rimasti feriti. La maggior parte di questi ha subito un’aggressione da parte di stranieri o di soggetti sotto effetto di alcol e sostanze stupefacenti.
«Quello smartphone nel taschino della collega è stato provvidenziale – continua ancora Tonelli – ma non deve essere un cellulare a salvare la vita di un collega, bensì dotazioni idonee di cui purtroppo gli agenti non sono in possesso a causa dei tagli dissennati all’apparato della sicurezza. Non ci sono mezzi, non ci sono dotazioni ed equipaggiamenti. Gli agenti sono costretti ad acquistare di tasca propria divise e sotto camicia per proteggersi da sempre più frequenti aggressioni – e conclude – ogni giorno rischiamo la nostra vita per la sicurezza dei cittadini. L’aggressore è stato tratto in arresto con l’accusa di tentato omicidio. Chiediamo certezza della pena che, qualora dovesse venire meno con la scarcerazione, come successe a Milano, dove la coltellata di un extracomunitario a un poliziotto fu considerata una forma aggravata di resistenza a pubblico ufficiale, confermerebbe a questi criminali che siamo l’anello debole della catena».