Confermata misura cautelare per il padre dei fratellini di Gravina

Il tribunale del Riesame di Bari, nelle 24 pagine in cui motiva la decisione presa il 13 dicembre scorso, conferma la misura cautelare in carcere disposta dal gip il 27 novembre 2006 a carico di Filippo Pappalardi, accusato di sequestro di persona, duplice omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere.
Confermando la tesi della pubblica accusa, il tribunale ritiene che l’indagato abbia messo in atto “una continua opera di depistaggio”. I giudici ribadiscono che le risultanze indiziarie in atti dimostrano come l’imputato abbia potuto contare sul valido apporto della convivente ma anche sulla complicità di personaggi ambigui pronti ad indicare false piste.
Sono credibili - secondo il Tribunale del Riesame – i racconti fatti alla polizia dai tre baby-testimoni, ricordando che uno di questi è il teste-chiave. Appare inverosimile - continuano - che i tre abbiano potuto concordare preventivamente una falsa ricostruzione degli eventi.
Lo sostengono i giudici del collegio (presidente Angela Rosa Nettis, relatore Alessandra Piliego, a latere Giovanni Anglana) motivando la decisione di confermare la detenzione in carcere per Filippo Pappalardi. Il tribunale, smontando le tesi difensive, definisce “particolareggiate, sostanzialmente sovrapponibili nel nucleo essenziale” le testimonianze dei tre.
La difesa, rappresentata dall’avvocato Angela Aliani, annuncia battaglia e ricorso in cassazione.“Non è stato mai dimostrato – come afferma l’Avv. Aliani - che effettivamente sia stato commesso il sequestro di Ciccio e Tore o che i bambini siano morti o che la morte sia stata provocata o determinata dal comportamento di Pappalardi”.

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