BARI, CLAN «TELEGRAFO»: I CC SEQUESTRANO BENI PER 2MLN DI EURO GESTITI DALLE DONNE DEI BOSS

BARI - Ragazzi Kamikaze pronti a tutto al sevizio del clan “Telegrafo” per combattere la guerra di mafia finalizzata al controllo del traffico di droga, armi e del racket delle estorsioni. E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari che con l’operazione denominata “Manhattan” dello scorso 25 febbraio arrestarono 24 persone ritenute affiliate ad una struttura criminale a “gradini”. Il passaggio da un livello all’altro della scala gerarchica, infatti, era caratterizzato da prove di fiducia e cerimonie di affiliazione nel corso delle quali il padrino, Carlo Iacobbe, donava al nuovo adepto un solitario di diamante simbolo di un legame indissolubile. Con l’operazione odierna che ha portato all’esecuzione di 9 provvedimenti di sequestro beni, intestati alle donne del clan, per un valore di 2 milioni di euro, un altro durissimo colpo è stato così inferto allo storico sodalizio criminale di stanza nel capoluogo barese capeggiato dal 40enne Lorenzo Valerio e del suo luogotenente 38enne Carlo Iacobbe, arrestati lo scorso febbraio con le accuse, a vario titolo, di “associazione mafiosa”, “traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione di armi” ed “estorsioni”. In particolare l’attività odierna ha ad oggetto una serie diversificata di patrimoni intestati alle mogli, figlie, madri e nipoti dei boss. Si tratta di: un rilevante pacchetto di quote societarie della S.A.S. “SO.GE.GA.”, una società del capoluogo pugliese con ragione sociale molto differenziata. Custodia e lavaggio autoveicoli, trasposto merci, rimessaggio e riparazioni barche, gestione parcheggi, servizi pulizia e manutenzione, custodia e vigilanza edifici, gestione e conduzione impianti sportivi. La stessa ditta risulta proprietaria, inoltre, di un’area di circa 5000 mq in pieno centro cittadino; 2 appartamenti di 130 metri quadri nel capoluogo pugliese; 6 conti correnti e libretti di deposito dove transitavano i proventi illeciti del sodalizio e dai quali si attingeva per le spese di qualsiasi natura del clan come quelle legali; 9 autovetture e motocicli di grossa cilindrata utilizzati dai sodali per il traffico di stupefacenti ed il trasporto delle armi. L’attività ha messo in luce il ruolo centrale ricoperto dalle donne del clan, che dietro una facciata di apparente normalità costituta dal vivere all’interno di palazzine di edilizia popolare e mantenere un tenore di vita senza eccessi, in realtà erano beneficiarie dei proventi dell’attività illecita dei propri mariti e familiari. L’indagine ha evidenziato infatti che il defunto capo storico del clan Nicola Telegrafo ha intestato le quote societarie della “SO.GE.GA” alla propria moglie ed altrettanto ha fatto il suo luogotenente Carlo Iacobbe che ha suddiviso i suoi guadagni in una serie di conti di cui beneficiano anche la madre e la figlia. Particolare poi è il caso dei veicoli e delle moto, intestate alle mogli ed alle madri e la cui assicurazione era pagata addirittura dalle nipoti degli affiliati. Con quest’ultimo sequestro i Carabinieri dopo aver meticolosamente interpellato numerosi enti amministrativi e passato al setaccio i conti correnti di familiari e congiunti degli indagati, hanno colpito in pieno le attività economiche nelle quali il clan aveva investito i proventi delle attività illegali.

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