Per lui Lecce-Bari è una strana, durissima partita doppia. Antonio Conte vivrà un derby tutto suo, già sa quanto gli toccherà soffrire in panchina. Perché, come se non bastasse l'accoglienza ostile che da dieci anni gli riserva la sua ex tifoseria, stavolta il ragazzo leccese ritorna da allenatore del Bari. Sin dalla scorsa settimana, ha chiuso le trasmissioni: «Scusatemi, non parlo del derby: qualsiasi cosa dicessi, sarebbe strumentalizzata». Antonio si è tirato fuori dai giochi dialettici sulla sfida del cuore. Il suo cuore ha battuto forte per la maglia giallorossa anche quando, a 22 anni, passò alla corte di Trapattoni, alla Juve, nel novembre '91. Diventò l'orgoglio di tutto il Salento.
Figlio genuino della sua terra, all'improvviso il centrocampista fu bollato come un leccese rinnegato. Tutta colpa di un «benedetto-maledetto» gol segnato al Delle Alpi, il 31 agosto '97, contro la squadra della sua città . Ininfluente ai fini del risultato, quella rete al 93' era per Conte, appena recuperato dall'operazione a un ginocchio, come una liberazione dalla paura di dover abbandonare il calcio. Si trovò a festeggiare il gol scaccia-incubo davanti ai suoi vecchi tifosi, che non gli perdonarono quell'esultanza. Antonio provò a spiegare ai leccesi: invano. Così, ogni ritorno nello stadio dei suoi primi sogni si è trasformato in un inferno per lui, sommerso da cori e fischi. A dicembre è stato chiamato dai nemici storici del Bari e oggi la storia ricomincia...
Figlio genuino della sua terra, all'improvviso il centrocampista fu bollato come un leccese rinnegato. Tutta colpa di un «benedetto-maledetto» gol segnato al Delle Alpi, il 31 agosto '97, contro la squadra della sua città . Ininfluente ai fini del risultato, quella rete al 93' era per Conte, appena recuperato dall'operazione a un ginocchio, come una liberazione dalla paura di dover abbandonare il calcio. Si trovò a festeggiare il gol scaccia-incubo davanti ai suoi vecchi tifosi, che non gli perdonarono quell'esultanza. Antonio provò a spiegare ai leccesi: invano. Così, ogni ritorno nello stadio dei suoi primi sogni si è trasformato in un inferno per lui, sommerso da cori e fischi. A dicembre è stato chiamato dai nemici storici del Bari e oggi la storia ricomincia...
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