“La Fnsi non ci sta. La galera per i giornalisti fino a cinque anni per la sola ragione di aver pubblicato notizia o atti di intercettazioni, che altri dovevano semmai custodire, sarebbe un atto fuori legge”. Cosi’ il segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, accoglie l’intenzione del governo di dare un giro di vite sulle intercettazioni telefoniche.“Il diritto-dovere di dar conto di indagini in corso e quelle del pubblico a riceverne informazione prevale sulle esigenze di segretezza, come ha stabilito, un anno fa, la Corte europea dei diritti dell’uomo”, ricorda Siddi, in una nota diffusa nel pomeriggio. “Con il massimo rispetto per il presidente del Consiglio dei Ministri e con la migliore attenzione al rispetto della dignita’ delle persone e dei diritti alla riservatezza, non potremmo mai considerare norma liberale quella che imponga un bavaglio alla stampa”.
“Non si puo’ cancellare per legge, come sarebbe con la previsione di 5 anni di carcere, l’obbligo del giornalista di dar conto delle notizie provenienti da intercettazioni della magistratura, che va ricordato vengono pubblicate quando sono di pubblico interesse”, sottolinea il segretario della Fnsi. “I giornalisti non sono ne’ debbono essere semplice ‘buca delle lettere’ o delle ’soffiate’ ma hanno l’obbligo deontologico di ‘propagare’ - come dice l’onorevole Berlusconi - meglio di divulgare, far conoscere, notizie fondate su fatti, atti e comportamenti veri, lealmente accertati come tali, che siano e che debbono essere conosciuti dai cittadini ai fini di un libera formazione dei propri convincimenti; sia rispetto a chi finisce in un’inchiesta penale ma anche perche’ sia osservabile come procedono le inchieste stesse”.
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