Povertà: aumentata nel 2009, famiglie a rischio usura

ROMA - Il 2009 e' l'anno dell'aumento della poverta' in Italia. Lo certifica il Rapporto annuale Caritas che parla di oltre 5mila famiglie che in un solo anno si sono rivolte ai Centri di Ascolto diocesani e di richieste di aiuto economico aumentate di oltre il 50%.

A chiedere aiuto nell'anno della crisi sono le categorie lavorative piu' a rischio: i contrattisti a termine, gli impiegati che perdono il posto improvvisamente a causa della crisi, i cassintegrati.

La poverta' del Sud Italia e' di 4-5 volte maggiore rispetto a quella del Nord con un'incidenza di oltre il 20% in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il Nord registra il 2,9%.

Al Centro la situazione e' articolata (17,5% nel Lazio, 2,4% nelle Marche).

Eppure, sempre secondo il Rapporto, la meta' (52,8% dei casi) delle ''nuove famiglie povere'' italiane non si rivolgono alla Caritas per ''orgoglio'', ''vergogna'' o ''dignita'''. Nel Mezzogiorno aumenta il ''rischio usura'' dato dal ''sovraindebitamento delle famiglie, il difficile accesso al credito, il crollo della borsa, il boom delle carte di credito revolving e del gioco d'azzardo, la rateizzazione delle imposte'' che rischiano di far scivolare migliaia di famiglie nella rete degli usurai.

Un numero crescente di famiglie italiane si rivolge alla Caritas per problemi di ''reddito insufficiente rispetto alle normali esigenze della vita'': sono il 7,7% del totale. Nei centri di accoglienza del Mezzogiorno l'incidenza di famiglie italiane in difficolta' economica e' superiore alla media nazionale (17,7%).

I bisogni espressi sono principalmente di tipo economico per il 56,8% degli italiani e per il 48,1% degli stranieri.

Seguono i problemi di occupazione: 44% degli italiani e 54,9% degli stranieri. Per questi ultimi sono anche rilevanti i problemi abitativi (21,8%). Le richieste espresse si concentrano soprattutto nella categoria Beni e servizi materiali, sia per gli italiani (46,1%) che per gli stranieri (51,3%). Seguono le richieste di Sussidio economico per gli italiani (20,8%) e le richieste di Lavoro per gli stranieri (33,5%).