ROMA - Un caso quantomeno paradossale quello accaduto a Taranto che ha portato il giudice della citta' pugliese a una decisione salomonica riguardo alla custodia di una cagnetta dopo una separazione.
La cagnetta, in questione, Lucky, era stata portata via da dalla moglie all'atto della separazione dal marito. A questi era rimasta in custodia un'altra cagnetta, Miriam, figlia di Lucky. Passato un anno, il marito ha avviato la causa di separazione nella quale ha chiesto la restituzione di Lucky in quanto intestatario del microchip della cagnetta.
Il giudice non tenendo conto minimamente dello stato di affezione dell'animale, che pur essendo intestato al marito ha sempre vissuto con la signora Vittoria, ha stabilito che il cane dovra' essere diviso in maniera equa (sei mesi alla moglie, sei mesi al marito) ritenendo in sentenza che anche il cane, cosi' come la casa i mobili e gli elettrodomestici, sia parte della comunione dei beni.
La signora si e' ora rivolta al Tribunale degli Animali di AIDAA per tentare di trovare una soluzione che porti il marito a riconoscere che Lucky e' di fatto di proprieta' della moglie, per arrivare quindi ad una conciliazione che permetta in maniera bonaria il passaggio di proprieta' del microchip.
''La sentenza del giudice di Taranto e' per certi versi ineccepibile, ma e' altresi' inaccettabile in quanto non tiene conto del fatto che Lucky e' un essere senziente, e che in quanto tale ha diritto di vivere con chi l'ha sempre amorevolmente curato - ci dice Lorenzo Croce, Presidente Nazionale AIDAA -. Il trattare un cane come un qualsiasi elettrodomestico e' quantomeno poco usuale. Per questo motivo supporteremo la signora Vittoria nella sua richiesta, anche se ci rendiamo conto del fatto che il cane essendo intestato al marito e' per la legge una proprieta' di sua appartenenza, e se dunque la decisione equa del giudice puo' in un primo momento apparire favorevole alla signora Vittoria in realta' e' contraria a quelli che sono gli interessi dell'animale''.
La cagnetta, in questione, Lucky, era stata portata via da dalla moglie all'atto della separazione dal marito. A questi era rimasta in custodia un'altra cagnetta, Miriam, figlia di Lucky. Passato un anno, il marito ha avviato la causa di separazione nella quale ha chiesto la restituzione di Lucky in quanto intestatario del microchip della cagnetta.
Il giudice non tenendo conto minimamente dello stato di affezione dell'animale, che pur essendo intestato al marito ha sempre vissuto con la signora Vittoria, ha stabilito che il cane dovra' essere diviso in maniera equa (sei mesi alla moglie, sei mesi al marito) ritenendo in sentenza che anche il cane, cosi' come la casa i mobili e gli elettrodomestici, sia parte della comunione dei beni.
La signora si e' ora rivolta al Tribunale degli Animali di AIDAA per tentare di trovare una soluzione che porti il marito a riconoscere che Lucky e' di fatto di proprieta' della moglie, per arrivare quindi ad una conciliazione che permetta in maniera bonaria il passaggio di proprieta' del microchip.
''La sentenza del giudice di Taranto e' per certi versi ineccepibile, ma e' altresi' inaccettabile in quanto non tiene conto del fatto che Lucky e' un essere senziente, e che in quanto tale ha diritto di vivere con chi l'ha sempre amorevolmente curato - ci dice Lorenzo Croce, Presidente Nazionale AIDAA -. Il trattare un cane come un qualsiasi elettrodomestico e' quantomeno poco usuale. Per questo motivo supporteremo la signora Vittoria nella sua richiesta, anche se ci rendiamo conto del fatto che il cane essendo intestato al marito e' per la legge una proprieta' di sua appartenenza, e se dunque la decisione equa del giudice puo' in un primo momento apparire favorevole alla signora Vittoria in realta' e' contraria a quelli che sono gli interessi dell'animale''.
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CRONACA