Crisi ha colpito anche benessere, meno massaggi e cure anti età

ROMA - La crisi economica ha messo un freno al boom del settore benessere. Almeno un milione (-7%) in meno gli italiani nei centri estetici nel 2009, secondo una ricerca Key-Stone, commissionata da Unipro (Associazione Italiana Imprese Cosmetiche), che sara' presentata domani nel corso della 43/ma edizione di Cosmoprof Worldwide di Bologna, la fiera internazionale di riferimento nel settore dell'estetica e della cosmesi. Si tratta, come sottolinea il presidente di Key-Stone Roberto Rosso, di ''un dato molto significativo considerando il forte aumento degli ultimi anni e il grande orientamento alla salute e bellezza che caratterizza le italiane e gli italiani''.

Anche il valore del mercato dei prodotti professionali, pari a 200 milioni di euro, ha subito un calo del 2,3% coerentemente con la riduzione dei trattamenti specifici (viso e corpo) che maggiormente richiedono consumo di cosmetici. E sono i trattamenti di base, come pulizia del viso e depilazione, che segnano il passo con una riduzione maggiore, ''segno di un calo degli accessi soprattutto per le fasce meno abbienti, che si rivolgono all'estetista solo per questi servizi''. Mentre i trattamenti complessivi hanno avuto si' un calo ma in misura ridotta: intorno al 2% per quelli specifici come i massaggi, e i trattamenti anti-age.

Tuttavia, gli operatori rimangono fiduciosi perche' dall'inizio dell'anno la riduzione del giro d'affari e' in frenata. Infatti il 50% degli estetisti dichiara che il primo trimestre sia stabile rispetto all'anno passato, un quarto lamenta una lieve riduzione e altrettanti un aumento. E contrariamente a quanto avviene nel mercato domestico, il trend delle esportazioni ha riscontrato un andamento positivo, con l'export che aumenta del 5%. ''Il calo avuto in Italia - secondo la ricerca - e' stato quindi parzialmente o completamente compensato dalle imprese con maggior vocazione all'internazionalizzazione''. Guardando al futuro, ben il 37% degli estetisti intervistati ritiene che ci sara' una ripresa, il 42% che il quadro rimarra' stabile, poco piu' del 10 non sa, e solo l'11% ritiene che si ridurra' ancora.

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