ROMA - «Ho ordinato il farmaco mercoledì scorso e dal Sant'Anna la richiesta non è ancora partita. Per motivi oscuri la direzione ospedaliera blocca il mio ordine». Lo dice il ginecologo radicale Silvio Viale, noto per aver avviato cinque anni fa al Sant'Anna di Torino la sperimentazione della pillola abortiva Ru486. E sul protocollo per la somministrazione che si starebbe mettendo a punto nel nosocomio torinese Viale ha risposto: «Il protocollo ce l'ho già da anni. L'unica cosa che devono dirmi è se posso fare il day hospital o il ricovero ordinario. Le stanze si trovano. Vorrà dire che all'inizio faremo meno casi e poi aspettiamo la normale evoluzione».
Intanto, sull'aborto chimico le donne del Pdl si scagliano contro l'esuberanza dei maschi, anche se presidenti di Regione. In Italia la pillola Ru486, che da mercoledì sarà somministrabile al Policlinico di Bari, apre un altro capitolo di scontro. Dopo la bufera politica seguita alle dichiarazioni dei presidenti leghisti di Regione Roberto Cota (Piemonte) e Luca Zaia (Veneto), poi ammorbidite, parla la pdl Maria Ida Germontani, componente delle commissioni Finanze e Bilancio del Senato: «Per fortuna ci sono le donne che intervengono al momento giusto per correggere "l'esuberanza post-elettorale dei maschi"», dice. «La pillola abortiva non deve servire a discriminare politicamente le donne, che hanno deciso di non rinunciare alla libera scelta, ovvero al loro libero arbitrio».
Intanto ad Ancona la sezione locale della Lega Nord per il giorno di Pasqua ha organizzato un volantinaggio per la vita allo slogan: «Ru486 omicidio fai da te. La Lega dice no agli aborti clandestini». Poco chiaro, per la verità, il senso dell'aggettivo «clandestino» trattandosi di un medicinale che la legge ha autorizzato. Per l'oncologo ed ex ministro della Salute, Umberto Veronesi, «togliere a una donna la possibilità di abortire farmacologicamente è un'inutile punizione fisica»; tra l'altro, avverte, c'è il rischio di «un mercato nero della pillola».
«Non si faccia falsa informazione», afferma la pdl Bernini, per la quale «la Ru486 non è una pillola facile». Riesce a parlare di «nuove "mammane" pro-aborto» il presidente dei senatori Pdl Gasparri, riferendosi alla proposta di una manifestazione di donne (ma le «mammane» erano proprio quelle che la legge 194 levò di mezzo, ovvero le donne che clandestinamente facevano abortire altre donne, a volte provocandone la morte).
Intanto, sull'aborto chimico le donne del Pdl si scagliano contro l'esuberanza dei maschi, anche se presidenti di Regione. In Italia la pillola Ru486, che da mercoledì sarà somministrabile al Policlinico di Bari, apre un altro capitolo di scontro. Dopo la bufera politica seguita alle dichiarazioni dei presidenti leghisti di Regione Roberto Cota (Piemonte) e Luca Zaia (Veneto), poi ammorbidite, parla la pdl Maria Ida Germontani, componente delle commissioni Finanze e Bilancio del Senato: «Per fortuna ci sono le donne che intervengono al momento giusto per correggere "l'esuberanza post-elettorale dei maschi"», dice. «La pillola abortiva non deve servire a discriminare politicamente le donne, che hanno deciso di non rinunciare alla libera scelta, ovvero al loro libero arbitrio».
Intanto ad Ancona la sezione locale della Lega Nord per il giorno di Pasqua ha organizzato un volantinaggio per la vita allo slogan: «Ru486 omicidio fai da te. La Lega dice no agli aborti clandestini». Poco chiaro, per la verità, il senso dell'aggettivo «clandestino» trattandosi di un medicinale che la legge ha autorizzato. Per l'oncologo ed ex ministro della Salute, Umberto Veronesi, «togliere a una donna la possibilità di abortire farmacologicamente è un'inutile punizione fisica»; tra l'altro, avverte, c'è il rischio di «un mercato nero della pillola».
«Non si faccia falsa informazione», afferma la pdl Bernini, per la quale «la Ru486 non è una pillola facile». Riesce a parlare di «nuove "mammane" pro-aborto» il presidente dei senatori Pdl Gasparri, riferendosi alla proposta di una manifestazione di donne (ma le «mammane» erano proprio quelle che la legge 194 levò di mezzo, ovvero le donne che clandestinamente facevano abortire altre donne, a volte provocandone la morte).
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