Istat, giovani bamboccioni ma non per scelta: occupazione giovanile cala del 3,7%

ROMA. I giovani sono bamboccioni, ma non per scelta: è questo il leit motiv del nuovo rapporto Istat sulla Situazione del Paese del 2009. Se la cassaintegrazione ha tamponato le gravi conseguenze derivanti dalla perdita del lavoro di un capo-famiglia, i giovani trovano rifugio proprio nella famiglia quando perdono il loro posto di lavoro. Il Rapporto Istat fa un ritratto a tinte fosche di chi la crisi l'ha subita e la subisce maggiormente. La fase ciclica negativa ha dunque un fortissimo impatto sulla popolazione giovanile, determinando una significativa flessione degli occupati 18-29enni (300 mila in meno rispetto al 2008, il 79 per cento del calo complessivo dell'occupazione). Una parte significativa di questa caduta riguarda il lavoro atipico (-110 mila unita').

TASSO DI OCCUPAZIONE 18-29ENNI SCENDE DEL 3,7% - Dopo il moderato calo tra il 2004 e il 2008 (dal 49,7 al 47,7 per cento), il tasso di occupazione dei 18-29enni scende in un solo anno al 44 per cento: una caduta tre volte superiore a quella del tasso di occupazione totale.

LA FORMAZIONE CONTA POCO DI FRONTE ALLA CRISI - Nessun titolo di studio sembra in grado di proteggere i giovani dall'impatto della crisi. La flessione dell'occupazione per chi ha un titolo non superiore alla licenza media e' particolarmente critica (-11,4 per cento), ma rimane rilevante anche per i diplomati (-6,9 per cento) e per i laureati (-5,2 per cento).
Le ripercussioni sociali della crisi occupazionale variano in base alla posizione in famiglia di chi ha perso il lavoro. I figli che vivono nella famiglia di origine, spesso impegnati in lavori temporanei e con bassi profili professionali all'inizio della loro carriera lavorativa, rappresentano il gruppo piu' colpito dal calo dell'occupazione (-332 mila unita').

Il tasso di occupazione dei figli 15-34enni, pari al 36,1 per cento, cala di oltre tre punti percentuali rispetto al 2008; per i genitori, che hanno potuto contare sulla cassa integrazione in misura maggiore, la flessione e' meno acuta, non arrivando al punto percentuale (dal 65,4 al 64,8 per cento). La minore entita' dei guadagni dei figli rispetto a quelli dei genitori ha determinato una riduzione del reddito familiare relativamente piu' contenuta.

60 SU 100 BAMBOCCIONI, MA NON PER SCELTA - Non hanno soldi per acquistare una casa o per pagare un affitto, spesso sono precari oppure non hanno proprio un lavoro. I 'bamboccioni' italiani oggi 'gioco forza' sono costretti a rimanere a vivere con mamma e papa'.

Secondo i dati Istat, la quota dei 18-34enni celibi e nubili che vive in famiglia cresce dal 49,0 per cento del 1983 al 60,2 nel 2000, attestandosi poi al 58,6 per cento nel 2009.

30% 30-34ENNI VIVE IN CASA CON GENITORI - Tra i 30-34enni quasi il 30 per cento vive ancora in famiglia, una quota triplicata dal 1983. Tra i giovani in questa fascia di eta', inoltre, quelli che rinviano l'uscita dalla famiglia sono ragazzi in un caso su tre, ragazze in un caso su cinque.

La prolungata convivenza dei figli con i genitori oggi dipende soprattutto da problemi economici (40,2 per cento) e dalla necessita' di proseguire gli studi (34,0 per cento), mentre la permanenza in famiglia e' indicata come una scelta solo in terza battuta (31,4).

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