TARANTO. Introducevano in dei container provenienti cinesi con all'interno capi di abbigliamento e scarpe con marchi contraffatti di note griffes e merci di contrabbando : erano queste le attivita' di una organizzazione criminale sgominata all'alba in una operazione della Guardia di Finanza di Taranto, in collaborazione con l'Agenzia delle Dogane, che ha eseguito nove ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale del capoluogo jonico. Il traffico illecito avveniva attraverso il porto.
L'organizzazione era operativa su tutto il territorio nazionale e annoverava tra le proprie fila anche cittadini cinesi considerati 'anello di congiunzione' tra le organizzazioni criminali asiatiche e alcuni spedizionieri doganali. Questi ultimi, a loro volta, cedevano le merci ai destinatari finali sul territorio nazionale, tutti di etnia cinese. Il valore complessivo della merce movimentata ammonta a 25 milioni di euro. Oltre ad avere introdotto nel tempo circa 1 milione di prodotti con marchi contraffatti, l'organizzazione utilizzava societa' 'cartiere' o ignare del traffico illecito per importare nel territorio italiano merci di varia natura sfruttando il meccanismo del cosiddetto 'deposito fiscale' previsto dalla normativa Iva.
In pratica, all'atto dell'importazione, la merce veniva introdotta nel deposito Iva e successivamente estratta attraverso l'esibizione di documentazione fiscale falsa che consentiva di eludere, in questo modo, le tasse.
L'organizzazione era operativa su tutto il territorio nazionale e annoverava tra le proprie fila anche cittadini cinesi considerati 'anello di congiunzione' tra le organizzazioni criminali asiatiche e alcuni spedizionieri doganali. Questi ultimi, a loro volta, cedevano le merci ai destinatari finali sul territorio nazionale, tutti di etnia cinese. Il valore complessivo della merce movimentata ammonta a 25 milioni di euro. Oltre ad avere introdotto nel tempo circa 1 milione di prodotti con marchi contraffatti, l'organizzazione utilizzava societa' 'cartiere' o ignare del traffico illecito per importare nel territorio italiano merci di varia natura sfruttando il meccanismo del cosiddetto 'deposito fiscale' previsto dalla normativa Iva.
In pratica, all'atto dell'importazione, la merce veniva introdotta nel deposito Iva e successivamente estratta attraverso l'esibizione di documentazione fiscale falsa che consentiva di eludere, in questo modo, le tasse.
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