BARI. Oltre 326mila euro di fatturato, con dividendi record del 15 percento, ma anche un ruolo sociale, testimoniato da ben 75 ricercatori formati e assorbiti da imprese pugliesi e 14 progetti con ricadute sul territorio non solo nel settore tecnologico, ma in svariati campi: dall’agroalimentare al turismo, dal manifatturiero all’aerospaziale. Sono i dati del primo bilancio sociale di Ser&Practices, spin off dell’Ateneo barese, attraverso cui l’Università si fa incubatrice diretta di lavoro.
Nata tre anni fa per creare e fornire servizi e prodotti tecnologici innovativi a enti e imprese, la spin off ha presentato il bilancio sociale (che tiene dunque conto non solo degli aspetti economici ma anche dei riflessi in termini sociali, dal lavoro alle ricadute territoriali dei progetti, in questo caso finanziati da ministero o Por) stamattina durante l’assemblea dei soci, nella Sala degli Affreschi dell’ateneo barese. Oggi Ser&Practices ha un capitale sociale di 200mila euro, bilanci da sempre in attivo, e come soci, oltre all’Ateneo, anche quattro imprese pugliesi (Confcooperative Puglia, Exprivia, Sud Sistemi e Sincon) e dieci ricercatori del laboratorio di ricerca avanzata sull’ingegneria del software SerLab. Scopo della spin off, come sintetizzato dal rettore Corrado Petrocelli, è “far correre nella stessa direzione mondo degli studi e mondo del lavoro, dimostrando come l’Università non sia distante dalla dal tessuto imprenditoriale, ponendo la ricerca al servizio dell’industria.
“Non abbiamo come obiettivo principale massimizzare i risultati a breve - ha sottolineato il docente universitario Giuseppe Visaggio, presidente Ser&Practices - ma lo sviluppo sostenibile, che ragiona in un’ottica di lungo periodo e pone attenzione alle generazioni future”. A cominciare da lavoro: “I laureati nella nostra Università - continua - sono preparati ed affinati dalla spin off per diventare patrimonio professionale del sistema industriale territoriale. Territorio curato attraverso il rafforzamento sia delle imprese produttrici di Information Technology sia di quelle che le utilizzano. Il tutto arricchito con metodi, prodotti e processi che migliorano la diffusione e la difesa dei prodotti made in Puglia”. Senza dimenticare l’’internazionalizzazione, cioè creare partenariati tra le nostre imprese ed enti, aziende e atenei stranieri.
Insomma, trasferimento di innovazioni tecnologiche alle imprese e, in parallelo del personale qualificato che ha contribuito a svilupparle (come è accaduto per società come Data Service, Exprivia e Svimservice). In un lavoro che la spin off conduce in rete con il corso di laurea in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software della facoltà di Scienze dell’Università barese, e con l’annesso al gruppo di ricerca SerLab.
Nata tre anni fa per creare e fornire servizi e prodotti tecnologici innovativi a enti e imprese, la spin off ha presentato il bilancio sociale (che tiene dunque conto non solo degli aspetti economici ma anche dei riflessi in termini sociali, dal lavoro alle ricadute territoriali dei progetti, in questo caso finanziati da ministero o Por) stamattina durante l’assemblea dei soci, nella Sala degli Affreschi dell’ateneo barese. Oggi Ser&Practices ha un capitale sociale di 200mila euro, bilanci da sempre in attivo, e come soci, oltre all’Ateneo, anche quattro imprese pugliesi (Confcooperative Puglia, Exprivia, Sud Sistemi e Sincon) e dieci ricercatori del laboratorio di ricerca avanzata sull’ingegneria del software SerLab. Scopo della spin off, come sintetizzato dal rettore Corrado Petrocelli, è “far correre nella stessa direzione mondo degli studi e mondo del lavoro, dimostrando come l’Università non sia distante dalla dal tessuto imprenditoriale, ponendo la ricerca al servizio dell’industria.
“Non abbiamo come obiettivo principale massimizzare i risultati a breve - ha sottolineato il docente universitario Giuseppe Visaggio, presidente Ser&Practices - ma lo sviluppo sostenibile, che ragiona in un’ottica di lungo periodo e pone attenzione alle generazioni future”. A cominciare da lavoro: “I laureati nella nostra Università - continua - sono preparati ed affinati dalla spin off per diventare patrimonio professionale del sistema industriale territoriale. Territorio curato attraverso il rafforzamento sia delle imprese produttrici di Information Technology sia di quelle che le utilizzano. Il tutto arricchito con metodi, prodotti e processi che migliorano la diffusione e la difesa dei prodotti made in Puglia”. Senza dimenticare l’’internazionalizzazione, cioè creare partenariati tra le nostre imprese ed enti, aziende e atenei stranieri.
Insomma, trasferimento di innovazioni tecnologiche alle imprese e, in parallelo del personale qualificato che ha contribuito a svilupparle (come è accaduto per società come Data Service, Exprivia e Svimservice). In un lavoro che la spin off conduce in rete con il corso di laurea in Informatica e Tecnologie per la Produzione del Software della facoltà di Scienze dell’Università barese, e con l’annesso al gruppo di ricerca SerLab.