di Michele Tedesco
62 anni e non sentirli. O forse riuscire a dissimulare il progredire dell’ età , grazie a un'importante produzione musicale. Ozzy può dire di averne combinate di tutti i colori nella sua esistenza: pipistrelli decapitati, colombe sgozzate, file di formiche sniffate… L’ elenco può essere interminabile. Il “Principe delle tenebre”, il “Pazzo”, il “Padre dell’ Heavy Metal”, ( o forse lo “Zio Anziano” )il ragazzino dislessico e con deficit cognitivi, partito da un sobborgo operaio poco distante da Londra, arrivato a rivoluzionare il rock duro degli ultimi 30 anni, ritorna a 3 anni di distanza da “Black Rain”, con il suo nuovo disco “Scream”. Il leggendario chitarrista Zakk Wilde, con Ozzy dal lontano 1989, anno di pubblicazione di “No rest for the wicked”, ha deciso di dedicarsi in toto alla sua band, i Black Label Society. E si sente. Al suo posto Gus G. Dei Firewind. Dietro le pelli della batteria troviamo invece Tommy Clufetos, “ex” di Alice Cooper e Rob Zombie. I tempi della super band, quella dello storico concerto al Budokan a Tokio, composta da Ozzy, Wilde, Trujillo ( ex Suicidial Tendencies, ora Metallica ), e Bordin ( ex Faith No More ), sono pura memoria. “Scream” suona fondamentalmente come un disco in puro stile Osbourne: tanto rock duro, esaltato da qualche piccolo vezzo elettronico e intervallato da struggenti ballatone dark. Non si rivela essere uno degli episodi più felici ed esaltanti della carriera del “Madman”. “Let it die”, l’ open track, è la classica cavalcata in stile Osbourne. “Let me hear you scream” ha tutte le carte per entrare nelle charts ( non italiane, si intende ) di buona parte del pianeta. Spunti interessanti si ritrovano in “Diggin me down” e “I love you all”. Nulla di più. Probabilmente questo è un disco che conoscerà un buon successo all’ interno della consolidata e mastodontica cerchia dei fans di vecchia data di Ozzy. A coloro che avessero il desiderio di avvicinarsi al “culto” dell’ ex frontman dei Black Sabbath, si consiglia di spulciare tra i vecchi capitoli della sua discografia. Di sicuro, di gran lunga molto più eccitanti.
62 anni e non sentirli. O forse riuscire a dissimulare il progredire dell’ età , grazie a un'importante produzione musicale. Ozzy può dire di averne combinate di tutti i colori nella sua esistenza: pipistrelli decapitati, colombe sgozzate, file di formiche sniffate… L’ elenco può essere interminabile. Il “Principe delle tenebre”, il “Pazzo”, il “Padre dell’ Heavy Metal”, ( o forse lo “Zio Anziano” )il ragazzino dislessico e con deficit cognitivi, partito da un sobborgo operaio poco distante da Londra, arrivato a rivoluzionare il rock duro degli ultimi 30 anni, ritorna a 3 anni di distanza da “Black Rain”, con il suo nuovo disco “Scream”. Il leggendario chitarrista Zakk Wilde, con Ozzy dal lontano 1989, anno di pubblicazione di “No rest for the wicked”, ha deciso di dedicarsi in toto alla sua band, i Black Label Society. E si sente. Al suo posto Gus G. Dei Firewind. Dietro le pelli della batteria troviamo invece Tommy Clufetos, “ex” di Alice Cooper e Rob Zombie. I tempi della super band, quella dello storico concerto al Budokan a Tokio, composta da Ozzy, Wilde, Trujillo ( ex Suicidial Tendencies, ora Metallica ), e Bordin ( ex Faith No More ), sono pura memoria. “Scream” suona fondamentalmente come un disco in puro stile Osbourne: tanto rock duro, esaltato da qualche piccolo vezzo elettronico e intervallato da struggenti ballatone dark. Non si rivela essere uno degli episodi più felici ed esaltanti della carriera del “Madman”. “Let it die”, l’ open track, è la classica cavalcata in stile Osbourne. “Let me hear you scream” ha tutte le carte per entrare nelle charts ( non italiane, si intende ) di buona parte del pianeta. Spunti interessanti si ritrovano in “Diggin me down” e “I love you all”. Nulla di più. Probabilmente questo è un disco che conoscerà un buon successo all’ interno della consolidata e mastodontica cerchia dei fans di vecchia data di Ozzy. A coloro che avessero il desiderio di avvicinarsi al “culto” dell’ ex frontman dei Black Sabbath, si consiglia di spulciare tra i vecchi capitoli della sua discografia. Di sicuro, di gran lunga molto più eccitanti.