di Serena Costa
Si può essere assassini per caso? E oggi si sa ancora investigare? Domande ora più che mai attuali, soprattutto se a rispondere è uno che ha dedicato tutta la vita alle investigazioni scientifiche e che ha contribuito a risolvere i casi più complessi dell’antologia criminale italiana.
Parliamo di Luciano Garofano, generale in congedo del Ris di Parma e fra l’altro, da poco, consulente della famiglia Scazzi. Era stata proprio mamma Concetta Serrano a chiamarlo per coadiuvare le forze dell’ordine nelle ricerche di Sarah, quando tutto era ancora possibile.
«Assassini non si nasce, lo si diventa e spesso anche per motivi futili, o dettati da esigenze momentanee»: questa è l’inquietante premessa del generale, che ribadisce come il male non abbia bisogno di grossi disturbi psichici o di una lunga elaborazione interiore. Tutto può avvenire in un attimo, come può essere successo proprio a un onesto lavoratore come Michele Misseri, zio-carnefice di Sarah. Oltrettutto, a oggi l’autopsia non ha confermato la violenza da parte dell’assassino sul corpo senza vita della ragazzina, ragione in più per dubitare di precedenti molestie dello zio verso la nipote.
Quel che è certo è che negli ultimi dieci anni gli omicidi in famiglia sono aumentati, al punto da superare quelli di mafia. I dati Istat parlano di 149 morti fra le mura domestiche, nei primi otto mesi del 2008.
Polemica a parte, poi, è quella sull’effettiva capacità degli investigatori di giungere a una soluzione del caso in tempi brevi: «Mai come nell’omicidio di Avetrana, è stato il silenzioso lavoro degli inquirenti a sbloccare la situazione. Ora possiamo dirlo, ma credevate davvero che il signor Misseri non fosse tenuto sotto osservazione fin dall’inizio? La stampa – e qui parte la stoccata agli organi di informazione – non può permettersi di fare congetture senza conoscere tutti gli aspetti della vicenda. Il segreto istruttorio esiste apposta per questo e cioè per evitare che chi è indagato possa fuggire, o modificare a suo vantaggio le prove. L’accanimento mediatico sulla richiesta di Concetta di indagare su tutta la sua famiglia è stato insostenibile: la signora Serrano non avrebbe potuto davvero immaginare ciò che si sarebbe scoperto dopo, il suo era stato un appello generico».
Il generale ieri sera avrebbe dovuto presentare il suo ultimo saggio, “Assassini per caso”, che ricostruisce lo scenario completo del giallo di Perugia. Ma le domande del pubblico si sono concentrate proprio sul caso di Avetrana, sull’onda del coinvolgimento emotivo e del clamore mediatico riscosso dalla vicenda.
L’incontro, organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Trepuzzi, è stato moderato, oltre che dall’assessore al ramo Anna Blasi, dal sindaco Cosimo Valzano.
Si può essere assassini per caso? E oggi si sa ancora investigare? Domande ora più che mai attuali, soprattutto se a rispondere è uno che ha dedicato tutta la vita alle investigazioni scientifiche e che ha contribuito a risolvere i casi più complessi dell’antologia criminale italiana.
Parliamo di Luciano Garofano, generale in congedo del Ris di Parma e fra l’altro, da poco, consulente della famiglia Scazzi. Era stata proprio mamma Concetta Serrano a chiamarlo per coadiuvare le forze dell’ordine nelle ricerche di Sarah, quando tutto era ancora possibile.
«Assassini non si nasce, lo si diventa e spesso anche per motivi futili, o dettati da esigenze momentanee»: questa è l’inquietante premessa del generale, che ribadisce come il male non abbia bisogno di grossi disturbi psichici o di una lunga elaborazione interiore. Tutto può avvenire in un attimo, come può essere successo proprio a un onesto lavoratore come Michele Misseri, zio-carnefice di Sarah. Oltrettutto, a oggi l’autopsia non ha confermato la violenza da parte dell’assassino sul corpo senza vita della ragazzina, ragione in più per dubitare di precedenti molestie dello zio verso la nipote.
Quel che è certo è che negli ultimi dieci anni gli omicidi in famiglia sono aumentati, al punto da superare quelli di mafia. I dati Istat parlano di 149 morti fra le mura domestiche, nei primi otto mesi del 2008.
Polemica a parte, poi, è quella sull’effettiva capacità degli investigatori di giungere a una soluzione del caso in tempi brevi: «Mai come nell’omicidio di Avetrana, è stato il silenzioso lavoro degli inquirenti a sbloccare la situazione. Ora possiamo dirlo, ma credevate davvero che il signor Misseri non fosse tenuto sotto osservazione fin dall’inizio? La stampa – e qui parte la stoccata agli organi di informazione – non può permettersi di fare congetture senza conoscere tutti gli aspetti della vicenda. Il segreto istruttorio esiste apposta per questo e cioè per evitare che chi è indagato possa fuggire, o modificare a suo vantaggio le prove. L’accanimento mediatico sulla richiesta di Concetta di indagare su tutta la sua famiglia è stato insostenibile: la signora Serrano non avrebbe potuto davvero immaginare ciò che si sarebbe scoperto dopo, il suo era stato un appello generico».
Il generale ieri sera avrebbe dovuto presentare il suo ultimo saggio, “Assassini per caso”, che ricostruisce lo scenario completo del giallo di Perugia. Ma le domande del pubblico si sono concentrate proprio sul caso di Avetrana, sull’onda del coinvolgimento emotivo e del clamore mediatico riscosso dalla vicenda.
L’incontro, organizzato dall’assessorato alla Cultura del Comune di Trepuzzi, è stato moderato, oltre che dall’assessore al ramo Anna Blasi, dal sindaco Cosimo Valzano.