di Tatiana Acquaviva
I fumi e le polveri emesse dall’Ilva sono dannosi? Certamente sì, se si fa una stima di tutte le persone morte negli ultimi anni a causa dell’aria che respiravano ogni giorno mentre camminavano per le strade di Taranto. In ogni caso, per essere più sicuri di tale fenomeno, e per dimostrare la sua veridicità anche legalmente, sarà disposta una super-perizia onde accertare la pericolosità di eventuali emissioni di diossina, benzopirene, Ipa di varia natura e per verificare se all’interno della fabbrica siano rispettate le misure di sicurezza per evitare la dispersione incontrollata degli stessi inquinanti. Tutto ciò avviene a seguito di un processo in atto a carico dei maggiori dirigenti dell’Ilva, accusati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico. La parte civile del contenzioso, invece, è rappresentata dal Ministero dell’Ambiente, dal Comune e dalla Provincia di Taranto, dalla Regione Puglia e da nove allevatori che furono costretti ad abbattere i loro capi di bestiame risultati contaminati dalla diossina. Secondo i magistrati, la perizia che sarà realizzata, detta anche incidente probatorio, si rende necessaria per ricavare elementi fondamentali per l’esercizio dell’azione penale e per sostenere l’accusa nei confronti degli indagati. La notizia dell’imminente riscontro legale dei danni di cui l’Ilva è responsabile è stata ovviamente accolta con soddisfazione dai cittadini di Taranto, stanchi di sentirsi impotenti e abbandonati al loro destino.
Certo, si teme anche che magari i risultati della perizia risultino un po’ manomessi, ma in ogni caso, questa nuova decisione apre uno spiraglio di luce in termini di giustizia e risarcimento per chi ha subito dei danni. Si spera, quindi, che un favorevole epilogo dell’infinità vicenda tarantina possa essere un esempio per i dirigenti di numerose altre strutture simili presenti sul territorio pugliese e italiano onde evitare sin dall’inizio di compiere atti illeciti per favorire le loro tasche a danno della salute dei cittadini e dell’ambiente.
I fumi e le polveri emesse dall’Ilva sono dannosi? Certamente sì, se si fa una stima di tutte le persone morte negli ultimi anni a causa dell’aria che respiravano ogni giorno mentre camminavano per le strade di Taranto. In ogni caso, per essere più sicuri di tale fenomeno, e per dimostrare la sua veridicità anche legalmente, sarà disposta una super-perizia onde accertare la pericolosità di eventuali emissioni di diossina, benzopirene, Ipa di varia natura e per verificare se all’interno della fabbrica siano rispettate le misure di sicurezza per evitare la dispersione incontrollata degli stessi inquinanti. Tutto ciò avviene a seguito di un processo in atto a carico dei maggiori dirigenti dell’Ilva, accusati di disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico. La parte civile del contenzioso, invece, è rappresentata dal Ministero dell’Ambiente, dal Comune e dalla Provincia di Taranto, dalla Regione Puglia e da nove allevatori che furono costretti ad abbattere i loro capi di bestiame risultati contaminati dalla diossina. Secondo i magistrati, la perizia che sarà realizzata, detta anche incidente probatorio, si rende necessaria per ricavare elementi fondamentali per l’esercizio dell’azione penale e per sostenere l’accusa nei confronti degli indagati. La notizia dell’imminente riscontro legale dei danni di cui l’Ilva è responsabile è stata ovviamente accolta con soddisfazione dai cittadini di Taranto, stanchi di sentirsi impotenti e abbandonati al loro destino.
Certo, si teme anche che magari i risultati della perizia risultino un po’ manomessi, ma in ogni caso, questa nuova decisione apre uno spiraglio di luce in termini di giustizia e risarcimento per chi ha subito dei danni. Si spera, quindi, che un favorevole epilogo dell’infinità vicenda tarantina possa essere un esempio per i dirigenti di numerose altre strutture simili presenti sul territorio pugliese e italiano onde evitare sin dall’inizio di compiere atti illeciti per favorire le loro tasche a danno della salute dei cittadini e dell’ambiente.