di Giuseppe Defeudis
Nella sezione “duetto” del Festival Internazionale del Film di Roma, giunto alla sua V edizzione, sono stati protagonisti due uomini del cinema italiano che hanno portato, e sicuramente continueranno a portare, lustro e competenza allo stesso settore: Gabriele Salvatores (Oscar per il miglior film straniero con “Mediterraneo” nel 1991) e Giancarlo De Cataldo (scittore, sceneggiatore e magistrato noto al grande pubblico per “Romanzo Criminale”).“Il Cinema e la Giustizia”, questo il titolo del cine-dibattito che ha visto una serie di spezzoni di noti film inerenti a sale di tribunale, avvocati, giudici e imputati, proiettati in sala ed intervallati da commenti e riflessioni dei due ospiti.
Salvatores, figlio di avvocato e lui stesso avvocato mancato (per sua scelta), ha evidenziato la spettacolarità che un’aula di tribunale in sé ha. Ha fatto notare come fin già la tragedia greca aveva spesso nei suoi racconti episodi di giustizia quotidiana, di analisi dell’imputato, del avvocato e del giudice. Proprio quest’ultima figura è stata presa in esame da De Cataldo il quale ha messo in evidenza l’inesplorabilità frequente del volto e delle sue emozioni del giudice, figura resa spesso collaterale al dibattito da tribunale.
Nel dibattito con il pubblico, poi, sono emerse diverse questioni tra le quali il più che giustificato richiamo alla sobrietà dei media definiti da Salvatores ” Produttori di pornografia” nel momento in cui oltrepassano il senso di mera cronaca dell’accaduto e si spostano nel becero gossip nel trattare le recenti tragedie familiari che hanno colpito il nostro Paese.
A concludere, Salvatores è intervenuto su alcune questioni inerenti al cinema in generale e su alcune recenti produzioni ed ha risposto ad una domanda della nostra testata sul perché il cinema italiano avesse ritirato gli ultimi 3 premi Oscar per film in costume d’epoca (“Mediterraneo”, “Nuovo Cinema Paradiso” e “La vita è bella” ndr) e non riesca a vincerne per pellicole di attualità italiana. In modo del tuo gentile e limpido ha spiegato che il nostro cinema deve continuare ad insistere a produrre film su questo nuovo filone e cercare di far dimenticare agli americani lo stereotipo che hanno dell’Italia e degli italiani (sole, mare e canottiera).
Nella sezione “duetto” del Festival Internazionale del Film di Roma, giunto alla sua V edizzione, sono stati protagonisti due uomini del cinema italiano che hanno portato, e sicuramente continueranno a portare, lustro e competenza allo stesso settore: Gabriele Salvatores (Oscar per il miglior film straniero con “Mediterraneo” nel 1991) e Giancarlo De Cataldo (scittore, sceneggiatore e magistrato noto al grande pubblico per “Romanzo Criminale”).“Il Cinema e la Giustizia”, questo il titolo del cine-dibattito che ha visto una serie di spezzoni di noti film inerenti a sale di tribunale, avvocati, giudici e imputati, proiettati in sala ed intervallati da commenti e riflessioni dei due ospiti.
Salvatores, figlio di avvocato e lui stesso avvocato mancato (per sua scelta), ha evidenziato la spettacolarità che un’aula di tribunale in sé ha. Ha fatto notare come fin già la tragedia greca aveva spesso nei suoi racconti episodi di giustizia quotidiana, di analisi dell’imputato, del avvocato e del giudice. Proprio quest’ultima figura è stata presa in esame da De Cataldo il quale ha messo in evidenza l’inesplorabilità frequente del volto e delle sue emozioni del giudice, figura resa spesso collaterale al dibattito da tribunale.
Nel dibattito con il pubblico, poi, sono emerse diverse questioni tra le quali il più che giustificato richiamo alla sobrietà dei media definiti da Salvatores ” Produttori di pornografia” nel momento in cui oltrepassano il senso di mera cronaca dell’accaduto e si spostano nel becero gossip nel trattare le recenti tragedie familiari che hanno colpito il nostro Paese.
A concludere, Salvatores è intervenuto su alcune questioni inerenti al cinema in generale e su alcune recenti produzioni ed ha risposto ad una domanda della nostra testata sul perché il cinema italiano avesse ritirato gli ultimi 3 premi Oscar per film in costume d’epoca (“Mediterraneo”, “Nuovo Cinema Paradiso” e “La vita è bella” ndr) e non riesca a vincerne per pellicole di attualità italiana. In modo del tuo gentile e limpido ha spiegato che il nostro cinema deve continuare ad insistere a produrre film su questo nuovo filone e cercare di far dimenticare agli americani lo stereotipo che hanno dell’Italia e degli italiani (sole, mare e canottiera).