LECCE. I carabinieri hanno eseguito stanotte nelle province di Lecce e Campobasso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia del capoluogo salentino nei confronti di cinque persone indagate per associazione mafiosa. Al centro delle indagini dei Reparti Operativi Speciali dell'Arma le molteplici attivita' illegali del clan Padovano della Sacra Corona Unita che operava a Gallipoli e in altri comuni del Basso Salento e che reinvestiva i proventi illeciti nelle attivita' imprenditoriali.
Gli arrestati, cosiddetti irriducibili, avevano assicurato la continuita' e la permanenza dell'associazione mafiosa anche dopo i duri colpi inferti dalle inchieste giudiziarie, soprattutto dopo l'omicidio del vecchio boss di Gallipoli, Nino Padovano, capo storico della frangia leccese della Scu, ucciso dal fratello Pompeo Rosario Padovano, indagato in questa operazione. Quest'ultimo voleva subentrargli nella leadership del clan.
CLAN COOPERAVA CON CRIMINALITA' MILANESE - La Sacra Corona Unita di Gallipoli, in provincia di Lecce, guidata secondo gli inquirenti dal presunto boss Pompeo Rosario Padovano, 38 anni, ha avuto rapporti di cooperazione con esponenti della criminalita' organizzata di altre aree del territorio nazionale, in particolare della zona del Milanese. Questi contatti sarebbero stati funzionali al controllo delle attivita' illecite ma anche di quelle legali, facendo emergere come la Scu di Gallipoli abbia rimodulato le proprie strategie criminali, individuando anche in sicure attivita' imprenditoriali nuove e remunerative fonti di guadagno.
E' quanto hanno accertato le indagini dei carabinieri dei Ros e del Comando Provinciale di Lecce che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di cinque persone indagate e imputate per associazione mafiosa.
Gli arrestati, cosiddetti irriducibili, avevano assicurato la continuita' e la permanenza dell'associazione mafiosa anche dopo i duri colpi inferti dalle inchieste giudiziarie, soprattutto dopo l'omicidio del vecchio boss di Gallipoli, Nino Padovano, capo storico della frangia leccese della Scu, ucciso dal fratello Pompeo Rosario Padovano, indagato in questa operazione. Quest'ultimo voleva subentrargli nella leadership del clan.
CLAN COOPERAVA CON CRIMINALITA' MILANESE - La Sacra Corona Unita di Gallipoli, in provincia di Lecce, guidata secondo gli inquirenti dal presunto boss Pompeo Rosario Padovano, 38 anni, ha avuto rapporti di cooperazione con esponenti della criminalita' organizzata di altre aree del territorio nazionale, in particolare della zona del Milanese. Questi contatti sarebbero stati funzionali al controllo delle attivita' illecite ma anche di quelle legali, facendo emergere come la Scu di Gallipoli abbia rimodulato le proprie strategie criminali, individuando anche in sicure attivita' imprenditoriali nuove e remunerative fonti di guadagno.
E' quanto hanno accertato le indagini dei carabinieri dei Ros e del Comando Provinciale di Lecce che hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale, su richiesta della Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia nei confronti di cinque persone indagate e imputate per associazione mafiosa.
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