BARI. L'inchiesta 'Hinterland', che ha portato stamane all'arresto da parte della Polizia di Stato di 90 persone presunte affiliate dei clan Di Cosola e Stramaglia di Bari e provincia, si e' avvalsa anche della collaborazione di alcuni pentiti, appartenenti a entrambi i clan, due di loro passati anche da un clan all'altro. Sono stati loro a fornire agli investigatori preziosi elementi che hanno portato al risultato di oggi.Per la prima volta a Bari un'operazione antimafia ha interessato due clan avversari: le indagini parallele hanno, infatti, permesso di tessere un vero e proprio mosaico che si intrecciava man mano che gli inquirenti scavavano nella vita e nelle attivita' dei criminali dei rispettivi clan. Sono sfuggite all'arresto due persone attivamente ricercate su tutto il territorio nazionale. Non da meno e' stato il ruolo delle donne delle due organizzazioni attive sia nello spaccio delle sostanze stupefacenti, sia in quello della gestione del denaro derivante dall'attivita' illegale.
Gli appartenenti al clan avevano chiesto circa 5.000 euro ad appartamento a un imprenditore edile nel comune ad Adelfia. Tra gli episodi cruenti citati durante la conferenza stampa dal capo della Squadra Mobile della Questura di Bari, Fausto Lamparelli, il tentativo di dare fuoco nel 2008 con liquido infiammabile a un imprenditore che si era rifiutato di pagare il pizzo che, solo per un caso, non si e' risolto tragicamente. ''Talvolta il muro di omerta' e intimidazione - ha detto - e' stato rotto. E' stato grazie alla denuncia di un piccolo artigiano dell'incendio di un'autovettura che l'inchiesta e' partita''.
Gli appartenenti al clan avevano chiesto circa 5.000 euro ad appartamento a un imprenditore edile nel comune ad Adelfia. Tra gli episodi cruenti citati durante la conferenza stampa dal capo della Squadra Mobile della Questura di Bari, Fausto Lamparelli, il tentativo di dare fuoco nel 2008 con liquido infiammabile a un imprenditore che si era rifiutato di pagare il pizzo che, solo per un caso, non si e' risolto tragicamente. ''Talvolta il muro di omerta' e intimidazione - ha detto - e' stato rotto. E' stato grazie alla denuncia di un piccolo artigiano dell'incendio di un'autovettura che l'inchiesta e' partita''.
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