BARI. L'inchiesta condotta dalla Squadra Mobile della Questura e dalla Procura Antimafia di Bari, che ha portato stamane all'arresto di una novantina di affiliati e boss dei clan Di Cosola e Stramaglia, ha preso l'avvio da un episodio all'apparenza marginale, da un reato considerato minore: l'incendio di un'autovettura che pero' non e' stato sottovalutato dagli agenti della Squadra Mobile di Bari.
I PRIMI INDIZI - Nel 2007 si presento' in Questura un uomo di un paese della provincia per denunciare il secondo atto di danneggiamento nei confronti della sua vettura. Gli indizi che il coraggioso cittadino rivelo' determinarono l'avvio di tutta un'attivita' investigativa che ha portato, la notte scorsa, al duro colpo inferto alle due associazioni criminali. Anni di intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti, pedinamenti, riprese video, utilizzo di sistemi di localizzazioni Gps hanno permesso agli investigatori non solo di ricostruire i traffici illeciti, ma anche l'organigramma dei due clan.
GLI ORGANIGRAMMI - Organigrammi impostati sulla base di schemi di organizzazione di tipo mafiosa avevano al proprio vertice un boss (rispettivamente Antonio Di Cosola e Michelangelo Stramaglia) che si avvalevano di luogotenenti (per il clan Di Cosola Antonio Abbinante e Antonio Battista) che a loro volta controllavano capi-zona che erano alla guida di vari gruppi territoriali dislocati in ogni comune.
Un vero e proprio rito di affiliazione, poi, univa all'organizzazione criminale che garantiva agli appartenenti e alle loro famiglie assistenza per i detenuti, compresa la difesa legale, e sostegno economico in caso di necessita'. Un'assistenza socio-economica che cementava l'appartenenza al clan.
"I CLIENTI" - La necessita' di estendere all'hinterland le proprie attivita' illecite e' stata dettata non solo dalla possibilita' di allargare il proprio predominio in nuove zone, che significava un numero sempre piu' ampio di tossicodipendenti 'clienti' e nuovi commercianti e imprenditori da taglieggiare, ma anche avere piu' possibilita' di manovra dopo che i controlli delle forze dell'ordine sulla citta'-capoluogo si sono intensificati a seguito di una piu' pressante politica preventiva di controllo del territorio da parte dello Stato.
Insomma, una mafia che si delocalizza non solo alla ricerca di nuovi mercati, ma anche alla conquista di piu' ampi spazi di operativita'. Gli ingenti quantitativi di droga acquistata da fornitori-intermediari baresi, cerignolani, campani (soprattutto da Torre Annunziata), ma anche acquistata direttamente dall'Olanda e dal Belgio, veniva poi confezionata in singole dose (in codice nelle intercettazioni: 'film', 'merit', 'malboro') e venduta ai consumatori di Bari, ma soprattutto della provincia e dell'intera Regione.
I PRIMI INDIZI - Nel 2007 si presento' in Questura un uomo di un paese della provincia per denunciare il secondo atto di danneggiamento nei confronti della sua vettura. Gli indizi che il coraggioso cittadino rivelo' determinarono l'avvio di tutta un'attivita' investigativa che ha portato, la notte scorsa, al duro colpo inferto alle due associazioni criminali. Anni di intercettazioni telefoniche, ambientali, appostamenti, pedinamenti, riprese video, utilizzo di sistemi di localizzazioni Gps hanno permesso agli investigatori non solo di ricostruire i traffici illeciti, ma anche l'organigramma dei due clan.
GLI ORGANIGRAMMI - Organigrammi impostati sulla base di schemi di organizzazione di tipo mafiosa avevano al proprio vertice un boss (rispettivamente Antonio Di Cosola e Michelangelo Stramaglia) che si avvalevano di luogotenenti (per il clan Di Cosola Antonio Abbinante e Antonio Battista) che a loro volta controllavano capi-zona che erano alla guida di vari gruppi territoriali dislocati in ogni comune.
Un vero e proprio rito di affiliazione, poi, univa all'organizzazione criminale che garantiva agli appartenenti e alle loro famiglie assistenza per i detenuti, compresa la difesa legale, e sostegno economico in caso di necessita'. Un'assistenza socio-economica che cementava l'appartenenza al clan.
"I CLIENTI" - La necessita' di estendere all'hinterland le proprie attivita' illecite e' stata dettata non solo dalla possibilita' di allargare il proprio predominio in nuove zone, che significava un numero sempre piu' ampio di tossicodipendenti 'clienti' e nuovi commercianti e imprenditori da taglieggiare, ma anche avere piu' possibilita' di manovra dopo che i controlli delle forze dell'ordine sulla citta'-capoluogo si sono intensificati a seguito di una piu' pressante politica preventiva di controllo del territorio da parte dello Stato.
Insomma, una mafia che si delocalizza non solo alla ricerca di nuovi mercati, ma anche alla conquista di piu' ampi spazi di operativita'. Gli ingenti quantitativi di droga acquistata da fornitori-intermediari baresi, cerignolani, campani (soprattutto da Torre Annunziata), ma anche acquistata direttamente dall'Olanda e dal Belgio, veniva poi confezionata in singole dose (in codice nelle intercettazioni: 'film', 'merit', 'malboro') e venduta ai consumatori di Bari, ma soprattutto della provincia e dell'intera Regione.
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CRONACA