Sarah, parla Valentina: "Mio padre non era lo schiavo di casa"

TARANTO. Continua il delitto mediatico di Avetrana dell’omicidio della piccola Sarah Scazzi. Ora a rilasciare, a quanto riferisce personalmente “l’ultima” intervista, è Valentina Misseri, sorella di Sabrina e figlia di Michele, i due indagati.
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"VOLEVO PRECISARE COSE NON VERE" - “Questa è la mia ultima intervista, non voglio più farmi vedere, voglio che la mia vita ritorni alla normalità. Primo non è vero che mio padre era la vittima in casa, mio padre non è vero che mangiava i nostri avanzi, mangiava con le mani a casa mia esistono le posate, i bicchieri, le pentole. Non è vero che era cos succube. Dai noi figli mio padre era sempre coccolato, anche quando aveva torto. Stanno paragonando mio padre al Cenerentolo della situazione quando invece è una famiglia normalissima come tante altre, si litiga tra moglie e marito come in tutte le famiglie. E poi vorrei precisare una cosa è vero che mio padre lavorava dalla mattina alla sera, ma quando mio padre lavorava non è che mia madre stava in casa a grattarsi la pancia, mia madre faceva gli stessi orari di papà, faceva lo stesso lavoro di papà e fino all’anno scorso lavoravano nello stesso posto. Non è lo schiavo di casa. E’ mio padre, a lui gli voglio bene, ci è stato un abbraccio tra di noi e gli ho detto che non lo abbandonerò anche se quello che ha fatto è imperdonabile. Mio padre deve rimanere in carcere perché quello che ha fatto è imperdonabile , anche io chiedo giustizia per Sarah e quello che a me dispiace è l’ultima dichiarazione che ha fatto includendo mia sorella. All’inizio sapevo che era in isolamento non sapevo che potevo andarlo a trovare, il suo difensore non ci aveva nemmeno avvisati. Io ho appreso di questa possibilità tramite una trasmissione televisiva in cui il difensore diceva che si poteva. E’ sempre mio padre, io voglio bene a papà. Quando ho visto quegli occhi lucidi è venuto spontaneo. Si secondo me sono gli occhi di una persona pentita. Purtroppo però non si può tornare indietro. Non posso cancellare ventotto anni della mia vita. E’ sempre il nostro papà. Sente la nostra mancanza e anche noi sentiamo la sua e quella di Sabrina. Lei è innocente ma noi sappiamo che lui ha ammazzato Sarah.
Quando papà è stato arrestato io non ho fatto niente per difenderlo perché tutto tornava. Nella mente avevo un puzzle che dovevo ricollegare. Quando papà ha fatto quella confessione tutto tornava. Con mia sorella è diverso, tutti i pezzi vanno tutti a suo favore, mia sorella la conosco da 22 anni, non è una persona bugiarda. Sabrina non fa i salti di gioia, è consapevole che non ha fatto nulla. Spero non perda fiducia nella nostra giustizia. Adesso ce l’ha. Spero non la perda in questi giorni.
Io voglio bene a mia zia e capisco davvero il suo dolore. Io volevo solo dirle che in quei giorni di attesa non l’abbiamo mai ingannata. Noi speravamo davvero di ritrovare Sarah viva. Noi facevamo dei progetti per Sarah viva. Mia madre addirittura voleva organizzarle una grande festa per il suo ritorno a casa con amici e parenti, io volevo tenermela un po’ a casa mia a Roma, avevo parlato anche con mia zia perché dicevo se l’hanno rapita anche se l’hanno trattata bene comunque ha questo trauma e quindi volevo tenerla lontana da giornalisti e da Avetrana stessa. Mia sorella invece con un suo amico volevano regalarle un computer proprio per evitare di andare a casa delle sue amiche per chattare perché magari all’inizio si è pensato che all’inizio Facebook centrasse qualcosa ma poi invece è stato papà. Volevo precisare che noi non abbiamo ricevuto un euro da nessuno giornalista. Né ci è stato proposto, né ci è stato chiesto solo abbiamo scelto le trasmissioni alle quali rilasciare le interviste sulla base di come veniva trattato il nostro dramma”.
La stessa Valentina aveva scritto una lettera nei giorni scorsi indirizzata alla zia e trasmessa nel corso di molte trasmissioni televisive.
Concetta Serrano ha detto che la lettera di Valentina apparsa dappertutto in tv non è mai arrivata a casa Scazzi e mostra il suo disappunto visto che, a quanto pare riferito in teoria dalla nipote, Valentina invece aveva mostrato questo desiderio di parlare con la zia. La madre della vittima continua comunque a credere alle parole del cognato Michele ma non all’innocenza di Sabrina.
Secondo il legale della famiglia Scazzi, Antonio Cozza, si tratta di una strategia quella difensiva di parlare all’esterno e non fare arrivare la comunicazione a chi invece in questo momento ha più bisogno.

SABRINA DAL CARCERE - Si attendono nei prossimi giorni gli ulteriori elementi che Valentina ha detto di dover riferire in merito alla vicenda, la nuova confessione di Michele Misseri che ha detto di voler ritrattare alcuni elementi delle sue presedenti confessioni e il responso del tribunale del Riesame a cui si sono rivolti gli avvocati di Sabrina Misseri per ottenere l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere per la propria assistita.
L’avvocato di Sabrina, Vito Russo, riferisce le parole di Sabrina che dal carcere si mostra preoccupata per se e per il dolore della madre di Sarah, Concetta Serrano:” Mi dispiace per zia Concetta, per quello che sta soffrendo, per quello che è successo. Io sono in carcere e sono innocente” L’avvocato prosegue dichiarando che Sabrina si sente “in colpa per non essersi accorta prima di quanto stava succedendo”.

MARIANGELA E ALESSIO A CONFRONTO - Ieri in Procura sono stati ascoltati Mariangela Spegnoletti e Alessio Pisello, entrambi in alcuni tratti a confronto tra loro non nello specifico tecnico ma per chiarire delle contraddizioni sul pomeriggio della scomparsa.
L’avvocato di Mariangela, Enzo Tarantino, afferma: ”Si è trattata di una semplice ricognizione di tutti i fatti a conoscenza di Mariangela da cui sono emersi né più né meno i fatti già noti. Da quello che a me risulta gli inquirenti hanno semplicemente passato in rassegna tutti i ricordi con tutti dettagli di riferimento per una ricostruzione il più possibile autentica dei fatti”.
Consolidare le versioni dei due teste chiave che continuano a confermarsi a vicenda, in visione di una eventuale ritrattazione da parte di Michele e del ricorso al tribunale de Riesame da parte dei legali della Misseri, forse servirà alla Procura per far luce sugli ultimi pezzi di verità di un puzzle che forse non è completamente concluso.
Dinanzi alla continua mutabilità di Michele Misseri, cristallizzato in una personalità semplice e facilmente influenzabile, e all’agghiacciante fermezza di personalità della figlia Sabrina, la cui apparente solidità frana se calata tra le incongruenze dei tabulati telefonici, gli inquirenti cercano conferme al di fuori degli indagati.

(Roberta Calò)

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