Barletta, sprofondando nella storia delle cave di S.Procopio
di Nicola Ricchitelli
Poteva assumere benissimo i connotati della tragedia, qualche mese fa, quando nei pressi della cava di S.Procopio parte del manto stradale è sprofondato a causa delle costanti vibrazioni causate dal traffico veicolare. Ma fortunatamente cosi non è stato e aldilà di polemiche ci si è ritrovati dinanzi a testimonianze di un mondo antico risalente all’epoca romana.
Infatti, lo sprofondamento del manto stradale ha rivelato oltre che mura altissime intagliate nella calacarenite – tufo utilizzato dai romani per costruire edifici – anche l’esistenza di circa dodici mila metri quadrati di cunicoli che si estende per l’intera area.
A darne notizia, è stato proprio il geologo del comune, il dott. Alfredo De Giovanni, il quale, oltre alla cava più grande, che si estende per circa 8.500 mq, ha rilevato l’esistenza di altre due piu piccole posizionate a sud e a nord della prima, rispettivamente di 1.800 e 1.500 mq.
L'esplorazione delle cavità è stata affidata ad un equipe di tecnici appartenenti alla Federazione Speleologica Pugliese che ha utilizzato strumentazioni sofisticatissime tra cui sonde geognostiche e georadar, riuscendo così ad effettuare rilievi tridimensionali e fotografici.
Dal resoconto ottenuto grazie ai dati raccolti, le cave realizzate e sfruttate dall'uomo, presumibilmente a partire dalla seconda metà del 1800 e fino al primo decennio del 1900, rivelano una profondità media di 12 metri, che in alcuni punti arriva fino a 25.
I tecnici, avventuratisi in questo antro ricavato nelle viscere della terra per estrarci un bene prezioso quale il tufo, dalle nostre parti utilizzato come materiale da costruzione prima dell'avvento del cemento, hanno documentato lo stato di conservazione del cave e valutato i rischi ad esse connessi.
Le fotografie scattate dai tecnici rivelano la presenza di gallerie enormi, con mura squadrate e imponenti, alte quanto un palazzo, oltre a volte gigantesche.
La zona, come ha spiegato il geologo De Giovanni, sarà sicuramente sottoposta a vincolo geologico, quindi sull'area non si potrà più costruire. Inoltre è stata già interdetta al traffico veicolare per un raggio di 350 metri e al transito delle persone per un raggio di 80.
Poteva assumere benissimo i connotati della tragedia, qualche mese fa, quando nei pressi della cava di S.Procopio parte del manto stradale è sprofondato a causa delle costanti vibrazioni causate dal traffico veicolare. Ma fortunatamente cosi non è stato e aldilà di polemiche ci si è ritrovati dinanzi a testimonianze di un mondo antico risalente all’epoca romana.
Infatti, lo sprofondamento del manto stradale ha rivelato oltre che mura altissime intagliate nella calacarenite – tufo utilizzato dai romani per costruire edifici – anche l’esistenza di circa dodici mila metri quadrati di cunicoli che si estende per l’intera area.
A darne notizia, è stato proprio il geologo del comune, il dott. Alfredo De Giovanni, il quale, oltre alla cava più grande, che si estende per circa 8.500 mq, ha rilevato l’esistenza di altre due piu piccole posizionate a sud e a nord della prima, rispettivamente di 1.800 e 1.500 mq.
L'esplorazione delle cavità è stata affidata ad un equipe di tecnici appartenenti alla Federazione Speleologica Pugliese che ha utilizzato strumentazioni sofisticatissime tra cui sonde geognostiche e georadar, riuscendo così ad effettuare rilievi tridimensionali e fotografici.
Dal resoconto ottenuto grazie ai dati raccolti, le cave realizzate e sfruttate dall'uomo, presumibilmente a partire dalla seconda metà del 1800 e fino al primo decennio del 1900, rivelano una profondità media di 12 metri, che in alcuni punti arriva fino a 25.
I tecnici, avventuratisi in questo antro ricavato nelle viscere della terra per estrarci un bene prezioso quale il tufo, dalle nostre parti utilizzato come materiale da costruzione prima dell'avvento del cemento, hanno documentato lo stato di conservazione del cave e valutato i rischi ad esse connessi.
Le fotografie scattate dai tecnici rivelano la presenza di gallerie enormi, con mura squadrate e imponenti, alte quanto un palazzo, oltre a volte gigantesche.
La zona, come ha spiegato il geologo De Giovanni, sarà sicuramente sottoposta a vincolo geologico, quindi sull'area non si potrà più costruire. Inoltre è stata già interdetta al traffico veicolare per un raggio di 350 metri e al transito delle persone per un raggio di 80.