Libri: la poesia civile di Pino Pisicchio introdotta da Nichi Vendola
BARI. “Oggi la politica mette in apnea le buone passioni” e non si consente compassioni”. Nichi Vendola presenta i brevi versi di un barese in Parlamento, due volte collega, da politico e come uomo di lettere. Con "Ecloga civile", Pino Pisicchio torna alla poesia in un libretto Levante (Bari, 56 pag. 6 euro), introdotto da una nota di Nichi Vendola.
Pino “frequenta la poesia con rispetto, attento a maneggiare le parole per non consumarle, ma anche con qualche famigliarità: la prima raccolta, "A questo giallo sole", risale al '77 e da allora ne sono state pubblicate altre cinque. Ma erano undici anni che la saggistica e la letteratura scientifica avevano messo in angolo la scrittura poetica. Da diciassette, da “Grand Hotel Weimar”, mancava l'appuntamento con la poesia civile, nella quale adopera una “scrittura liricamente anti-lirica”, ricorda il presidente della Regione, denuncia "le parole inutili che hanno deformato la comunicazione umana". Perché in questo tempo il rumore di fondo sono solo “consigli per gli acquisti” e non il racconto di un momento difficile.
L’autore “denuncia” le parole “inutili” che hanno deformato la comunicazione umana, il chiacchiericcio ormai “padrone del mondo” e non nasconde la nostalgia per le stagioni, ora “sepolte”, in cui la politica era la ricerca di parole nuove.
Pino “frequenta la poesia con rispetto, attento a maneggiare le parole per non consumarle, ma anche con qualche famigliarità: la prima raccolta, "A questo giallo sole", risale al '77 e da allora ne sono state pubblicate altre cinque. Ma erano undici anni che la saggistica e la letteratura scientifica avevano messo in angolo la scrittura poetica. Da diciassette, da “Grand Hotel Weimar”, mancava l'appuntamento con la poesia civile, nella quale adopera una “scrittura liricamente anti-lirica”, ricorda il presidente della Regione, denuncia "le parole inutili che hanno deformato la comunicazione umana". Perché in questo tempo il rumore di fondo sono solo “consigli per gli acquisti” e non il racconto di un momento difficile.
L’autore “denuncia” le parole “inutili” che hanno deformato la comunicazione umana, il chiacchiericcio ormai “padrone del mondo” e non nasconde la nostalgia per le stagioni, ora “sepolte”, in cui la politica era la ricerca di parole nuove.