Pierferdinando fa e disfa tra Berlusconi e Vendola in vista delle legge elettorale
di Nicola Zuccaro
Venerdì 10 dicembre 2010 è andato in onda nella Sala Tridente della Fiera del Levante quello che nell'era della spettacolarizzazione della politica altro non poteva essere definito come il
"Pierferdinando Casini Show". Atteso come un fans da una consistente presenza femminile, il leader dell' Udc si è concesso ad una lunga intervista condotta dal direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tommaso.
Terminata l'era dei comizi, all'alba di quella che gli osservatori della politica italiana chiamano "la Terza Repubblica", l'ex presidente della Camera dei Deputati affermava che non è e non sarà sua intenzione martedì 14 (giornata del voto) applicare il pallottoliere e che, comunque, come lui stesso ha rimarcato, il suo partito non è interessato ad alcun ministero ma ad un disegno politico che, a tutt'oggi, risulta essere assente allo stesso Casini. Ed indicava nella opposizione moderata un teorema che, per quanto dissociante dalla sinistra, non ha nè capo nè coda dal momento che il tanto decantanto Partito della Nazione non ha preso ancora corpo e che l'Alleanza con l'Api e con Fli altro non sono che un semplice cartello elettorale. L'ex terza carica dello Stato cadeva inoltre in netta contraddizione perchè, respingendo l'ipotesi del tanto decantato "Terzo Polo", sottolineava la necessità di una opposizione moderata sinora, a suo dire, adombrata dall'esclusiva di sinistra. Nei riguardi di essa, Casini, interpellato da De Tommaso su un ipotetico appoggio a Vendola quale candidato premier di un centrosinistra allargato all'Udc, tagliava corto sostenendone l'incompatibilità con la storia politica e con il patrimonio culturale dei cristiani-democratici, ma dimenticando che il suo partito, con degli accordi sotto banco, ha consentito la rielezione di un governatore, incassando peraltro la nomina di Giuseppe Longo a segretario della presidenza del Consiglio Regionale. Casini, come colui che fa e che disfa, ha confermato la sua linea sul premier, ed in particolare sull'attuale duopolio Pdl-Lega. Invitando Berlusconi a dimettersi da capo del Governo, dopo che Fini era uscito dalla maggioranza, sosteneva, inviando una stoccata a Bersani e all'intera sinistra, che non si governa l'Italia con l'antiberlusconismo. Dunque una sorta di ossequio nei confronti del Cavaliere in prospettiva di un dopo Berlusconi individuata in quel "prima o poi al Governo Tremonti si arriverà". Una dichiarazione interessata che va al di là del rapporto di stima che lega Casini al ministro dell'Economia, poichè il leader Udc è consapevole del fatto che Tremonti è l'interlocutore opportuno con il quale poter discutere per una nuova legge elettorale. E lei, on. Casini, quali proposte ha indicato nelle due ore di show durante le quali si è limitato a elencare le iatture degli italiani e a non dare delle risposte in termini concreti ai medesimi? Se il pubblico abbandona anticipatamente il luogo della convention politica, se gli agricoltori sfogano il loro malcontento, vuol dire che l'alternativa centrista è allo stato dell'arte poco convincente.
Venerdì 10 dicembre 2010 è andato in onda nella Sala Tridente della Fiera del Levante quello che nell'era della spettacolarizzazione della politica altro non poteva essere definito come il
"Pierferdinando Casini Show". Atteso come un fans da una consistente presenza femminile, il leader dell' Udc si è concesso ad una lunga intervista condotta dal direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Giuseppe De Tommaso.
Terminata l'era dei comizi, all'alba di quella che gli osservatori della politica italiana chiamano "la Terza Repubblica", l'ex presidente della Camera dei Deputati affermava che non è e non sarà sua intenzione martedì 14 (giornata del voto) applicare il pallottoliere e che, comunque, come lui stesso ha rimarcato, il suo partito non è interessato ad alcun ministero ma ad un disegno politico che, a tutt'oggi, risulta essere assente allo stesso Casini. Ed indicava nella opposizione moderata un teorema che, per quanto dissociante dalla sinistra, non ha nè capo nè coda dal momento che il tanto decantanto Partito della Nazione non ha preso ancora corpo e che l'Alleanza con l'Api e con Fli altro non sono che un semplice cartello elettorale. L'ex terza carica dello Stato cadeva inoltre in netta contraddizione perchè, respingendo l'ipotesi del tanto decantato "Terzo Polo", sottolineava la necessità di una opposizione moderata sinora, a suo dire, adombrata dall'esclusiva di sinistra. Nei riguardi di essa, Casini, interpellato da De Tommaso su un ipotetico appoggio a Vendola quale candidato premier di un centrosinistra allargato all'Udc, tagliava corto sostenendone l'incompatibilità con la storia politica e con il patrimonio culturale dei cristiani-democratici, ma dimenticando che il suo partito, con degli accordi sotto banco, ha consentito la rielezione di un governatore, incassando peraltro la nomina di Giuseppe Longo a segretario della presidenza del Consiglio Regionale. Casini, come colui che fa e che disfa, ha confermato la sua linea sul premier, ed in particolare sull'attuale duopolio Pdl-Lega. Invitando Berlusconi a dimettersi da capo del Governo, dopo che Fini era uscito dalla maggioranza, sosteneva, inviando una stoccata a Bersani e all'intera sinistra, che non si governa l'Italia con l'antiberlusconismo. Dunque una sorta di ossequio nei confronti del Cavaliere in prospettiva di un dopo Berlusconi individuata in quel "prima o poi al Governo Tremonti si arriverà". Una dichiarazione interessata che va al di là del rapporto di stima che lega Casini al ministro dell'Economia, poichè il leader Udc è consapevole del fatto che Tremonti è l'interlocutore opportuno con il quale poter discutere per una nuova legge elettorale. E lei, on. Casini, quali proposte ha indicato nelle due ore di show durante le quali si è limitato a elencare le iatture degli italiani e a non dare delle risposte in termini concreti ai medesimi? Se il pubblico abbandona anticipatamente il luogo della convention politica, se gli agricoltori sfogano il loro malcontento, vuol dire che l'alternativa centrista è allo stato dell'arte poco convincente.