Appalti: Taranto, inchiesta su risanamento litorale di Torre Ovo: 8 denunciati
TARANTO. Presunti illeciti nella gestione degli appalti per interventi finalizzati al risanamento dell'arenile corroso dalle mareggiate, delle barriere a mare e del rinforzo delle rocce lungo il litorale di 'Torre Ovo', frazione del comune di Torricella, in provincia di Taranto, alla base dell'inchiesta della Procura della Repubblica della citta' jonica nell'ambito della quale sono state denunciate otto persone.
LE OPERE FINANZIATE - Le opere da realizzare erano finanziate da contributi pubblici. L'inchiesta, giunta ora a conclusione, e' stata condotta dai militari della Guardia di Finanza di Manduria. Secondo il progetto iniziale, le opere, sostenute dal fondo pubblico 'Por Puglia 2000-2006' per un importo di circa 750mila euro, avrebbero dovuto prevedere il posizionamento di una barriera artificiale con grossi massi di cava, di svariate tonnellate, a circa 100-150 metri dalla battigia.
Questo al fine di contrastare la corrosione progressiva di parte della spiaggia e, conseguentemente della strada litoranea, e il risanamento e la ricostruzione della spiaggia demaniale, mediante il riposizionamento di sabbia marina con le stesse caratteristiche di quella naturale, proveniente da residui di dune e fondali marini, il cosiddetto ripascimento.
L'APPALTO - I lavori, in base alla gara d'appalto, sono stati aggiudicati a un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (Ati) con sede a Messina che, a sua volta, ha subappaltato ad imprese locali le opere senza che venissero effettuate le comunicazioni agli organi competenti come prevede la legge.
La progettazione e' stata eseguita da tre ingegneri, liberi professionisti, sotto il controllo e la direzione di due dirigenti della Provincia di Taranto, mentre i lavori, iniziati ad aprile 2007 e terminati nel giugno 2008, sono stati diretti sul cantiere da un geometra della Provincia in qualita' di responsabile tecnico.
LE INDAGINI - Le indagini delle Fiamme Gialle hanno pero' accertato che una parte della spiaggia sulla quale sono stati eseguiti i lavori di ripascimento non e' demaniale ma di proprieta' di un attiguo residence estivo ad uso esclusivo dei clienti della struttura.
I lavori sarebbero stati eseguiti in violazione del capitolato d'appalto poiche' e' stato posizionato materiale di risulta proveniente da demolizioni edili anziche' i previsti massi di cava e da terriccio tufaceo in sostituzione della sabbia marina.
I tecnici della Provincia, sia nella fase della realizzazione sia a conclusione delle opere, non hanno mai eccepito alcuna difformita' rispetto al progetto finanziato rilasciando in modo indebito, ritiene la Procura, le attestazioni di conformita' che hanno permesso la successiva illegittima liquidazione delle somme stanziate.
OTTO DENUNCIATI - A causa delle irregolarita' riscontrate sono stati denunciati due ingegneri della Provincia per illeciti in materia di appalti pubblici e abuso d'ufficio, tre ingegneri liberi professionisti, incaricati dalla Provincia, per concorso in abuso d'ufficio, i due rappresentanti legali dell'impresa appaltante e sub-appaltante per truffa aggravata, il proprietario del fondo che ha beneficiato dei finanziamenti pubblici, utilizzati per il ripascimento dell'area privata, per concorso in truffa aggravata.
LE OPERE FINANZIATE - Le opere da realizzare erano finanziate da contributi pubblici. L'inchiesta, giunta ora a conclusione, e' stata condotta dai militari della Guardia di Finanza di Manduria. Secondo il progetto iniziale, le opere, sostenute dal fondo pubblico 'Por Puglia 2000-2006' per un importo di circa 750mila euro, avrebbero dovuto prevedere il posizionamento di una barriera artificiale con grossi massi di cava, di svariate tonnellate, a circa 100-150 metri dalla battigia.
Questo al fine di contrastare la corrosione progressiva di parte della spiaggia e, conseguentemente della strada litoranea, e il risanamento e la ricostruzione della spiaggia demaniale, mediante il riposizionamento di sabbia marina con le stesse caratteristiche di quella naturale, proveniente da residui di dune e fondali marini, il cosiddetto ripascimento.
L'APPALTO - I lavori, in base alla gara d'appalto, sono stati aggiudicati a un Raggruppamento Temporaneo di Imprese (Ati) con sede a Messina che, a sua volta, ha subappaltato ad imprese locali le opere senza che venissero effettuate le comunicazioni agli organi competenti come prevede la legge.
La progettazione e' stata eseguita da tre ingegneri, liberi professionisti, sotto il controllo e la direzione di due dirigenti della Provincia di Taranto, mentre i lavori, iniziati ad aprile 2007 e terminati nel giugno 2008, sono stati diretti sul cantiere da un geometra della Provincia in qualita' di responsabile tecnico.
LE INDAGINI - Le indagini delle Fiamme Gialle hanno pero' accertato che una parte della spiaggia sulla quale sono stati eseguiti i lavori di ripascimento non e' demaniale ma di proprieta' di un attiguo residence estivo ad uso esclusivo dei clienti della struttura.
I lavori sarebbero stati eseguiti in violazione del capitolato d'appalto poiche' e' stato posizionato materiale di risulta proveniente da demolizioni edili anziche' i previsti massi di cava e da terriccio tufaceo in sostituzione della sabbia marina.
I tecnici della Provincia, sia nella fase della realizzazione sia a conclusione delle opere, non hanno mai eccepito alcuna difformita' rispetto al progetto finanziato rilasciando in modo indebito, ritiene la Procura, le attestazioni di conformita' che hanno permesso la successiva illegittima liquidazione delle somme stanziate.
OTTO DENUNCIATI - A causa delle irregolarita' riscontrate sono stati denunciati due ingegneri della Provincia per illeciti in materia di appalti pubblici e abuso d'ufficio, tre ingegneri liberi professionisti, incaricati dalla Provincia, per concorso in abuso d'ufficio, i due rappresentanti legali dell'impresa appaltante e sub-appaltante per truffa aggravata, il proprietario del fondo che ha beneficiato dei finanziamenti pubblici, utilizzati per il ripascimento dell'area privata, per concorso in truffa aggravata.