Bari, mette su catena Compro Oro senza autorizzazioni, denunciato ex gioielliere
BARI. Per tre anni (dal 2007 al 2009) ha gestito una decina di punti vendita di 'Compro oro', a Bari e in provincia di Bari e Taranto, senza essere in possesso della autorizzazione che viene rilasciata dalla Banca d'Italia. Per questo motivo, ma anche per il reato di falsificazione dei registri, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno denunciato all'autorita' giudiziaria un commerciante di Bari di 50 anni.
LA STORIA - L'uomo, un ex gioielliere, aveva deciso di cambiare attivita': invece che vendere gioielli, li acquistava. Si era adeguato alla legge di mercato che, a causa della crisi, negli ultimi anni ha visto meno clienti frequentare le gioiellerie e molto di piu' questi moderni Monte dei Pegni facilitati dalla crisi economica che ha indotto molte persone a vendere anche i gioielli antichi e di famiglia per arrivare a fine mese o far fronte a spese non sostenibili con le normali entrate.
Gli affari sono andati cosi' bene che nel giro di qualche anno l'ex gioielliere era riuscito ad aprire una decina di punti di acquisto oro, tutti senza autorizzazione.
TRANSAZIONI PER 2 MLN - In tre anni, secondo la Guardia di Finanza, sono state eseguite transazioni commerciali per oltre 2 milioni di euro; praticamente tutte in contanti. E sono stati proprio gli ingenti prelievi in contanti da parte del 50enne, presso la propria banca, a dar vita all'indagine dei finanzieri.
Il cliente, bisognoso di smerciare il proprio oro, infatti, ha necessita' di avere in cambio subito denaro. Quindi, piu' aumentavano i punti vendita piu' il commerciante aveva bisogno di avere in cassa liquidi per far fronte agli acquisti. L'indagine della Guardia di Finanza ha permesso anche di accertare che il commerciante, sempre nei tre anni, ha falsificato i documenti contabili registrando come ''rottami non riutilizzabili'' gioielli che, invece, il piu' delle volte erano solo usati, ma a volte, cosi' come dichiarato dagli interessati sentiti dai finanzieri, anche nuovi.
IVA EVASA - L'escamotage ha permesso al commerciante di evadere l'Iva per circa 850mila euro. E', infatti, previsto dalla legge un'agevolazione fiscale per chi lavora 'oro grezzo', quali sono appunto i ''rottami non riutilizzabili''; in ogni caso, per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti sul piano commerciale nel maggio dello scorso anno e' intervenuta la Banca d'Italia emanando una circolare nella quale esclude i titolari di societa' di acquisto di oggetti d'oro dalla cosiddetta inversione contabile.
LE SOCIETA' CAMPANE COLLUSE - Nella rete dei controlli della Guardia di Finanza, nel corso dell'inchiesta, sono finiti anche due grandi 'operatori professionali in oro', con sede in un rinomato centro orafo della provincia di Caserta.
Era a queste due societa' campane che il denunciato barese vendeva tutto l'oro che acquistava. La legge impone che le aziende che acquistano oro debbano dichiarare l'operazione alla Banca d'Italia, proprio per evitare che si possano verificare nel settore casi di riciclaggio o ricettazione.
L'aver omesso le dichiarazioni sono valse per le due societa' campane sanzioni amministrative molto pesanti. In base alla normativa recente per poter aprire punti vendita di compravendita di oro e' necessario dar vita a una Srl (societa' a responsabilita' limitata) con un capitale di almeno 150mila euro. L'ex gioielliere barese, a seguito dei controlli subiti, nel 2010 si e' messo in regola e continua regolarmente a svolgere la sua attivita' di 'Compro oro'.
LA STORIA - L'uomo, un ex gioielliere, aveva deciso di cambiare attivita': invece che vendere gioielli, li acquistava. Si era adeguato alla legge di mercato che, a causa della crisi, negli ultimi anni ha visto meno clienti frequentare le gioiellerie e molto di piu' questi moderni Monte dei Pegni facilitati dalla crisi economica che ha indotto molte persone a vendere anche i gioielli antichi e di famiglia per arrivare a fine mese o far fronte a spese non sostenibili con le normali entrate.
Gli affari sono andati cosi' bene che nel giro di qualche anno l'ex gioielliere era riuscito ad aprire una decina di punti di acquisto oro, tutti senza autorizzazione.
TRANSAZIONI PER 2 MLN - In tre anni, secondo la Guardia di Finanza, sono state eseguite transazioni commerciali per oltre 2 milioni di euro; praticamente tutte in contanti. E sono stati proprio gli ingenti prelievi in contanti da parte del 50enne, presso la propria banca, a dar vita all'indagine dei finanzieri.
Il cliente, bisognoso di smerciare il proprio oro, infatti, ha necessita' di avere in cambio subito denaro. Quindi, piu' aumentavano i punti vendita piu' il commerciante aveva bisogno di avere in cassa liquidi per far fronte agli acquisti. L'indagine della Guardia di Finanza ha permesso anche di accertare che il commerciante, sempre nei tre anni, ha falsificato i documenti contabili registrando come ''rottami non riutilizzabili'' gioielli che, invece, il piu' delle volte erano solo usati, ma a volte, cosi' come dichiarato dagli interessati sentiti dai finanzieri, anche nuovi.
IVA EVASA - L'escamotage ha permesso al commerciante di evadere l'Iva per circa 850mila euro. E', infatti, previsto dalla legge un'agevolazione fiscale per chi lavora 'oro grezzo', quali sono appunto i ''rottami non riutilizzabili''; in ogni caso, per evitare il ripetersi di comportamenti illeciti sul piano commerciale nel maggio dello scorso anno e' intervenuta la Banca d'Italia emanando una circolare nella quale esclude i titolari di societa' di acquisto di oggetti d'oro dalla cosiddetta inversione contabile.
LE SOCIETA' CAMPANE COLLUSE - Nella rete dei controlli della Guardia di Finanza, nel corso dell'inchiesta, sono finiti anche due grandi 'operatori professionali in oro', con sede in un rinomato centro orafo della provincia di Caserta.
Era a queste due societa' campane che il denunciato barese vendeva tutto l'oro che acquistava. La legge impone che le aziende che acquistano oro debbano dichiarare l'operazione alla Banca d'Italia, proprio per evitare che si possano verificare nel settore casi di riciclaggio o ricettazione.
L'aver omesso le dichiarazioni sono valse per le due societa' campane sanzioni amministrative molto pesanti. In base alla normativa recente per poter aprire punti vendita di compravendita di oro e' necessario dar vita a una Srl (societa' a responsabilita' limitata) con un capitale di almeno 150mila euro. L'ex gioielliere barese, a seguito dei controlli subiti, nel 2010 si e' messo in regola e continua regolarmente a svolgere la sua attivita' di 'Compro oro'.