BOLOGNA. Spiate per due settimane di seguito mentre fanno la doccia. E' accaduto a due studentesse universitarie, una leccese di 24 anni ed ad una 25enne, della provincia di Varese, che sono finite nel mirino di due guardoni, nell’appartamento che condividono in un rione centrale di Bologna.
I guardoni, un 32enne piccolo imprenditore edile di San Lazzaro di Savena ed il suo elettricista 30enne di Bologna, sono stati smascherati dai carabinieri del capoluogo emiliano e denunciati a piede libero per il reato di "interferenza illecita nella vita privata".
LE INDAGINI - Il reato e' stato commesso durante i lavori effettuati nel bagno delle due donne che si era allagato per la rottura di una conduttura. Le vittime hanno trovato la telecamera, che era orientata verso il box doccia, nascosta in un barattolo di vernice. Immediata la denuncia e le indagini dei carabinieri che hanno scoperto che l'apparecchio, rimasto nell'abitazione per circa due settimane, poteva fare riprese audio e video ed era attivabile mediante collegamento telefonico.
Quando i due sono tornati nell'appartamento per riprendere la telecamera con la scusa di dover eseguire piccoli ritocchi di tinteggiatura sono stati bloccati e denunciati dai militari. Era il 30enne ad avere il telefono che piu' volte aveva attivato la telecamera. Con quel telefono era stata attivata pure un'altra telecamera collocata all'interno di un cantiere edile. Il sistema permetteva solo la visione in diretta delle immagini e non la loro registrazione. L'imprenditore si e' giustificato riferendo che le telecamere servivano solo per il controllo della corretta esecuzione dei lavori dei suoi operai. Una scusa non ritenuta credibile.
I guardoni, un 32enne piccolo imprenditore edile di San Lazzaro di Savena ed il suo elettricista 30enne di Bologna, sono stati smascherati dai carabinieri del capoluogo emiliano e denunciati a piede libero per il reato di "interferenza illecita nella vita privata".
LE INDAGINI - Il reato e' stato commesso durante i lavori effettuati nel bagno delle due donne che si era allagato per la rottura di una conduttura. Le vittime hanno trovato la telecamera, che era orientata verso il box doccia, nascosta in un barattolo di vernice. Immediata la denuncia e le indagini dei carabinieri che hanno scoperto che l'apparecchio, rimasto nell'abitazione per circa due settimane, poteva fare riprese audio e video ed era attivabile mediante collegamento telefonico.
Quando i due sono tornati nell'appartamento per riprendere la telecamera con la scusa di dover eseguire piccoli ritocchi di tinteggiatura sono stati bloccati e denunciati dai militari. Era il 30enne ad avere il telefono che piu' volte aveva attivato la telecamera. Con quel telefono era stata attivata pure un'altra telecamera collocata all'interno di un cantiere edile. Il sistema permetteva solo la visione in diretta delle immagini e non la loro registrazione. L'imprenditore si e' giustificato riferendo che le telecamere servivano solo per il controllo della corretta esecuzione dei lavori dei suoi operai. Una scusa non ritenuta credibile.
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