Regione Salento: Ria (Udc), la richiesta di referendum non verrà accolta
LECCE. "La Regione Salento? La richiesta di referendum non potrà essere accolta perchè difetta di essenziali requisiti di legittimità. Il trionfalismo del comitato promotore deve dunque fare i conti con la realtà". A intervenire sulla questione è l’onorevole Lorenzo Ria, dell’Udc,che sottolinea che è sufficiente fare riferimento al numero di delibere che deve essere allegato alla richiesta di referendum, ossia un numero tale da rappresentare almeno un terzo delle popolazioni interessate.
"Secondo l’annuncio della richiesta - spiega Ria - riportato nella Gazzetta ufficiale del 22 dicembre scorso, solo 43 dei 146 Comuni interpellati hanno espresso, con deliberazione dei rispettivi Consigli, la volontà di richiedere il suddetto referendum (altro che i 64 annunciati dal Comitato), per un totale di assemblee rappresentative di poco più di 570mila cittadini". Secondo Ria è evidente che tale dato non soddisfa il requisito di un terzo delle popolazioni interessate, "non solo se si vuole raggiungere il terzo degli abitanti di tutta la Puglia (la soglia sarebbe allora di circa 1.300.000 abitanti), ma anche se consideriamo - come erroneamente fa il comitato - solo un terzo degli abitanti dele tre province, che corrisponde infatti a circa 599.000 abitanti".
"Il rocambolesco errore - aggiunge il parlamentare dell’Udc - nasce dal fatto che molte delle 59 delibere presentate all’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione mancavano di un requisito essenziale di legittimità, cioè la designazione dei delegati al deposito delle delibere stesse a corredo della richiesta. Il che rende le delibere consiliari inammissibili, tanto più se, come in qualche caso, si è tentato di rettificarle con una successiva delibera di giunta, compiendo così una evidente violazione di legge. In virtù di un espresso riparto di competenze tra due organi, infatti, è impossibile rettificare, modificare o sanare le deliberazioni del Consiglio con una deliberazione di Giunta".
"Ciò che più mi stupisce, dunque - conclude Ria - è il dilettantismo con cui è stata gestita l’intera procedura. I proclami entusiastici con cui Paolo Pagliaro invoca la democrazia e il rispetto della volontà popolare sono quanto di più lontano dalla realtà dei fatti e, soprattutto, sono stati strumentalizzati per una battaglia antistorica e senza solide fondamenta tecnico-giuridiche, che ha poco a che fare con i veri interessi dei salentini".
"Secondo l’annuncio della richiesta - spiega Ria - riportato nella Gazzetta ufficiale del 22 dicembre scorso, solo 43 dei 146 Comuni interpellati hanno espresso, con deliberazione dei rispettivi Consigli, la volontà di richiedere il suddetto referendum (altro che i 64 annunciati dal Comitato), per un totale di assemblee rappresentative di poco più di 570mila cittadini". Secondo Ria è evidente che tale dato non soddisfa il requisito di un terzo delle popolazioni interessate, "non solo se si vuole raggiungere il terzo degli abitanti di tutta la Puglia (la soglia sarebbe allora di circa 1.300.000 abitanti), ma anche se consideriamo - come erroneamente fa il comitato - solo un terzo degli abitanti dele tre province, che corrisponde infatti a circa 599.000 abitanti".
"Il rocambolesco errore - aggiunge il parlamentare dell’Udc - nasce dal fatto che molte delle 59 delibere presentate all’Ufficio centrale presso la Corte di Cassazione mancavano di un requisito essenziale di legittimità, cioè la designazione dei delegati al deposito delle delibere stesse a corredo della richiesta. Il che rende le delibere consiliari inammissibili, tanto più se, come in qualche caso, si è tentato di rettificarle con una successiva delibera di giunta, compiendo così una evidente violazione di legge. In virtù di un espresso riparto di competenze tra due organi, infatti, è impossibile rettificare, modificare o sanare le deliberazioni del Consiglio con una deliberazione di Giunta".
"Ciò che più mi stupisce, dunque - conclude Ria - è il dilettantismo con cui è stata gestita l’intera procedura. I proclami entusiastici con cui Paolo Pagliaro invoca la democrazia e il rispetto della volontà popolare sono quanto di più lontano dalla realtà dei fatti e, soprattutto, sono stati strumentalizzati per una battaglia antistorica e senza solide fondamenta tecnico-giuridiche, che ha poco a che fare con i veri interessi dei salentini".