LECCE. Un altro caso di violenza sulle donne nel Leccese. Un professionista di Leverano, in provincia di Lecce, e' stato arrestato dai carabinieri in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari perche' ha perseguitato fin dall'agosto 2009 due donne, madre e figlia, rispettivamente di 43 e 23 anni. Queste ultime sono moglie e figlia di un operaio di 50 anni arrestato due anni fa per reati legati allo spaccio di stupefacenti, con il quale il professionista ha avuto rapporti legati al suo lavoro. Successivamente e' entrato in contatto con le due donne. E in quel momento, secondo quanto accertato dagli inquirenti, sono iniziate le minacce, i transiti davanti all'abitazione, gli inseguimenti anche con l'automobile, gli appostamenti, le telefonate e i messaggi continui, gli inviti pressanti. Attenzioni pesanti e insistenti che hanno spinto le due donne a denunciare la persecuzione.
LE MOLESTIE - L'uomo ha cominciato a seguirle, a controllare i loro spostamenti, a transitare in auto con estrema frequenza sotto la loro abitazione. E poi le molestava per telefono, arrivando a chiamare o inviare messaggi anche 12 volte al giorno, le andava a trovare in casa per parlare della condizione del detenuto o anche le invitava a raggiungerlo al proprio studio. Una volta l'uomo ha pure inseguito con la propria auto quella guidata dalla ragazza, costringendola a fermarsi. E non sono mancate minacce anche nei confronti dell'allora detenuto.
LA DENUNCIA - A settembre scorso e' arrivata la denuncia. Le indagini le hanno condotte i carabinieri di Leverano coordinati dal sostituto procuratore del Tribunale di Lecce, Stefania Maria Mininni che ha chiesto e ottenuto l'arresto dal gip Carlo Cazzella. I reati ipotizzati sono di atti persecutori, violenza privata aggravata e minacce aggravate, queste ultime anche dall'abuso di potere.
LE MOLESTIE - L'uomo ha cominciato a seguirle, a controllare i loro spostamenti, a transitare in auto con estrema frequenza sotto la loro abitazione. E poi le molestava per telefono, arrivando a chiamare o inviare messaggi anche 12 volte al giorno, le andava a trovare in casa per parlare della condizione del detenuto o anche le invitava a raggiungerlo al proprio studio. Una volta l'uomo ha pure inseguito con la propria auto quella guidata dalla ragazza, costringendola a fermarsi. E non sono mancate minacce anche nei confronti dell'allora detenuto.
LA DENUNCIA - A settembre scorso e' arrivata la denuncia. Le indagini le hanno condotte i carabinieri di Leverano coordinati dal sostituto procuratore del Tribunale di Lecce, Stefania Maria Mininni che ha chiesto e ottenuto l'arresto dal gip Carlo Cazzella. I reati ipotizzati sono di atti persecutori, violenza privata aggravata e minacce aggravate, queste ultime anche dall'abuso di potere.