di Nicola Ricchitelli
Interpellato dall’amministrazione della città di Barletta per esprimersi circa l’allestimento del nuovo polo museale il professore ha dichiarato che: "La situazione del bronzo non è eccezionale, anzi diciamo anche che è molto precaria, anche perché Eraclio è una delle pochissime statue originali che si trovano ancora all'aperto, esposte alle intemperie e dunque e soprattutto allo smog. Al Campidoglio non a caso si è deciso di mettere all'interno la statua con Marco Aurelio, esponendo una copia all'esterno". Di qui, quindi, l’ipotesi di conservare la statua originale in un museo e sostituirlo con una copia.
Una situazione non semplice, visto anche il periodo critico che la città si appresta a vivere in vista delle prossime elezioni di Maggio.
Ad ogni modo, al Palazzo di città ci vanno con i piedi di piombo prima di prendere ogni qual si voglia decisione. I primi passi sono stati fatti dalla direzione regionale per i Beni culturali: infatti la Soprintendenza ha predisposto una perizia per valutare precisamente lo stato del bronzo e a breve è previsto l'apertura di un nuovo cantiere per il restauro.
Per quanto riguarda la localizzazione della statua originale di Eraclio, potrebbe essere appunto il nuovo polo museale che l'amministrazione comunale vorrebbe realizzare all'interno del Castello svevo o in un'altra struttura da individuare, mentre, nel contempo, si andrebbe a realizzare un'esatta copia della statua da esporre all'esterno, in corso Vittorio Emanuele nel centro della città.
La statua ad oggi può dirsi mezza originale, infatti attorno al 1300 alcuni frati domenicani di Manfredonia furono autorizzati da Carlo D’Angio ad amputare braccia e gambe per farne delle campane. Verso la metà del 1400 in un una vera e propria mobilitazione di massa da parte dei barlettani furono raccolti i fondi per commissionare allo scultore napoletano Fabio Alfano gli arti mancanti seppur diversi rispetto agli originali.
Sull’identità del colosso Eraclio si è dibattuto piu volte, l’unica cosa certa è che fu realizzata dai bizantini attorno al 1039, e rappresenta probabilmente l'imperatore Tedodosio II.
Circa la sua provenienza poi ci sono una serie di versioni. La tradizione racconta che la statua sia stata abbandonata da una nave crociata in difficoltà. Ma gli storici prendono per buona la versione data nel 1279 dal frate Tommaso da Pavia che raccontava che a cavallo tra il 1231-1232 fu scoperta durante degli scavi effettuati dall'imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, "una statua colossale".
Interpellato dall’amministrazione della città di Barletta per esprimersi circa l’allestimento del nuovo polo museale il professore ha dichiarato che: "La situazione del bronzo non è eccezionale, anzi diciamo anche che è molto precaria, anche perché Eraclio è una delle pochissime statue originali che si trovano ancora all'aperto, esposte alle intemperie e dunque e soprattutto allo smog. Al Campidoglio non a caso si è deciso di mettere all'interno la statua con Marco Aurelio, esponendo una copia all'esterno". Di qui, quindi, l’ipotesi di conservare la statua originale in un museo e sostituirlo con una copia.
Una situazione non semplice, visto anche il periodo critico che la città si appresta a vivere in vista delle prossime elezioni di Maggio.
Ad ogni modo, al Palazzo di città ci vanno con i piedi di piombo prima di prendere ogni qual si voglia decisione. I primi passi sono stati fatti dalla direzione regionale per i Beni culturali: infatti la Soprintendenza ha predisposto una perizia per valutare precisamente lo stato del bronzo e a breve è previsto l'apertura di un nuovo cantiere per il restauro.
Per quanto riguarda la localizzazione della statua originale di Eraclio, potrebbe essere appunto il nuovo polo museale che l'amministrazione comunale vorrebbe realizzare all'interno del Castello svevo o in un'altra struttura da individuare, mentre, nel contempo, si andrebbe a realizzare un'esatta copia della statua da esporre all'esterno, in corso Vittorio Emanuele nel centro della città.
La statua ad oggi può dirsi mezza originale, infatti attorno al 1300 alcuni frati domenicani di Manfredonia furono autorizzati da Carlo D’Angio ad amputare braccia e gambe per farne delle campane. Verso la metà del 1400 in un una vera e propria mobilitazione di massa da parte dei barlettani furono raccolti i fondi per commissionare allo scultore napoletano Fabio Alfano gli arti mancanti seppur diversi rispetto agli originali.
Sull’identità del colosso Eraclio si è dibattuto piu volte, l’unica cosa certa è che fu realizzata dai bizantini attorno al 1039, e rappresenta probabilmente l'imperatore Tedodosio II.
Circa la sua provenienza poi ci sono una serie di versioni. La tradizione racconta che la statua sia stata abbandonata da una nave crociata in difficoltà. Ma gli storici prendono per buona la versione data nel 1279 dal frate Tommaso da Pavia che raccontava che a cavallo tra il 1231-1232 fu scoperta durante degli scavi effettuati dall'imperatore Federico II di Svevia a Ravenna, "una statua colossale".