di Nicola Ricchitelli. La finalissima o match-ball che dir si voglia tra sinistra e destra andrà di scena a maggio, nel frattempo le due coalizioni provano a fare le prove generali con partitelle in famiglia o amichevoli, che poi così amichevoli non sono, almeno stando alle scene post-partita: vedi le risse sedate a fatica. In fondo, il timbro sanguigno e passionale dei “Figli di Eraclio” è noto a tutti, cosi come è noto a tutti che la città di Barletta è una città vietata ai deboli di cuore specie quando il termometro della politica tocca temperature incandescenti.
Una settimana che inizia con la vittoria alle primarie del sindaco uscente Nicola Maffei – candidato del Pd – e che passa per la quasi rissa tra il socialista Silvestro Mezzina e i due esponenti di Sel Vincenzo Brucoli e Giuseppe Dicorato il giorno dopo nella galleria del teatro “G.Curci”.
E poi, ancora, il socialista Antonio Carpagnano che benedice la vittoria dell’ingegner – professore con tanto di “Vittoria di Golia contro Davide”, il tutto mentre il coordinatore cittadino di Sel Michelangelo Acclavio, perplesso, di certo non le manda a dire.
Dalle parti de “La Buona politica” tutto tace, o meglio, Sabino Dicataldo lascia l’incombenza di trovare le parole giuste per spiegare la sconfitta alle primarie a Giuseppe Gammarota, costretto a doverne trovare anche per quelle di Sabrina e Paolo Salerno – figli del compianto Francesco ex sindaco di Barletta – il quale parlano di "tradito il progetto di nostro padre", a cui perentorie seguono quelle della moglie Raffaella, che, sempre in settimana, annuncia l’addio definitivo al partito fondato dal marito. Insomma, se la sinistra prova a starci dentro tra i pianti le urla e i sorrisi forzati, a destra sembrano non esserci più neanche lacrime per piangere. Accade così che Bartolo Tatò fa il suo definitivo passo indietro perché ama troppo Barletta, il tutto mentre il toto candidato ripartito qualche ora dopo il No del principe dell’alimentazione sembra essere giunto alla conclusione dinnanzi al nome del segretario provinciale del “La Destra” Stella Mele.
Tra chi piange e chi ride, il consigliere Franco Pastore decide di ballare e cantare con il suo “Rap Pastoristico” in attesa di tempi migliori.
Di seguito, quindi, ecco a voi le pagelle secondo il nostro modo di intendere la politica barlettana in questi sette giorni infuocati, sperando di non provocare le ire di nessuno, ma semmai di strappare un sorriso.
Franco Pastore voto 10: meriterebbe qualche voto in meno per la non eccelsa intonazione, ma alla fine i punti persi li riconquista con la presenza scenica e la geniale interpretazione ai microfoni di Amica 9. E poi, a fianco del consigliere regionale, è sceso il numeroso popolo di Facebook a consacrare questa esibizione come uno dei momenti storici della politica barlettana. Alzi la mano chi un giorno non ricorderà quando: "Và rucurdòt quen’n Pastòr s mtet’t a cantè?".
Nicola Maffei voto 6: aldilà di celebrazioni e cerimonie, in realtà, la vittoria delle primarie dell’ingegner – professore, sono state come mettere a segno un calcio di rigore. Certo, i rigori bisogni saperli tirare, ma soprattutto ci vuole freddezza e lucidità per spiazzare il portiere, e noi di Giornale di Puglia, che nelle primarie del 20 Febbraio avevamo ipotizzato in un ultimo atto del candidato del Pd, mentre in realtà erano l’ultimo atto di una vittoria costruita con una campagna elettorale trasformata ad arte in campagna di comunicazione. Con tanto di benedizione del governatore Nichi Vendola che tanto ha fatto infuriare il socialista Antonio Carpagnano, anch’egli in corsa per la candidatura da sindaco.
Antonio Carpagnano voto 9: prova a respingere l’armata Maffei con la sua onestà politica ed intellettuale, classica di un uomo del riformismo liberale senza incedere in campagne elettorali spropositate al pari dei suoi avversari, ma utilizzando i canali di comunicazione messi a disposizione, non mancando talvolta di muovere critiche all'amministrazione comunale, la stessa della quale il suo partito fa parte. Critiche più di metodo che di contenuto, con la solita schiettezza che ne costituisce un suo marchio di fabbrica. Ha lanciato una sfida a tutto un gruppo dirigente, quello del PD, sperando forse di giocare e trarre beneficio dalle proprie divisioni interne, superando la soglia dei 3000 voti, e con la stessa schiettezza, di certo, non le ha mandate a dire prima ai microfoni di Amica 9 e poi sulle pagine della Gazzetta del Nord Barese, dando a Nicola Maffei del Golia che vince contro Davide.
Sabino Dicataldo voto 4: assai deludente il risultato del candidato de “La Buona Politica”, che paga evidentemente la presa di posizione dei figli del coofondatore del partito Francesco Salerno, il quale in una lettera fatta pervenire qualche giorno primo a mezzo stampa parlano di “ progetto di nostro padre tradito”. Ma non solo: il noto imprenditore scomparendo ad arte dalla Waterloo barlettana – o Piazza Aldo Moro che dir si voglia – per poi riapparire 24 ore dopo alla galleria del teatro Curci, lascia l’incombenza di spiegare il risultato elettorale al fido Giuseppe Gammarota.
Mezzina, Dicorato, Buccoli voto 4: in attesa di qualche altro round, se non altro per capire chi dei tre ha sbagliato mestiere e quindi meritava i ring anziché le stanze di partito, il voto dei tre gladiatori della politica barlettana va troppo al di sotto della sufficienza. Avendo esaurito tutti gli argomenti possibili ed immaginabili, i tre mancati Mohamed Ali pensano bene di trasformare la galleria del teatro “Curci” in un ring, rovinando tra l’altro la bella festicciola del centro sinistra che al “successo!” tanto aveva gridato nelle ore precedenti.
Michelangelo Acclavio voto 7: più che un bravo attore dimostra di essere bravo alla regia, memori di un Totò il quale recitava grosso modo: "Armiamoci e andate" al segretario cittadino di Sel che in svariate occasioni non aveva mancato una parolina di conforto ai vari Fabio Lattanzio (La Puglia per Vendola), all’assessore regionale Maria Campese, e quindi all’assessore comunale Salvatore Filannino. E quind,i vi chiederete, dove sta tutta questa bravura? Beh, per il momento lui sul taccuino dei cattivi non ci è finito, anche se una tiratina d’orecchie se l'è beccata ugualmente dal vice coordinatore di Sel Alessandro Porcelluzzi, il quale lo ha invitato a scendere a piu miti consigli.
Bartolo Tatò voto 3: Un film, anzi no. Una telenovela nemmeno, una tragicomica forse. Gioca un brutto scherzo al Principe dell’alimentazione l’indecisione, in questi circa trenta giorni, dal suo annuncio alla discesa in campo. Che "ci sono cose che gli avrebbero dovuto spiegare, come la differenza tra amministrare un’azienda e amministrare un comune" lo ha detto anche il sindaco Nicola Maffei – lui che non ha capito che fare il sindaco significa risolvere i problemi di una città e non tagliare nastri qua e là – ad ogni modo sta di fatto che il No amorevole, guarda caso pronunciato per il troppo amore nei confronti della città di Barletta, regge poco ottenendo il solo risultato di gettare nello sconforto un centro destra impegnato nella già non facile impresa di spodestare il centrosinistra dal Palazzo di Città.
Stella Mele voto 8: complice una chiarezza e una coerenza politica che da sempre la contraddistingue, ad oggi il segretario provinciale della sesta provincia pugliese de “La destra” rappresenta l’unica mosca bianca in una coalizione spaccata da fronti interni, oltre che teatro di emigrazione verso terre piu fertili, tanto è vero che, notizia dell’ultima ora, si sta pensando a lei come generale da mettere a capo dell’esercito verso la conquista del Palazzoni città.
Sergio Silvestris voto 7,5: all’europarlamentare accorso al capezzale di Via Foggia giovedì mattina va un bel voto di stima, se non altro per essere riuscito a trovare le parole al No di Bartolo Tatò, mentre c’era chi preferiva scappar via per non assistere alla farsa – vedi Giovanni Alfarano e Maria Grazia Vitobello – forse perché lui in fondo con le parole ci lavora, visto la professione di giornalista, anche se a dire il vero di quello che ha detto ne è convinto solo lui. Ma alla fine l’importante è crederci.
Francesco Ventola voto 8: fantastica l’interpretazione del Presidente della Provincia, il quale avrebbe dichiarato subito dopo la conferenza: "Si è convinti di poter affrontare questa campagna elettorale e di poterla vincere perché ci rendiamo conto che la gente è scontenta di come è amministrata la città. Siamo rammaricati della scelta di Tatò ma allo stesso tempo orgogliosi perché siamo della politica del fare e del fare bene". Alla fine, convinto e orgoglioso di tutto questo sembra essere solo lui.
Maria Grazia Vitobello voto 8.5: alzi la mano chi vorrebbe essere al suo posto? Nessuno infatti. Arduo compito per la coordinatrice del Pdl barlettano che, colpita in piena notte dalla telefonata del Principe dell’alimentazione dopo il No di quest’ultimo, ha tentato fino all’ultimo minuto utile di far tornare sui suoi passi Bartolo Tatò. Seppur avendo fallito la missione, la Lady del centro destra gli ha reso pan per focaccia facendo trapelare il tutto ad una nota testata online barlettana, senza per giunta risparmiargli l’imbarazzo di doverci mettere la faccia dinnanzi ai giornalisti.
Una settimana che inizia con la vittoria alle primarie del sindaco uscente Nicola Maffei – candidato del Pd – e che passa per la quasi rissa tra il socialista Silvestro Mezzina e i due esponenti di Sel Vincenzo Brucoli e Giuseppe Dicorato il giorno dopo nella galleria del teatro “G.Curci”.
E poi, ancora, il socialista Antonio Carpagnano che benedice la vittoria dell’ingegner – professore con tanto di “Vittoria di Golia contro Davide”, il tutto mentre il coordinatore cittadino di Sel Michelangelo Acclavio, perplesso, di certo non le manda a dire.
Dalle parti de “La Buona politica” tutto tace, o meglio, Sabino Dicataldo lascia l’incombenza di trovare le parole giuste per spiegare la sconfitta alle primarie a Giuseppe Gammarota, costretto a doverne trovare anche per quelle di Sabrina e Paolo Salerno – figli del compianto Francesco ex sindaco di Barletta – il quale parlano di "tradito il progetto di nostro padre", a cui perentorie seguono quelle della moglie Raffaella, che, sempre in settimana, annuncia l’addio definitivo al partito fondato dal marito. Insomma, se la sinistra prova a starci dentro tra i pianti le urla e i sorrisi forzati, a destra sembrano non esserci più neanche lacrime per piangere. Accade così che Bartolo Tatò fa il suo definitivo passo indietro perché ama troppo Barletta, il tutto mentre il toto candidato ripartito qualche ora dopo il No del principe dell’alimentazione sembra essere giunto alla conclusione dinnanzi al nome del segretario provinciale del “La Destra” Stella Mele.
Tra chi piange e chi ride, il consigliere Franco Pastore decide di ballare e cantare con il suo “Rap Pastoristico” in attesa di tempi migliori.
Di seguito, quindi, ecco a voi le pagelle secondo il nostro modo di intendere la politica barlettana in questi sette giorni infuocati, sperando di non provocare le ire di nessuno, ma semmai di strappare un sorriso.
Franco Pastore voto 10: meriterebbe qualche voto in meno per la non eccelsa intonazione, ma alla fine i punti persi li riconquista con la presenza scenica e la geniale interpretazione ai microfoni di Amica 9. E poi, a fianco del consigliere regionale, è sceso il numeroso popolo di Facebook a consacrare questa esibizione come uno dei momenti storici della politica barlettana. Alzi la mano chi un giorno non ricorderà quando: "Và rucurdòt quen’n Pastòr s mtet’t a cantè?".
Nicola Maffei voto 6: aldilà di celebrazioni e cerimonie, in realtà, la vittoria delle primarie dell’ingegner – professore, sono state come mettere a segno un calcio di rigore. Certo, i rigori bisogni saperli tirare, ma soprattutto ci vuole freddezza e lucidità per spiazzare il portiere, e noi di Giornale di Puglia, che nelle primarie del 20 Febbraio avevamo ipotizzato in un ultimo atto del candidato del Pd, mentre in realtà erano l’ultimo atto di una vittoria costruita con una campagna elettorale trasformata ad arte in campagna di comunicazione. Con tanto di benedizione del governatore Nichi Vendola che tanto ha fatto infuriare il socialista Antonio Carpagnano, anch’egli in corsa per la candidatura da sindaco.
Antonio Carpagnano voto 9: prova a respingere l’armata Maffei con la sua onestà politica ed intellettuale, classica di un uomo del riformismo liberale senza incedere in campagne elettorali spropositate al pari dei suoi avversari, ma utilizzando i canali di comunicazione messi a disposizione, non mancando talvolta di muovere critiche all'amministrazione comunale, la stessa della quale il suo partito fa parte. Critiche più di metodo che di contenuto, con la solita schiettezza che ne costituisce un suo marchio di fabbrica. Ha lanciato una sfida a tutto un gruppo dirigente, quello del PD, sperando forse di giocare e trarre beneficio dalle proprie divisioni interne, superando la soglia dei 3000 voti, e con la stessa schiettezza, di certo, non le ha mandate a dire prima ai microfoni di Amica 9 e poi sulle pagine della Gazzetta del Nord Barese, dando a Nicola Maffei del Golia che vince contro Davide.
Sabino Dicataldo voto 4: assai deludente il risultato del candidato de “La Buona Politica”, che paga evidentemente la presa di posizione dei figli del coofondatore del partito Francesco Salerno, il quale in una lettera fatta pervenire qualche giorno primo a mezzo stampa parlano di “ progetto di nostro padre tradito”. Ma non solo: il noto imprenditore scomparendo ad arte dalla Waterloo barlettana – o Piazza Aldo Moro che dir si voglia – per poi riapparire 24 ore dopo alla galleria del teatro Curci, lascia l’incombenza di spiegare il risultato elettorale al fido Giuseppe Gammarota.
Mezzina, Dicorato, Buccoli voto 4: in attesa di qualche altro round, se non altro per capire chi dei tre ha sbagliato mestiere e quindi meritava i ring anziché le stanze di partito, il voto dei tre gladiatori della politica barlettana va troppo al di sotto della sufficienza. Avendo esaurito tutti gli argomenti possibili ed immaginabili, i tre mancati Mohamed Ali pensano bene di trasformare la galleria del teatro “Curci” in un ring, rovinando tra l’altro la bella festicciola del centro sinistra che al “successo!” tanto aveva gridato nelle ore precedenti.
Michelangelo Acclavio voto 7: più che un bravo attore dimostra di essere bravo alla regia, memori di un Totò il quale recitava grosso modo: "Armiamoci e andate" al segretario cittadino di Sel che in svariate occasioni non aveva mancato una parolina di conforto ai vari Fabio Lattanzio (La Puglia per Vendola), all’assessore regionale Maria Campese, e quindi all’assessore comunale Salvatore Filannino. E quind,i vi chiederete, dove sta tutta questa bravura? Beh, per il momento lui sul taccuino dei cattivi non ci è finito, anche se una tiratina d’orecchie se l'è beccata ugualmente dal vice coordinatore di Sel Alessandro Porcelluzzi, il quale lo ha invitato a scendere a piu miti consigli.
Bartolo Tatò voto 3: Un film, anzi no. Una telenovela nemmeno, una tragicomica forse. Gioca un brutto scherzo al Principe dell’alimentazione l’indecisione, in questi circa trenta giorni, dal suo annuncio alla discesa in campo. Che "ci sono cose che gli avrebbero dovuto spiegare, come la differenza tra amministrare un’azienda e amministrare un comune" lo ha detto anche il sindaco Nicola Maffei – lui che non ha capito che fare il sindaco significa risolvere i problemi di una città e non tagliare nastri qua e là – ad ogni modo sta di fatto che il No amorevole, guarda caso pronunciato per il troppo amore nei confronti della città di Barletta, regge poco ottenendo il solo risultato di gettare nello sconforto un centro destra impegnato nella già non facile impresa di spodestare il centrosinistra dal Palazzo di Città.
Stella Mele voto 8: complice una chiarezza e una coerenza politica che da sempre la contraddistingue, ad oggi il segretario provinciale della sesta provincia pugliese de “La destra” rappresenta l’unica mosca bianca in una coalizione spaccata da fronti interni, oltre che teatro di emigrazione verso terre piu fertili, tanto è vero che, notizia dell’ultima ora, si sta pensando a lei come generale da mettere a capo dell’esercito verso la conquista del Palazzoni città.
Sergio Silvestris voto 7,5: all’europarlamentare accorso al capezzale di Via Foggia giovedì mattina va un bel voto di stima, se non altro per essere riuscito a trovare le parole al No di Bartolo Tatò, mentre c’era chi preferiva scappar via per non assistere alla farsa – vedi Giovanni Alfarano e Maria Grazia Vitobello – forse perché lui in fondo con le parole ci lavora, visto la professione di giornalista, anche se a dire il vero di quello che ha detto ne è convinto solo lui. Ma alla fine l’importante è crederci.
Francesco Ventola voto 8: fantastica l’interpretazione del Presidente della Provincia, il quale avrebbe dichiarato subito dopo la conferenza: "Si è convinti di poter affrontare questa campagna elettorale e di poterla vincere perché ci rendiamo conto che la gente è scontenta di come è amministrata la città. Siamo rammaricati della scelta di Tatò ma allo stesso tempo orgogliosi perché siamo della politica del fare e del fare bene". Alla fine, convinto e orgoglioso di tutto questo sembra essere solo lui.
Maria Grazia Vitobello voto 8.5: alzi la mano chi vorrebbe essere al suo posto? Nessuno infatti. Arduo compito per la coordinatrice del Pdl barlettano che, colpita in piena notte dalla telefonata del Principe dell’alimentazione dopo il No di quest’ultimo, ha tentato fino all’ultimo minuto utile di far tornare sui suoi passi Bartolo Tatò. Seppur avendo fallito la missione, la Lady del centro destra gli ha reso pan per focaccia facendo trapelare il tutto ad una nota testata online barlettana, senza per giunta risparmiargli l’imbarazzo di doverci mettere la faccia dinnanzi ai giornalisti.