Barletta, settimana di morte per incidenti stradali: due le vittime tra martedì e mercoledì

di Nicola Ricchitelli. Una settimana, sette giorni, due incidenti e due vittime, numeri che qui nella città della Disfida inevitabilmente fanno scattare un campanello dall’allarme sulla sicurezza stradale.
Il primo, lo scorso 23 febbraio: Antonimo Dargenio, ragazzo di 26 anni, a bordo della sua Peugeot si scontra contro un Suv Mercedes sul ponte di Via Trani nei pressi dello svincolo che immette alla S.S. 16 bis.
Dopo appena 24 ore toccherà la stessa sorte a Donato Fanelli, a bordo del suo motorino, a 200 metri dal passaggio a livello nella direzione verso la caserma "R. Stella", dopo un brusco scontro contro un auto - una Ford Fiesta vecchio modello intenta ad immettersi in carreggiata dopo aver fatto rifornimento dalla stazione di servizio "Total" sul lato destro della percorrenza – perdere la vita complice tra l’altro il buio.
I due episodi a distanza ravvicinata ripropongono in maniera drammatica la questione della sicurezza sulle strade che continua a mietere ancora troppe vittime innocenti. Due episodi che devono far necessariamente scattare il livello d’allarme, oltre che sulla sicurezza delle strade anche su quelle delle macchine, così come in un nota del consigliere regionale Franco Pastore: "Allo sconforto e al dolore per le vite perse, troppo presto, di due ragazzi, di 25 e 29 anni a Barletta, alle cui famiglie rivolgo il mio pensiero mesto, deve subentrare la questione della sicurezza stradale, della necessità e del diritto di essere sicuri quando si è per strada, quando lo sono i nostri figli e noi tutti. Al di là di quanto prescritto dal codice, del rispetto delle regole, le strade che percorriamo devono essere sicure, illuminate, curate e tenute nel migliore modo possibile. E poi un monito. Le auto devono essere sicure, nuove e robuste. Ma si parla tanto di ambiente, stili di vita sostenibili e in un frangente geopolitico come quello attuale, in cui il prezzo del carburante è schizzato, qual è la necessità di girare a bordo di auto che sembrano carri armati, che per loro stessa natura non sono fatti per andare piano e che, comunque, sono sproporzionati rispetto a qualsiasi altro mezzo, eccetto loro pari o tir. Le istituzioni si impegnino inderogabilmente a intervenire per le proprie responsabilità e competenze, ciascuno di noi con il proprio modo di essere automobilisti".

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